23/06/2010
Referendum a Pomigliano: vince il si con il 63% dei voti.
Referendum tra i lavoratori di Pomigliano per giudicare l'accordo siglato con la FIAT da FIM UILM FISMIC UGL. Forti tensioni e strumentalizzazioni politiche hanno caratterizzato questo momento molto delicato.
Sono in gioco migliaia di posti di lavoro, sono in gioco investimenti per centinaia di milioni di euro che, in una regione come la Campania, possono essere determinanti per far ripartire sviluppo e occupazione. Sono anche in gioco, naturalmente, diritti importanti che devono essere salvaguardati (salute, sicurezza, diritto di sciopero etc.)Nel referendum hanno prevalso i si con una percentuale di voti superiore al 60% ed ora ci si aspetta che la FIAT confermi l'investimento. Ci sembra importante riportare uno stralcio delle dichiarazioni di Bonanni che ha fatto un forte richiamo all'unità sindacale."La Fiat ha avuto la possibilità di dire che si sarebbe rimessa al risultato del referendum. Il referendum ha dato un esito largamente positivo. Ci sono organizzazioni che possono reggere questo sforzo - ha detto Bonanni - sono convinto che anche la Cgil si unirà a noi perché qui stiamo discutendo se la fabbrica debba stare in piedi o meno. Non è un gioco qualsiasi. Qui ci sono 5mila posti di lavoro più l'indotto - ha proseguito - e c'è l'avvenire industriale del Napoletano. Non è un gioco. Responsabilmente abbiamo retto questa vicenda pur di ottenere questo investimento a Pomigliano. Chiediamo allora che venga responsabilità a tutti. I lavoratori l'hanno avuta nonostante questo gioco mediatico allo sfascio. La Fiat proceda. Tutti i sindacati - ha concluso -, compresa la Cgil, siano uniti per difendere questo posto di lavoro e per renderlo addirittura più forte".
Siamo convinti, come ha detto il sindaco di Torino Chiamparino, che è importante che l'investimento si faccia a Pomigliano e che ci sia tutto il tempo per discutere e regolamentare meglio l'accordo.
Tutto ciò senza trionfalismi, fuori luogo, e senza affermazioni sciocche o presuntuose, ma nella convinzione che, in un mondo globalizzato (ma non nei diritti) di questi problemi e di casi analoghi se ne porranno molti nei prossimi anni. Specie se rimane il divario con il terzo mondo ed il sindacato non acquista una dimensione transazionale capace di governare questi processi.