23/05/2009
Congresso confederale: Il testo dell'intervento del segretario generale della Cisl di Cagliari, Fabrizio Carta.
BOZZA INTERVENTO Fabrizio Carta segretario generale Cisl Cagliari.

Il ritornello più frequente che si è ripetuto in questo Congresso è la considerazione che negli ultimi anni le percentuali di aumento del prodotto interno lordo registrano tassi di crescita molto bassi, mentre in concomitanza con la crisi economica e finanziaria in atto, il PIL mondiale e quello italiano, per non parlare di quello meridionale, segnano un dato negativo.
Sicuramente anche da questa crisi ci si riprenderà, ma è difficile ipotizzare tassi di crescita che consentano di migliorare i dati sull’occupazione reale e di far crescere il reddito disponibile da parte dei lavoratori e dei pensionati. Ma allora, va bene puntare sull’aumento dei consumi, come detto nella relazione, per superare la fase di recessione, ma bisogna anche selezionarli. Dalla crisi, possiamo riprenderci ma bisogna ripensare il modello di società anche perché, in un mondo in cui vi è una grande differenziazione tra i redditi (sud e nord del mondo), un aumento indiscriminato dei consumi rischia di compromettere l’integrità della terra dal punto di vista ambientale.
Crescita sì ma compatibile con la conservazione della terra. Forse occorre precisare meglio che alcuni valori devono essere posti in primo piano: e sono i nostri valori, i valori del sindacato: alcuni valori, oggi dimenticati quali il lavoro, la solidarietà, la legalità vera,(non quella delle ronde), il riconoscimento di una società multietnica, la valorizzazione dell’ambiente e della cultura.
Abbiamo aperto i lavori con il commovente intervento di Michele Placido sul terremoto in Abruzzo e abbiamo visti gli abruzzesi che hanno e stanno soffrendo tanto ed ai quali va la nostra solidarietà. I sardi per esempio si sono visti privati della realizzazione del G8 con conseguenze economiche negative, ma speriamo che questo produca effetti benefici per quella Regione. Ma i danni subiti sono senz’altro frutto della furia della natura, ma non si dimentichi che c’è anche lo zampino dell’uomo. Forse più che del piano casa, c’è bisogno di più controlli per la qualità delle costruzione, specie in zone sismiche.!!!
Ma che responsabilità ha il Governo nazionale ?
Siamo di fronte a problemi enormi, planetari, non tutto dipende dai governi nazionali, ma come in ogni cosa le questioni si risolvono se tutti concorriamo nella direzione giusta. E’ stato ribadito più volte che l'attuale assetto della politica italiana non è in grado di rispondere a queste esigenze ed è vero che la relazione pone più volte l’accento su questo aspetto, ma probabilmente si deve dire con più forza che questo Governo, al di là di alcune cose che fa, per fortuna dando retta alla Cisl e spinto dal sindacato, non appare in sintonia con gli obiettivi di qualità della crescita, di lungo periodo. Il nostro pragmatismo, anche giusto, non deve diventare reticenza nel giudizio da dare al Governo attuale.
La Cisl punta sui risultati, la Cisl giudica i Governi da quello che fanno, la Cisl firma gli accordi senza guardare in faccia all'interlocutore politico ma, al di là delle affermazioni generiche di offerte di concertazione, occorre guardare anche all'idealità. Insomma, bisogna stare con gli occhi aperti, per non prestare il fianco a rigurgiti razzisti che magari sono popolari nell’opinione pubblica.
Allo stesso modo, vanno bene i titoli dei giornali che magnificano l’accordo con la Marceaglia sulla questione della democrazia economica, ma diciamo a questa signora (che non è una velina) che passi dalla teoria alla pratica anche nelle sue aziende anche in Sardegna. !!
Ho sentito alcuni sindacalisti nazionali, alludendo ai recenti accordi separati, dire: dobbiamo parlare alla testa dei lavoratori e non alla pancia. E' giusto, ma aggiungo, dobbiamo parlare anche al loro cuore perché senza suscitare entusiasmi, idealità, speranze, il nostro fiato sarà corto.
Se non siamo in grado di parlare ai lavoratori ed ai nostri iscritti anche per farli crescere culturalmente, difficilmente saremo in grado di costruire una società più giusta.
Per esempio,da poco un sondaggio uscito da diverse parti ci dice che il 70% dell'opinione pubblica è d'accordo con la politica dei respingimenti. Probabilmente una gran parte dei nostri iscritti lo è, ma non per questo dobbiamo indulgere nei confronti di un Governo che prende queste decisioni.
L'affermazione di principi ideali, quali quelli altissimi contenuti nella relazione, deve poi sostanziarsi in atteggiamenti concreti.
Se si afferma l’idea di una società che punta solo sulle veline o comunque sull'immagine televisiva, anche il sindacato rischia di essere spazzato via o, in alternativa, essere ridotto ad un sindacato di servizi, magari efficienti,ma senza slanci. Non credo che vogliamo questo !!
Gli obiettivi che ci poniamo mi paiono giusti: un sistema di ammortizzatori sociali definitivo che dia risposte realmente ai disoccupati, alle fasce deboli e non ci si limiti ad applicare gli ammortizzatori sociali in deroga, perché questo non è sufficiente.
Sul fisco: ne stiamo parlando da anni ed ancora oggi si tratta di un problema irrisolto. Abbiamo fatto tanti scioperi ma i risultati sono quelli che sono: sarà difficile portare avanti , senza l’appoggio di un Governo realmente intenzionato a risolverlo, una riforma seria che riduca il peso su lavoratori e pensionati e faccia emergere il lavoro nero e l’evasione fiscale.
Penso che sia necessario promuovere, accanto all’importante manifestazione dell’11 giugno della FNP, organizzare un’azione forte a livello nazionale e ai livelli locali.
Un’ultima cosa:
La linea della Cisl si muove verso una moltiplicazione dei tavoli di concertazione ed uno spostamento degli stessi a livello locale e territoriale. La stessa riforma della contrattazione prende a base per un recupero salariale gli accordi di secondo livello, la contrattazione aziendale.
Ma tutto questo, unitamente alla questione del Federalismo fiscale, significa che sulle spalle della periferia sindacale si addensano molte competenze: il confronto con i Comuni e con le province sulle politiche di bilancio, la diffusione della contrattazione territoriale, i confronti sulle politiche sociali.
Mi domando forse perché vengo da un piccolo/medio territorio se siamo attrezzati a far questo dal punto di vista delle risorse umane e materiali, se l’organizzazione che abbiamo, basata su 19 categorie molte delle quali molto piccole (almeno a Cagliari), sia idonea, sia all’altezza di dare risposte ai lavoratori e ai pensionati.
Si punta a ridurre il numero dei contratti nazionali, giustamente, nella relazione mi pare si parli anche di contratto unico, ma allora è idoneo il sistema nostro di tante categorie ? Non credo !! Certo possiamo contare sulla capillarità della FNP, ma tutto ciò non basta. Occorre agire con spirito di confederalità e di sinergia. Altrimenti saremo perdenti.
Se dobbiamo essere coerenti con la nostra impostazione dobbiamo anche rivedere la distribuzione della risorse al nostro interno, spostandole dai livelli nazionali a quelli territoriali che oggi soffrono.
Infine credo che dobbiamo riscoprire un nuovo modo di fare sindacato, basato su un volontariato che oggi non esiste quasi più e la cui assenza costringe a sforzi finanziari non più sostenibili in tempi di crisi economica.
Si tratta di impegnarsi fortemente infine per sensibilizzare i lavoratori e i pensionati sulle nostre politiche perché spesso all’impegno del livello nazionale non corrisponde altrettanta convinzione e impegno nelle FEDERAZIONI e a livello locale.
Naturalmente sono sicuro che puntando sull’affermazione dei nostri principi costitutivi quali l’autonomia vera dai partiti, dai Governi e dai padroni saremo capaci di continuare ad essere un punto di riferimento importante, fuori dal populismo, come dice Bonanni, con coerenza e serietà, virtù che pagano sempre.