L’annuale rapporto dell’INAIL Regionale della Sardegna è stato presentato nei giorni scorsi dal direttore regionale De Gennaro e dal vice direttore Michele Pintus. Nell’occasione vi sono stati alcuni interventi programmati tra i quali quello di Abdou Ndyaie, in rappresentanza della ANOLF/CISL di Cagliari. Si è tenuta anche una tavola rotonda nel corso della quale sono intervenuti il presidente nazionale dell’INAIL Lotito, Virginia Mura della direzione regionale del lavoro, Riccardo Balistreri (ISPESL, tra l’altro iscritto Cisl), Nicola Marongiu, a nome di CGIL CISL UIL, il dr. Marracini della ASL, Alberto Scanu della Confindustria, e, in sostituzione dell’assessore alla sanità, il consigliere Rodin. I lavori sono stati coordinati dal giornalista Paolo Matta.
Il direttore regionale, nell’introdurre i lavori, ha spiegato le motivazioni che hanno portato alla scelta di Villa San Pietro come sede dell’incontro: ben tre, infatti, sono stati i cittadini morti sul lavoro che risiedevano in questo Comune. Si tratta di Bruno, Gigi e Daniele, i tre metalmeccanici deceduti tragicamente alla Saras nel mese di maggio 2009. Quei fatti devono essere di monito per tutti. Ha poi elencato le specificità della Sardegna, precisando che il numero di giorni di assenza da infortuni sul lavoro è superiore alla media nazionale e che l’INAIL intende avere non solo un ruolo risarcitorio , ma anche, secondo quanto stabilito dal nuovo Testo Unico, una funzione preventiva. Il dr. Pintus ha poi illustrato i dati statistici, sfatando alcuni luoghi comuni. Per esempio non è vero che l’Italia, in questo ambito, è la maglia nera perché questa spetta alla Spagna per numero di infortuni e al Portogallo per numero di infortuni mortali. C’è dunque una diminuzione negli anni del numero di infortuni e di quelli mortali, ma il fenomeno rimane grave perché ancora sono troppi gli incidenti e occorre puntare sulla prevenzione che farebbe anche risparmiare tante risorse alla società. In Sardegna (7° per frequenza infortuni in Italia) la diminuzione si attesta, negli ultimi 4 anni, al – 2,3% contro il – 4,1% nazionale. Dato significativo quello dell’agricoltura: in Sardegna gli infortuni diminuiscono solo del 9,4% contro oltre 19% del livello nazionale. Ciò dimostra l'arretratezza del nostro sistema agricolo. Se si tiene conto che nel 2008 si è presentata la crisi, il dato generale non è poi molto confortante. Gli infortuni mortali scendono da 37 a 25, ma ben 15 incidenti mortali avvengono sulla strada. Tanti lavoratori muoiono quindi mentre vanno a lavorare o lavorando sulla strada. In merito ai lavoratori immigrati, tema poi ripreso da Abdou, il numero dei lavoratori e degli infortuni è ancora molto basso, percentualmente, rispetto al livello nazionale, ma probabilmente in molti casi gli infortuni non sono denunciati dai lavoratori immigrati, pena la perdita del permesso di soggiorno.
Per quanto riguarda la provincia di Cagliari (vecchia provincia) nel 2008 ci sono stati 8190 infortuni (-171 rispetto al 2007) dei quali 725 in agricoltura (-2), 6992 in industria e servizi (-267) e 473 in conto Stato (+ 98). Per quanto riguarda gli infortuni mortali a Cagliari ne sono avvenuti, purtroppo, 11 uno in meno rispetto all’anno precedente. Di questi 4 in ambiente ordinario di lavoro, 1 nella circolazione stradale e ben 6 nel percorso casa lavoro.
E’ un dato francamente grave e denota le carenze sia nelle infrastrutture viarie, sia nell’utilizzo dei mezzi pubblici.
In ogni caso gli interventi dei partecipanti hanno messo in rilievo la necessità di lavorare insieme, in un’ottica di bilateralità, per far crescere la cultura della sicurezza. Nel suo intervento programmato Abdou, dopo aver analizzato la presenza delle tante etnie nei diversi settori lavorativi, ha denunciato le difficoltà per gli immigrati di lavorare in sicurezza e di poter essere informati sui diritti e doveri previsti dalle leggi vigenti. Ha auspicato, anche, l’organizzazione da parte dell’INAIL di corsi specifici rivolti ai lavoratori immigrati. E’ poi intervenuto Mimmo Contu della segreteria UST che, replicando al rappresentante della Regione, ha chiesto quale politica sulla sicurezza intende portare avanti il Governo regionale ed ha auspicato che si ponga fine al metodo del massimo ribasso negli appalti, perché foriero di possibili infortuni e del mancato rispetto della normativa sulla sicurezza.
Insomma la parola d’ordine del convegno è stata quella che bisogna lavorare in sinergia e far funzionare, anche a livello regionale, la cabina di regia, pur prevista dalla normativa, che oggi tarda a decollare.
Rimane da valutare il dato sugli infortuni mortali nella provincia di Cagliari: la battaglia per il completamento delle reti viarie e per il miglioramento dei servizi di trasporto pubblico locale verso le fabbriche ed, in genere, i luoghi di lavoro deve costituire un obiettivo prioritario.
Nota a cura della Cisl di Cagliari