La complessità delle vicende di questi primi anni, dalla riforma dell’intervento pubblico nel settore forestale, riguardanti l’Ente Foreste della Sardegna, richiedono un’appropriata conoscenza, per un serio confronto, che non può non tenere conto delle ragioni che hanno spinto il sindacato confederale, prima, e il Consiglio Regionale della Sardegna, poi, ad avviare il processo di riforma.
Ancor prima di parlare di fallimento della riforma corre l’obbligo, per tutti gli addetti ai lavori, compresi i sindacalisti, di fare un serio confronto fra una perfettibile riforma ed un passato che, fondato sul sistema delle perizie annuali, sottoponeva i lavoratori al precariato, causato dalla mancanza di programmazione e prospettive per il futuro.
L’Ente foreste è oggi una realtà, seppur complessa, ma una realtà presente in tutto il territorio regionale. E’ impegnato nella salvaguardia del patrimonio boschivo di gran parte del territorio regionale, esegue opere di sistemazione idraulico-forestale, impegna uomini e mezzi nell’ antincendio. e negli interventi di protezione civile. Occorre certamente fare di più, soprattutto nella individuazione di risorse aggiuntive, oltre quelle che mette in campo la R.A.S. nel bilancio dell’ente.
Non è corretto addebitare tutte le responsabilità alla classe dirigente passata o a quella attuale. La prima ha avuto l’incombenza di far partire la riforma, roba di non poco conto, in una realtà di circa 7000 dipendenti, più circa altri 1000 dell’antincendio aggiuntisi in itinere, con un unico dirigente per gran parte del mandato(il direttore generale) in tutto l’ente. L’intera struttura si è retta solo grazie al senso di responsabilità e professionalità di gran parte del personale.
L’attuale dirigenza non può essere giudicata perché si è appena insediata. Un consiglio che possiamo darle, posto che ne abbia bisogno, è quello di impedire, a quella parte meno nobile della politica, ingerenze che non le competono e che in passato hanno condizionato la crescita dell’ente.
La proposta della FLAI-CGIL di Cagliari di modificare la natura giuridica dell’ente, costituendo un ente pubblico economico, è da rigettare. La FAI-CISL farà di tutto, nelle sedi competenti, per impedire questo primo cambiamento di rotta che significherebbe lo stravolgimento dello spirito della riforma e la riproposizione della precarizzazione del personale.
Sarebbe opportuno sapere se la posizione espressa dal Segretario della FLAI di Cagliari è condivisa, o meno, dalla sua segreteria regionale.
Introdurre argomenti riguardanti percentuali di risorse che la regione sarda dovrebbe trasferire nelle casse dell’ente è, a mio avviso, oltremodo azzardato. Allo stato attuale la regione copre tutte le spese e non mi pare corretto parlare di percentuali, ancor prima di aver individuato fonti di finanziamento alternative e soprattutto valide. E’ facile ipotizzare i contraccolpi negativi.
Infine, le problematiche del personale. Come si può sostenere il ricorso a personale esterno sapendo che le selezioni interne, per tutti i livelli, sono bloccate da oltre un anno ? La Giunta Regionale dia mandato al Consiglio di Amministrazione di sbloccare le selezioni interne per tutti i livelli.
I cambiamenti di rotta richiedono assunzioni di responsabilità, soprattutto quando coinvolgono altri.
Occhio alla barra, perché il cambiamento di rotta non vada in collisione con gli interessi dei lavoratori.
Cagliari, 29 luglio 2005. Francesco Piras
Segretario territoriale FAI-CISL CAGLIARI