06/06/2009
Una nota della Cisl di Cagliari sulla situazione occupazionale della provincia.
NOTA CISL CAGLIARI SU SITUAZIONE OCCUPAZIONE NELLA PROVINCIA DI CAGLIARI

Cagliari 4.6.2009

Nelle settimconcentrata sui servizi, pochissimo sull’agricoltura (quasi tutta nell’area degli indipendenti), e con un tasso di occupazione nel settore industriale (16%) molto basso. La disoccupazione raggiunge punte elevate e si conferma quanto temuto: la crisi colpisce fortemente anche la Sardegna e Cagliari ed il rischio è che il fenomeno si aggravi nei prossimi mesi, anche a causa della diminuzione ane scorse, l’ISTAT ha reso noti i dati relativi all’occupazione nel 2008, nelle otto province sarde. E’ proprio questa la novità dato che, negli anni passati, le statistiche erano accorpate sulle 4 vecchie province. Non è dunque facile fare un paragone tra i dati del 2008 e quelli degli anni precedenti, per ogni singola provincia. Tuttavia si possono fare comunque alcune considerazioni.

POPOLAZIONE

La popolazione cagliaritana con un’età superiore ai 14 anni si attesta sul valore di 486000, dei quali 25000 femmine e 236000 uomini. Nella fascia compresa tra i 15 e i 24 anni, la percentuale (rispetto al totale) è del 11,6%, una percentuale piuttosto bassa in rapporto alla media nazionale (11,9%), a quella regionale (12,4%) ma anche rispetto alla media rilevata, per esempio, nel Medio Campidano (12,6%). Invece, la fascia 25/54 presenta una percentuale ( 81,2%) di parecchio superiore a quella nazionale e regionale. Infine la fasce di età over 55 ha una percentuale ancora bassa (49,2%) nei confronti delle medie regionale e nazionale.
Insomma la provincia di Cagliari si caratterizza per una scarsa presenza percentuale di giovani, un addensamento della popolazione nella fascia intermedia (25/54) ed una relativamente modesta percentuale di over 55. La prospettiva è dunque di un futuro invecchiamento della popolazione, anche a causa della scarsa natalità e dell’impossibilità delle giovani coppie di crearsi una famiglia, data la precarietà del lavoro e gli alti costi per le abitazioni, nella zona di Cagliari.

FORZE DI LAVORO E TASSO DI ATTIVITA’ (15-64 anni)

L’insieme degli occupati e delle persone in cerca di occupazione costituisce l’aggregato delle forze di lavoro. Il Tasso di attività è il rapporto tra le persone appartenenti alle forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento. La somma del tasso di attività e del tasso di inattività è pari al 100 per cento

Nella provincia di Cagliari, le forze lavoro assommano a 249000 delle quali 147500 uomini e 101500 donne. Il tasso di attività complessivo (uomini + donne) si attesta sul 62,7, dato che supera quello regionale (59,7) e si avvicina molto a quello nazionale (63,0). Scomponendo il dato tra uomini e donne, si rileva che il tasso di attività maschile arriva al 74,1 (solo tre centesimi meno di quello nazionale e 2,5 punti oltre quello regionale), mentre il tasso di attività femminile ( 51,5 ) è sostanzialmente pari a quello nazionale, e superiore di oltre tre punti a quello regionale.


OCCUPAZIONE (15-64 anni)
Tasso di occupazione è il rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento.

Gli occupati a Cagliari sono 221000, ripartiti in 132000 uomini e 89000 donne. Il tasso di occupazione raggiunge il 55,5% lontano di oltre tre punti dal dato nazionale (58,7), ma superiore a quello regionale (52,5). Il tasso di occupazione femminile registra un significativo ritardo rispetto al dato nazionale (- 2,4), ma è di ben 4,5 punti superiore a quello regionale.
Il tasso di occupazione che l’ISTAT calcolava per la vecchia provincia al 53,3% nel 2007, sale nel 2008 al 55,5%: il 66,3% maschile contro il 44,9% femminile. E’difficile fare un paragone con l’anno precedente perché il peso del tasso di occupazione (basso) degli altri due territori (Medio Campidano e Sulcis) è rilevante.
Analoghi ragionamenti si possono fare per il tasso di attività che vede la nuova Provincia di Cagliari avere dei dati molto migliori della Sardegna e delle altre province.


DISOCCUPAZIONE

Tasso di disoccupazione è il rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro.

Le persone in cerca di occupazione a Cagliari sono 28000 in assoluto con un tasso di disoccupazione di 11,3% lievemente inferiore al dato regionale (12,2%) ma superiore di ben 5,2 punti al tasso di disoccupazione nazionale (6,7). Non cambia il discorso per il tasso di disoccupazione delle donne (12,8) molto più elevato rispetto a quello nazionale che è del 8,5. Invece la provincia di Cagliari, rispetto alla Regione Sarda, per la disoccupazione femminile registra dati significativamente più bassi: in Sardegna questo dato raggiunge addirittura il 15,9%.

Sulla base dei dati ISTAT è impossibile fare un paragone con gli anni precedenti perché, come detto, la rilevazione fino al 2007 comprendeva l’intera vecchia provincia.

Tuttavia, pur considerando ciò, vi è un incremento notevolissimo della disoccupazione passata dal 9,4% della vecchia provincia del 2007 al 11,3% del 2008: un tracollo di quasi due punti.
La disoccupazione femminile (l’anno scorso per la vecchia provincia era del 14%) si attesta sul 12,8%, anche qui si deve parlare di perdita di occupazione, facendo le opportune tare. Quella maschile si presenta piuttosto elevata pari al 10,3%, contro il 6,5% dell’anno precedente.


INATTIVITA’

Tasso di inattività è il rapporto tra le persone non appartenenti alle forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento. La somma del tasso di inattività e del tasso di attività è pari al 100 per cento

Le persone inattive, in età compresa tra i 15 e i 64 anni; sono 146000 (50000 maschi e 96000 femmine) con un tasso di inattività pari al 37,3, di poco superiore a quello nazionale (37) ma inferiore nettamente a quello regionale (40,1). Analoghe considerazioni per quanto riguarda il tasso di inattività femminile ( 48,5) sostanzialmente identico a quello nazionale (48,5) e inferiore di oltre tre punti a quello regionale (51,9).


Occupati per settore di attività economica.

A Cagliari ci sono 8000 occupati nel settore dell’agricoltura (2000 dipendenti e 6000 indipendenti) pari al 3,7% sul totale occupazione. I lavoratori dipendenti, nell’ambito del settore agricolo, rappresentano appena il 24%, (gli indipendenti sono il 76%) del totale, contro una percentuale nazionale del 47% e di quella Regionale pari al 35%.
36000 sono gli occupati nell’industria con una percentuale del 16,1%. Questa percentuale è nettamente al di sotto sia del dato nazionale (30%), sia di quello regionale (21%). Anzi la provincia di Cagliari è l’ultima provincia in campo regionale in quanto a percentuale occupazione nel settore industria. Di questi 36000 lavoratori il 72% sono dipendenti e il restante 28% sono indipendenti: la percentuale di lavoratori dipendenti è lievemente inferiore alla media sarda (73%), ma inferiore di ben 7 punti a quella nazionale. Sempre stando al settore industria, la metà di questi lavoratori (18000) lavorano nell’industria in senso stretto (non si considera l’edilizia), pari al 8,3% del totale occupazione. Anche in questo caso Cagliari si colloca nell’ultima posizione tra le province sarde e ben staccata dalle percentuali regionali e nazionali. A livello nazionale il rapporto tra industria in senso stretto e il resto è di 2 a 1, mentre a livello regionale siamo al 50%. Questo testimonia di una bassissima industrializzazione della provincia cagliaritana.
Infine il settore dei servizi rappresenta a Cagliari ben l’80,2% degli occupati, con suddivisione all’interno di questa area del 69 a 31 tra dipendenti e indipendenti. E’ questa una caratteristica ben nota del mercato del lavoro cagliaritano: i lavoratori indipendenti superano, in percentuale, ogni media sia nazionale che regionale.

Questa breve carrellata si può brevemente commentare: Cagliari è una città basata quasi esclusivamente sul terziario (call center, supermercati, pubblica amministrazione), con una presenza rilevante di lavoro indipendente o pseudo indipendente. In questo settore si annida una gran parte dei lavori atipici e precari. Il settore agricolo rappresenta un segmento molto limitato numericamente e che vede tra l’altro una prevalenza, rispetto ad altri territori, di lavoro indipendente. Mentre il settore industria è l’ultimo, in percentuale, tra le Province sarda, nonostante la presenza di un colosso industriale come la Raffineria della SARAS.


In conclusione, l’occupazione di Cagliari appare tutta del PIL, confermata nei giorni scorsi.

E’ vero che Cagliari, dopo aver perso la presenza della grande fabbrica agro alimentare della UNILEVER e dopo la ripartenza del Poro Container, non ha crisi emblematiche ma i processi di Cassa integrazione e di mobilità anche in deroga sono purtroppo molto diffusi. Quel che è peggio è che, essendo un’area basata sui servizi, spesso quei lavoratori sono privi di adeguati ammortizzatori sociali e spesso sono precari o atipici: il dato sulla percentuale del lavoro indipendente è significativo.
La sola industria che fa occupati è quella petrolifera, anche se vi sono controindicazioni per quanto riguarda la tutela dell’ambiente e, da ultimo, anche la sicurezza dei lavoratori.
E’ pur vero che, apparentemente Cagliari sta meglio di altre province sarde, ma è una magra consolazione perché c’è distanza con i dati nazionali.

Si deve certo puntare sulla portualità e sulla zona franca, sui trasporti con il rilancio del problema della continuità territoriale, un miglioramento delle infrastrutture turistiche che consenta di intercettare meglio i flussi generati dall’aumento dei voli low cost e dall’aumento dei passeggerei nell’aeroporto, la valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Tutto ciò non può però prescindere da un rilancio di un’industria moderna ed efficiente senza la quale non vi può essere reale aumento della ricchezza. Un’area come quella di Cagliari, esclusa ingiustamente dalle aree metropolitane, deve però agire come se lo fosse perché solo interagendo all’interno dell’area vasta e con l’intera Sardegna, si può crescere, socialmente ed economicamente, tutti insieme. La parcellizzazione e la territorializzazione delle vertenze non può risolvere le problematiche dei sardi, tanto meno di quelli che vivono in un’area metropolitana e che soffrono dei problemi tipici, quali la solitudine il disagio psicologico e materiale, la povertà che colpisce più crudamente.

Politiche attive del lavoro e di contrasto alla povertà, insieme alla valorizzazione e al sostegno delle imprese più innovative devono essere gli obiettivi condivisi dalle forze sociali , sindacali e istituzionali. Non si può purtroppo essere ottimisti, ma proprio per questo occorre puntare su processi formativi dei lavoratori e su servizi per l’impiego funzionanti che consentano una ricollocazione nel mondo del lavoro, non appena la crisi passerà e si riprenderanno gli investimenti.

È obbligatorio non farsi trovare impreparati !!