L'Istat (come ogni anno) ha diffuso i dati sull'andamento del tasso di occupazione, tasso di attività e di disoccupazione, ripartiti per provincia.
A Cagliari il tasso di disoccupazione è del 11% contro l'11,3% del 2008.
Vediamo perché con un commento del segretario della Cisl di Cagliari.
(nella sezione documenti le tabelle comparate 2008 2009.)
LA NOTA:
Nonostante le apparenze, determinate dalla diminuzione del tasso di disoccupazione sceso al 11% dal 11,3% del 2008, la lettura non superficiale dei dati sul mercato del lavoro indica che nella provincia di Cagliari la situazione è grave ed è peggiorata in misura percentuale molto superiore non solo rispetto ai dati nazionali, ma anche a quelli regionali e a diverse altre province sarde.
Pur essendo indubbiamente quella cagliaritana un’area con potenzialità da sviluppare (porto, aeroporto, ambiente, turismo, industria, scuola, università e presidi sanitari di eccellenza) la crisi ha colpito in modo molto forte la provincia e con un’accelerazione superiore al resto dell’Isola.
Si incrementa il tasso di vecchiaia, diminuisce il tasso di occupazione di ben due punti percentuali e con una dinamica più marcata che nel resto dell’isola e della nazione. Ma soprattutto sono ben 10.000 le persone che, in un anno, passano ad una condizione di inattività: il tasso di attività scende al 60,2 (-2,5), e nel contempo quello di inattività sale di due punti.
E’ solo per questo che diminuisce il tasso di disoccupazione che, come è noto, è determinato dal rapporto tra persone in cerca di lavoro (disoccupati) e le forze lavoro che si sono fortemente ridotte. Vuoi per l’invecchiamento, vuoi per lo scoraggiamento che induce a non cercare lavoro, il dato trasmette forti preoccupazioni e fotografa una realtà molto statica.
L’altra osservazione è che si sono persi nei settori primari (agricoltura e industria) ben 6000 posti di lavoro, per cui la percentuale dell’occupazione nell’industria complessivamente arriva solo al 15,1% mentre nel 2008 era del 16,1%. Se si considera che nelle regioni più evolute la percentuale degli occupati nell’industria arriva anche al 25/30%, si possono capire le debolezze dell’area cagliaritana. Ancor più considerando che la metà dell’occupazione industriale è nel settore edile.
Infine si conferma la tendenza che la crisi è pagata per primi dai lavoratori indipendenti, dalle partite IVA (spesso camuffano un rapporto dipendente precario), le collaborazioni e, in genere, il lavoro indipendente, oltrechè dai lavoratori a termine.
Anche l’occupazione femminile ne risulta colpita se si considera che scende sia il tasso di occupazione che quello di attività, nonostante il fatto che Cagliari si confermi un’area dove predomina l’occupazione nel terziario, generalmente a più alta concentrazione di lavoro femminile (servizi, commercio etc.)
Non è dunque un quadro idilliaco quello che si presenta alla comunità cagliaritana e ci si dovrebbe domandare se l’intero sistema socio economico, a partire dalla Provincia e dai Comuni di Cagliari e Quartu, per finire alle parti sociali (Confindustria – Sindacato) abbiano fatto di tutto per attutire i contraccolpi di una crisi che non accenna ad attenuarsi.
Per esempio, il tavolo di Governance con l’associazione degli industriali, partito anni fa per rilanciare lo sviluppo anche attraverso il potenziamento del settore industriale, si dovrebbe considerare sostanzialmente fallito, a fronte di tali dati.
Sullo sfondo, aspettano risposte concrete non solo i mitologici precari che sono i primi a perdere il lavoro, ma anche le migliaia di giovani, spesso laureati, che ancora non riescono ad entrare nel mondo del lavoro, nonché quei circa 4000 lavoratori di Cagliari che languono nelle liste degli ammortizzatori in deroga, in attesa di processi di reimpiego e di riqualificazione che tardano ad arrivare anche per la mancanza di politiche attive dl lavoro e per l’assenza di strumenti operativi efficaci (CSL, agenzie formative).
Ebbene, mentre a livello regionale il sindacato unitario ha attivato, sia pure con alti e bassi, un’interlocuzione continua con le Istituzioni, spesso nel cagliaritano questi tavoli sono mancati o sono stati sporadici ed il sistema degli enti locali ha peccato di autoreferenzialità Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, nonostante si dica che i cagliaritani stiano bene !!
Il segretario generale Cisl Cagliari
Fabrizio Carta