21/03/2009
Primo incontro tra Sindacato e Giunta Regionale: la Cisl chiede risposte adeguate.
Cisl a Giunta regionale: "L'emergenza produttiva e industriale richiede risposte adeguate e tempestive."
A distanza di una settimana i lavoratori del Sulcis non hanno ancora ricevuto, dalla Giunta regionale e dal Governo, risposte ai problemi segnalati con lo sciopero territoriale del 13 marzo scorso". Lo sottolinea la Segreteria della Cisl sarda ricordando che il sindacato attende dall'attuale Esecutivo regionale "un particolare ruolo di motore delle trattative sulle vertenze della Sardegna Sud-Occidentale e sulle altre che a macchia di leopardo interessano tutta l'isola".
La Cisl sarda auspica pertanto una risposta "alta" da parte della Giunta e del Governo, in un momento in cui "la grave situazione economica e sociale non consente periodi di apprendistato o tempi lunghi per conoscere le problematiche specifiche ed i ritardi aggraverebbero i problemi accentuando il "disagio anche esistenziale degli individui e delle famiglie". "Primo segnale di questa "mobilitazione istituzionale" a favore dell'industria sarda - secondo la Cisl - l'attivazione immediata di un tavolo di confronto a Roma, a Palazzo Chigi, con il sindacato. Una strategia di politica industriale regionale deve essere riferimento necessario per un Accordo di programma quadro che rilanci le attività produttive della Sardegna. Le vertenze aziendali e i punti di crisi debbono essere affrontati dentro una strategia non emergenziale, che proponga alla nostra isola una nuova politica per l'impresa e il lavoro".
"L'imponente manifestazione, il 13 marzo scorso, dei lavoratori e cittadini del Sulcis, - si legge ancora nella nota - è solo la punta di un iceberg di un dramma più complessivo. Lo scenario del sistema produttivo è ormai drammatico nel polo sulcitano dove altri 1000 lavo-ratori sono entrati nel tunnel della Cassa integrazione per un periodo non facilmente definibile, mentre Eurallumina ferma gli impianti per almeno un anno e 700 lavoratori (400 diretti e 300 dell'indotto) restano a casa. A costoro si aggiungono i 260 di Portovesme SRL, anch'essi collocati in CIG a seguito della crisi del mercato dell'auto che travolge il comparto piombo-zinco, e i 250 lavoratori di Otefalsai, azienda ferma dallo scorso mese di agosto, anch'essi senza prospettiva. Questi dati del periodo recente si aggiungono alle realtà in crisi da più lungo periodo, come il tessile (Legler e Queen) nella Sardegna centrale con oltre 1000 lavoratori fuori dagli impianti da oltre un anno.
All'orizzonte poi si profilano le difficoltà, non ancora del tutto eliminate, del Petrolchimico di Portotorres, con circa 3500 lavoratori interessati, in attesa di certezze sul mantenimento degli impianti in marcia e la conservazione dei posti di lavoro.
Da tempo si attendono risposte per 2800 lavoratori in Cig e mobilità che, dopo anni di non lavoro, aspettano un giusto e dignitoso reinserimento lavorativo. Non è tempo di ordinaria amministrazione. L'emergenza produttiva e industriale - conclude la nota -richiede risposte adeguate e tempestive".