29/01/2010
I negozi aprono a anche per Natale, Pasqua, 1° maggio, 25 aprile: è utile per i lavoratori ? Una nota della Cisl di Cagliari.
Gli esercizi commerciali potranno aprire liberamente anche nei giorni di Natale, Pasqua, Santo Stfeano, 25 aprile, 1° maggio. Secondo una nota della Fisascat e dalla Cisl di Cagliari il provvedimento appare demagogico ed inutile.


NOTA STAMPA CISL CAGLIARI SU ORARI ESERCIZI COMMERCIALI
L’apertura selvaggia degli esercizi commerciali è utile per la Sardegna e per i lavoratori ?
Siamo intervenuti spesso sulla liberalizzazione delle aperture degli esercizi commerciali, inviando lettere alla stampa e alle Istituzioni civili e religiose, sottolineandone gli aspetti negativi che possono mettere a rischio i diritti dei lavoratori e, a nostro giudizio, non sono neanche utili per quella ripresa dei consumi e quindi per il rilancio dell’economia tanto invocato.
Ora si è arrivati addirittura a prevedere l’apertura, non solo nelle domeniche, ma anche nelle grandi feste civili e religiose, pensando forse che il provvedimento sia la panacea per ogni male e che il consumo in se stesso sia un bene da perseguire. Si tratta una visione ideologica, non sappiamo quanto supportata dalla realtà.
Non si tratta di entrare in una disputa concettuale sull’attuale modello consumistico di società, sulla quale comunque si dovrebbe discutere, ma è necessario fare alcune considerazioni:
q Premesso che la norma approvata sembra andare incontro più alla grande distribuzione che ai piccoli esercizi commerciali, il presunto aumento dei consumi che si addensa nella domenica o nelle festività “liberalizzate” si potrebbe ridistribuire, in larga misura, nelle altre giornate: alcuni consumi (vestiario, alimentari etc.) sono anelastici e l’ampiezza dell’arco orario di aperture, festive e non, consente a chiunque di poter effettuare tali acquisti.
q In caso di chiusure festive si paventa un calo delle vendite, ma si tratta di affermazioni allarmistiche perché la diminuzione dei volumi di affari sarebbe riferita a consumi assolutamente voluttuari e superflui. In ogni caso, anche questo tipo di acquisti potrebbero essere spostati, in tutta tranquillità, in altre giornate, diverse dalle festività. Aprire nel giorno di Natale (per esempio) può essere comprensibile nelle località prettamente turistiche, ma non può significare un’apertura indiscriminata che, tra l’altro, siamo sicuri non avverrà, perché rappresenterebbe un costo da sopportare per le aziende, piuttosto che un guadagno.
q C’è in realtà il rischio che non ci siano benefici né per i consumi né per l’occupazione e neanche per i prezzi. La Regione Sarda, insieme alle forze che hanno voluto questa legge, dovrebbe spiegarci quanti lavoratori in più si assumeranno grazie alle nuove aperture, quale tipo di contratto si applicherà, quanti lavoratori precari, atipici o in nero saranno stabilizzati in un settore dove sfruttamento e lavoro irregolare sono una costante, quali benefici avranno i consumatori per il controllo dei prezzi. Questo è quello che interessa.
Se è comprensibile che i consumatori “vogliano” l’apertura domenicale, è assurdo e secondo noi inutile che si aprano gli esercizi nei giorni di Natale, Capodanno, Pasqua, 25 aprile, 1° maggio tradizionalmente riservati alla famiglia, al riposo, all’impegno civile e religioso.
Forse i nostri governanti, magari quelli tanto affezionati al crocifisso o quelli che mettono al centro di tutto la persona, dovrebbero riflettere sul modello di società consumistica e degli effetti che essa produce in termini di spreco, consumo dell’ambiente e precarietà del lavoro e sulla grande campagna pubblicitaria che trasforma il superfluo in necessario.
A volte l’uomo ha la memoria corta. La crisi in atto ci avrebbe dovuto insegnare che è proprio il modello consumistico, al quale purtroppo si adatta la maggior parte delle persone, una delle cause del crollo attuale. Tutti gli economisti dicono che ci vuole un mondo più sobrio, meno sprecone. Ebbene, la Regione sarda, carente nelle risposte ai problemi dell’occupazione, della non autosufficienza, della formazione e dell’istruzione, mette in cantiere provvedimenti ideologici che non porteranno risultati concreti per l’economia e per le famiglie, rischiando di mettere invece a repentaglio i diritti dei lavoratori e l’espletamento degli impegni civili e religiosi, sull’altare di una falsa modernità.
Stupiscono le deboli reazioni da parte di politici e di uomini di religione, ma forse ci vuole più tempo per guarire dalla malattia del consumismo.
Cagliari 27/1/2010

Il Segretario Generale Ust/Cisl
Fabrizio Carta
Il Segretario Generale FISASCAT
Giuseppe Atzori