27/07/2005
TERRORISMO, SERVE VERA POLITICA D’INTEGRAZIONE: di Mohamed Saady
L'immigrazione al centro del dibattito.
Intervento di Moahmed Saady
Copresidente Nazionale Anolf

Pubblicato su “Conquiste del Lavoro” del 27/07/2005 in prima pagina

L’immigrazione al centro del dibattito
Gli atti terroristici degli ultimi giorni hanno rinvigorito le tesi di chi sostiene che ci si trovi di fronte ad uno scontro di civiltà. Un’idea rafforzata anche dalle misure restrittive e straordinarie approntate di recente dal Governo, le quali rischiano di avere come effetto soltanto quello di isolare gli immigrati di religione musulmana, alimentando un clima di separatismo e di sospetti. In realtà siamo tutti allo stesso modo vittime degli episodi terroristici, italiani, cittadini europei e musulmani.
Sicuramente non è facile combattere il terrorismo. Ma se si vuole realmente affrontare questa lotta, allora si deve cercare innanzitutto di limitare il concetto al nucleo terroristico e poi combatterlo. Il terrorismo non può essere identificato con l’Islam: il terrorismo non è islamico, così come non ha alcuna altra connotazione culturale o religiosa. L’unica matrice del terrorismo è il terrore.
La reale integrazione deve partire già dai banchi di scuola, perché i nostri figli non restino isolati o siano guardati con diffidenza. Il sistema di educazione si deve adeguare alla nuova realtà ed ai cambiamenti della società, una, multiculturale e multireligiosa. Più della metà dei cittadini immigrati di religione musulmana ha meno di trent’anni. Sono persone che magari a scuola o sul posto di lavoro vengono derise per il colore della pelle o per la lingua. Dobbiamo tenere nella giusta considerazione i disagi di questi giovani, dobbiamo coinvolgerli affinché possano esprimere i propri sentimenti. Non si tratta di indulgenza, ma di impegno e di responsabilità condivise. Bisogna considerarli una parte della soluzione. Altrimenti diventano una parte del problema.
Serve una reale politica di integrazione degli immigrati, che tenga conto e tuteli i loro diritti e doveri di cittadini e di protagonisti attivi della vita socio-economico-culturale del Paese. Le polemiche sul crocifisso nelle scuole e dibattiti simili rappresentano questioni sterili, inutili, che alimentano solo l’idea del tutto errata di uno scontro di civiltà. Sono sciocchi e generano intolleranza coloro i quali non accettano i crocifissi nelle scuole e nelle sedi pubbliche, poiché sottovalutano l’ospitalità di un Paese fortemente cattolico come l’Italia.
Il rapporto tra l’Occidente e l’Islam in verità è un rapporto culturalmente creativo. E’ importante premettere sin dal principio certe verità basilari, per evitare di cadere in simili tesi. Occorre innanzitutto ammettere che i problemi sorti oggi tra il mondo islamico e l’Occidente non sono preoccupazioni puramente spirituali e non rappresentano interpretazioni teologiche contrastanti, ma sono questioni di politica del potere, nonché questioni di interessi materialmente contrastanti. Così come va sottolineato con forza che l’Islam e i musulmani non costituiscono una minaccia per gli interessi vitali dell’Occidente.
Bisogna riflettere su un dato certo: le popolazioni europee stanno invecchiando, il tasso di natalità europeo è negativo. Uno dei fattori fondamentali che allevia questa situazione è proprio l’immigrazione. Tra qualche generazione i loro figli diventeranno italiani, italiani musulmani, come è già accaduto per i figli degli italiani emigrati in America, i quali sono diventati americani cattolici.
Anche in Italia sta lentamente emergendo una forma di Islam europeo, in cui le istituzioni, la Costituzione, il processo democratico, le libertà civili sono tutte riconosciute, rispettate e interiorizzate. Questa forma di Islam europeo deve adeguarsi ai modi di vivere ed alle pratiche europee.
E’ molto importante che l’Occidente non concordi con l’idea, sostenuta dagli stessi fondamentalisti, che l’Islam è del tutto incompatibile con il concetto di democrazia, con il laicismo, con la libertà di parola: bisogna sposare il pensiero dei modernisti e dei riformisti che stanno emergendo anche nelle società arabe e musulmane. Ma l’Islam, in quanto fede vivente, dinamica, in evoluzione, che risponde positivamente ad ambienti tanto diversi ed a circostanze storiche in rapido cambiamento, si è dimostrato davvero compatibile con tutti i principali sistemi di governo e con le varie forme di organizzazione economica e sociale. Allo stesso modo l’Islam in quanto religione storica, sviluppatasi nel corso di quattordici secoli, è senza dubbio riuscita a radicarsi in una grande varietà di società, in una molteplicità di culture: da quella tribale e nomade a quella burocratica centralizzata, da quella agraria e feudale a quella finanziaria mercantile, fino ad arrivare alla società capitalistica ed industriale.
Tutto ciò dimostra che l’Islam è dovuto essere molto plastico, adattabile, malleabile, disposto ad infinite reinterpretazioni. Per questa ragione, in teoria, non c’è nulla che storicamente impedisca all’Islam di venire a patti con questioni quali il laicismo, l’Umanesimo, la democrazia, la modernità e così via. Se lo farà e si evolverà in quella direzione, costituirà una continuità storica ed una possibilità socio-culturale che dipende da cosa saranno pronti e solleciti a fare i musulmani in quanto agenti storici.
Nella tradizione islamica, ad esempio, c’è un episodio che somiglia molto a quello del detto di Gesù “Date a Cesare quel che è di Cesare e date a Dio quel che è di Dio”. I coltivatori di datteri di Medina si recarono dal Profeta e gli chiesero: “Dobbiamo fertilizzare i datteri (come facevano di solito) oppure dobbiamo affidarci al volere di Dio?”. Sembra che inizialmente il profeta li consigliasse di confidare nel volere divino. Quell’anno non ci furono datteri. Quando i coltivatori si lamentarono col Profeta, la sua reazione fu simile a quella di Gesù. “Conoscete meglio le cose di questo mondo, quindi fate ciò che il mondo richiede”, disse loro, con ciò volendo implicare che conosceva le cose dell’altro mondo.
Per questo dobbiamo unirci e operare affinché ogni terrorista venga denunciato e reso inoffensivo. A tutte le famiglie colpite dal becero terrorismo va il nostro cordoglio e va la nostra solidarietà a tutte le Nazioni impegnate in prima fila contro ogni forma di terrorismo.