05/02/2010
Sciopero generale regionale: grandissima la partecipazione. Oltre 70000 in piazza a Cagliari.
Uno sciopero generale regionale riuscito e partecipato come non si vedeva da trenta anni. Ma del resto se non si scioperava in questo frangente, quando ? Alla chiamata del sindacato confederale sardo hanno risposto in tanti, con compostezza ma anche con tanta voglia di reagire alla situazione drammatica attraversata dall'Isola. Erano presenti tutti i territori della Sardegna, tutte le categorie, tanti amministratori pubblici, associazioni, la Chiesa.
Ai comizi finali hanno parlato, oltre ad alcuni delegati delle aziende in crisi e ad alcuni studenti universitari, il segretario generale della Cisl Sarda, Mario Medde ed i segretari confederali nazionali Barbagallo (Uil), Baratta (Cisl), Camusso (Cgil).
Una manifestazione che ha fatto emergere le tante facce della crisi che attraversa la Sardegna: i pensionati con le loro rivendicazioni sul valore delle pensioni e sulla non autosufficienza, i lavoratori precari dei diversi settori, le migliaia di lavoratori ammessi agli ammortizzatori sociali in deroga, i dipendenti delle aziende del SULCIS (Alcoa, Eurallumina), studenti, giovani, gli immigrati dietro lo striscione dell'ANOLF (associazione oltre le frontiere della Cisl) che reclamano la cittadinanza e più diritti.
Tante le bandiere della Cisl, della Cgil, della Uil e gli slogan ripetuti che hanno chiamato le istituzioni (l'Europa, il Governo nazionale, la Regione e la sua Giunta) ma anche le aziende e le multinazionali alle loro responsabilità.
Non si può desertificare la Sardegna, non si possono chiudere le fabbriche per scelte scellerate delle multinazionali ma anche per l'assenza di politiche industriali degne di questo nome, non si possono lasciare privi di protezione sociale i tanti disoccupati moltiplicatisi a causa della crisi che, lungi dal fermarsi, colpisce duramente il tessuto sociale e produttivo della Sardegna. Non si può dimenticare che la Sardegna è un'isola ed è necessario che sia riconosciuta l'insularità con l'applicazione del principio della continuità territoriale di merci e passeggeri. Delegazioni dei meccanici, della scuola, dei bancari, degli edili, dei chimici, del Teatro Lirico, della FISTEL, tanti del pubblico impiego, striscioni dei trasporti (aereo, ferrovieri, marittimi, portuali, CTM e ARST), gli agricoli, i medici, i postali, gli elettrici. Presenti anche le bandiere del SICET (il sindacato degli inquilini), dell'ADICONSUM, perfino dell'ETSI(associazione tempo libero della CISL) e i tanti ragazzi della UST e del CAF a reggere (da soli) lo striscione unitario di CGIL CISL UIL Cagliari.
C'era, dunque, anche il sindacato cagliaritano, magari senza grandi squilli di tromba, ma con concretezza a rappresentare il malessere dei poveri e dei disoccupati della provincia. Non si può dimenticare la chiusura dolorosa (per i lavoratori e per il territorio) dell'UNILEVER, non si possono dimenticare i tanti disoccupati di piccole aziende, invisibili per la stampa ma drammaticamente reali, non si possono dimenticare i lavoratori dei call center o dei servizi o ancora quelli degli appalti che ad ogni cambio di gestione rischiano posto e salario.
Insomma una partecipazione corale: per un attimo sono state lasciate da parte le polemiche (salvo qualche piccola frangia) e si è puntato al sodo.
Ecco, se si vuole che la manifestazione non sia solo un momento mediatico, occorre non disperdere questa forza dimostrata in piazza: rimarrebbero delusi le decine di migliaia di lavoratori e pensionati scesi generosamente in piazza.
La battaglia sarà lunga, ma è necessario scendere in campo ed impegnarsi con caparbietà e determinazione.
Ne va del futuro dei sardi !!