16/02/2011
Salto di Quirra, lettera della RSU della Vitrociset: attenzione si, allarmismo no.
SITUAZIONE SALTO DI QUIRRA

Nei giorni scorsi, si è assistito ad un susseguirsi di interventi sulle pagine dei giornali, di manifestazioni da parte di associazioni, di dichiarazioni del Presidente della Provincia di Cagliari, di alcuni sindacalisti a livello regionale. Quasi tutti hanno richiesto la chiusura delle basi militari, sulla scorta di alcuni dati diffusi che indicherebbero l'area a forte rischio per i cittadini a causa dell'inquinamento e dell'uso di sostanze cancerogene (uranio impoverito ed altro.)
Una giusta attenzione ai problemi della salute, non deve però trasformarsi in allarmismo: i danni causati sono già incalcolabili. Si pensi al turismo, una delle risorse della zona del Sarrabus, si pensi alle coltivazioni agricole di pregio che rischiano di rimanere invendute. Senza contare che prendere decisioni radicali, come la chiusura immediata delle basi di Perdasdefogu e di San Lorenzo, significherebbe dare un colpo mortale all'economia della zona.
Sono oltre mille i lavoratori del pubblico impiego, dei meccanici, degli appalti, dei militari stessi, che vivono producono e consumano nel Sarrabus. Senza contare, appunto, che fare dell'allarmismo riduce le potenzialità turistiche. La R.S.U. della Vitrociset, azienda che opera da 40 anni nel Poligono con lavorazioni di qualità, scrive una lettera alle istituzioni, alla stampa, ai sindacati per rappresentare la situazione.
La Cisl raccoglie questa esigenza ed afferma:
1) E' necessario fare chiarezza con assoluta urgenza sulle statistiche riguardanti l'insorgere di malattie e occorre paragonarle con le medie regionali e nazionali. Su questo è fondamentale il ruolo di Regione e ASL.
2) Alle autorità militari ed al Ministero della Difesa bisogna chiedere di sospendere. se accertato, l'utilizzo di materiali dannosi per la salute.
3) Si deve procedere alle bonifiche necessarie nei luoghi inquinati.
4) Occorre evitare forme di allarme che a volte sono ingiustificate che danneggiano lavoratori ed economia della zona.
A chi frettolosamente chiede la chiusura delle basi militari e di quanto opera intorno e parla di iniziative alternative, si vorrebbe ricordare quanto accaduto a La Maddalena od in altri siti dove dopo lo smantellamento, nulla è stato fatto.
Certo il primo bene è la salute dei cittadini, ma essa non si tutela con interventi mediatici e propagandistci, ma con l'azione concreta e continua per la salvaguardia dell'ambiente, senza pealizzare occupazione e reddito dei cittadini.
in allegato la nota dellaRSU Vitrociset.