Quanto accaduto a Sarroch, nelle scorse settimane, è stato oggetto di attenta analisi della segreteria della Cisl di Cagliari, insieme ai segretari di Femca, Fsm, Filca. Ne è scaturito un documento che riportiamo:
Dobbiamo impegnarci per far seguire alle parole i fatti.
L’impegno sulla sicurezza e le soluzioni per mettere in atto buone prassi, giornaliere, codificate e istituzionalizzate, deve trovare applicazione quotidiana e duratura nel tempo.
Nel sistema industriale dell’area di Sarroch bisogna evitare che il modello di lavoro utilizzato in certi periodi, specie nelle grandi fermate e investimenti, subisca delle accelerate che mal si coniugano con l’applicazione di buone norme di sicurezza.
Non si può dimenticare la tragedia che ha visto la morte di tre lavoratori delle imprese di appalto che operano nella raffineria della Saras.
Per questo motivo e non per altri ci spetta il compito di essere più severi nei confronti delle aziende nel pretendere procedure, magari più lente, informazioni e piena applicazione di tutte le procedure di sicurezza.
L’autoreferenzialità e la minimizzazione di un incidente o un infortunio sul lavoro, non porta benefici a nessuno.
La Saras comunica, attraverso l’apposito tavolo in Confindustria, che dopo la tragedia dello scorso 26 Maggio ha intensificato i controlli di sicurezza relativi ai permessi di lavoro per le imprese di appalto e chiede l’applicazione rigorosa delle procedure, ma le domande più frequenti che noi rivolgiamo costantemente a questa importante committente, anche attraverso la Federazione di riferimento contrattuale della Femca, sono le seguenti:
· perché tanta fretta?
· Perché tante ore di straordinario?
· Perché non far conoscere in dettaglio i carichi di orario di lavoro individuale?
· Perché non rendere strutturale il coordinamento degli RLS?
· Perché non chiedere la certificazione sulla sicurezza delle imprese che vi operano?
· Perche non creare una banca dati sulla formazione individuale di ogni dipendente che vi opera?
· Perché non lavorare insieme per ottenere un presidio medico zonale che oltre di sicurezza si occupi anche di ambiente e di fenomeni epidemiologici?
Ci rendiamo conto che in un sito industriale dove a regime operano circa 2000 persone, tra diretti e imprese di appalto, trovarsi per qualche mese con picchi che superano le 4000 persone, non è una operazione semplice. Ma. maggior ragione, per questo si deve creare un clima di conoscenza e partecipazione che consenta, senza prevaricazioni, di sostenere uno sviluppo dell’area in maniera sostenibile.
Altro elemento di fondamentale importanza è avere una conoscenza approfondita sul sistema di assegnazione di lavori con il massimo ribasso: il sindacato si batte da anni su questo importante tema. Addirittura si era proposto di inserirlo come condizione di un tetto massimo, anche nella recente legge 81 del 2008 (testo unico sicurezza) dettaglio fortemente osteggiato dalle parti datoriali.
In queste circostanze, molte volte, si annidano situazioni che rendono debole il lavoro, i diritti e
l’esercizio dell’applicazione della sicurezza e la piena affidabilità dell’azienda nel suo complesso.
La “gara” è fatta per ottenere l’appalto, poi quanto si riconosce ai lavoratori, magari anche nella contrattazione integrativa di secondo livello divetnta un'altra cosa.
Noi ci consideriamo difensori dell’industria perché è indispensabile e non abbiamo problemi nel dichiararlo, ma dobbiamo cambiare registro sul modo in cui vogliamo svilupparla.
Minimizzare non serve, serve confrontarsi e costruire in maniera condivisa un
progetto d’area che sancisca norme chiare e trasparenti e che dia finalmente pari dignità e diritti sul fronte della sicurezza e del sistema delle imprese d’appalto.
Nei prossimi giorni la Cisl, unitamente alle Federazioni di categoria dei Chimici, dei metalmeccanici e degli Edili, si riunirà con i propri delegati delle aziende per fare un analisi congiunta della situazione nell’area industriale.
Cagliari, 19 Giugno 2009
Marco Nappi
Marco Angioni Mimmo Contu