Si attendono circa 40000 partecipanti per lo sciopero di domani 5 febbraio. Si moltiplicano le adesioni a questa importante e storica iniziativa promossa dal sindacato sardo. Ma se non si scende ora in piazza, quando ? si potrebbe dire. Una situazione di crisi esasperata con chiusura di diversi tasselli dell'industria sarda, fondamentali per il territorio, ma anche una miriade di lavoratori "invisibili" perché dipendenti di piccole imprese che perdono il lavoro e non hanno neanche quella visibilità dovuta ai grandi numeri e i flash della televisione.
Una povertà relativa al 20%, un tasso di disoccupazione al 12,5%, un esercito di giovani, donne precari espulsi dal mondo produttivo o impediti dall'entrarvi, soffrono spesso in silenzio.
La partecipazione allo sciopero e alla manifestazione è un dovere non solo sindacale, ma sociale e civile. Chi ha la forza deve scendere in piazza anche per chi è troppo debole anche per protestare.
Alla Sardegna deve essere riconosciuto il ruolo che le compete: ne hanno diritto i lavoratori, i pensionati, i disoccupati sardi.
In questo contesto si colloca anche l'iniziativa del sindacato cagliaritano: un sindacato da sempre unito perché di fronte ai problemi reali non ci può essere spazio per inutili diatribe o sterili polemiche.
Anche Cagliari e la sua provincia hanno i loro problemi. Un tessuto economico ed un mondo del lavoro caratterizzato da un alta percentuale dei servizi e da una bassa presenza dell'industria (se si eccettua il polo di Sarroch). Call center e supermercati sembravano il sogno di lavoro di tanti giovani ma anche in quei settori la crisi determina difficoltà. Tutto ciò mentre il 35% di coloro ammessi agli ammortizzatori sociali in deroga provengono da Cagliari e le poche industrie manifatturiere o hanno chiuso (come la UNILEVER) o attraversano momenti di ristrutturazione (vedi Bridgestone). Inoltre Cagliari è una società che invecchia e necessita di politiche sociali all'avanguardia e non di tagli come quelli attuati dalla Giunta Regionale sui piani personalizzati per i non autosufficienti.
La realtà di Cagliari è anche difficile sul fronte del costo della vita e tanti "poveri" affollanno le mense della CARITAS e delle suore di Madre Teresa di Calcutta.
Il sindacato cagliaritano da tempo sotolinea questi problemi e partecipa allo sciopero con pari dignità degli altri territori. Ma dalla crisi si può uscire con l'impegno di tutti. Cagliari ha le potenzialità per rilanciare sviluppo e occupazione. IL 5 FEBBRAIO TUTTI IN PIAZZA !!!