In Sardegna le province sono passate da 4 a 8. Nell'ambito e in
corrispondenza di questa ridefinizione, anche la Cisl sarda ha
stabilito nel Congresso di far nascere la nuova struttura sindacale
autonoma del Medio Campidano.
28 comuni e 105.000 abitanti, con circa 8.000 iscritti passeranno
perciò, con gradualità, dal territorio di Cagliari a quello, appunto,
del Medio Campidano.
Per rilanciare la presenza politica e organizzativa della CISL nella
nuova provincia, il 30 settembre si è tenuto un incontro dibattito
alla presenza della segreteria della UST di Cagliari, del nuovo
coordinatore della CISL del Medio Campidano Sergio Concas e del
segretario generale della USR, Mario Medde.
In allegato, inseriamo la relazione della segreteria UST Cagliari.
Fabrizio Carta Segretario Generale Cisl Cagliari.
Medio Campidano: una nuova struttura sindacale
Il testo della relazione
Nell’assemblea organizzativa del luglio del 2003, della UST di Cagliari, emerse con forza, sia nella relazione introduttiva, ma soprattutto durante i lavori della commissione sull’organizzazione, l’esigenza di curare con particolare attenzione la presenza della CISL nel territorio del Medio Campidano.
Già all’epoca, era prevista per il 2005 la costituzione della nuova Provincia del medio Campidano e l’assemblea ripropose all’attenzione la questione organizzativa. Dopo dieci anni dall’accorpamento della struttura con quella di Cagliari, infatti, era necessario fare una valutazione dei risultati in termini politici e organizzativi.
Risultati in parte positivi, anche se la vastità del territorio e l’assenza di ruolo politico della struttura zonale ha determinato, a volte, difficoltà nel pieno dispiegarsi delle potenzialità della CISL.
Quindi, in attesa del congresso del 2005, la UST ha attivato un processo di valorizzazione dei quadri sindacali della zona, attraverso un piano di formazione, e un rafforzamento della realtà organizzativa, con investimenti in sedi e nel sistema dei servizi, anche in collaborazione con le Federazioni (FNP in testa).
Insomma, si è dato il via, in questi due anni, ad un percorso che potesse portare alla nascita del territorio sindacale, in concomitanza con la nascita della nuova Provincia.
Ciò, sia appunto per conformare la nostra organizzazione a quella politico/amministrativa che si stava delineando, ma anche perché la presenza sindacale in periferia è fondamentale, per un sindacato che voglia essere attento alle esigenze del territorio.
La capillarità della presenza è oggi, ancor di più, determinante per cogliere le diverse esigenze delle realtà del territorio, quelle dei pensionati, dei disoccupati, degli immigrati e di un mercato del lavoro, diverso rispetto al passato, con gli occupati non più concentrati nelle grandi aziende industriali, ma frantumato in mille rivoli, piccole aziende anche artigiane, e nei lavori atipici.
Del resto, all’interno della vecchia provincia di Cagliari, provincia già di per sé debole, nonostante quanto si dica, le zone periferiche del Medio Campidano e del Sarabus Gerrei sono state sempre quelle con gli indicatori economici più negativi (tasso di disoccupazione, tasso di occupazione, prodotto lordo, indice di vecchiaia e altro).
Date queste premesse, è stato logico per la segreteria della UST, uscita dal congresso dell’aprile scorso, mettere tra le priorità, quella di favorire la nascita del nuovo territorio sindacale. Ecco perché questa dirigenza, questo consiglio generale hanno accolto con grande favore l’approvazione del percorso, concretizzatosi attraverso la costituzione di una commissione messa in piedi dalla USR, poi approvato dal Congresso della unione sindacale territoriale di Cagliari, che ha delineato un ambito temporale di quattro anni per l’avvio definitivo del nuovo territorio. Percorso poi sancito, in via definitiva, dalla mozione finale del congresso della USR.
La tappe del processo sono state definite: nomina di un coordinatore CISL del medio Campidano; costituzione di un coordinamento fatto da rappresentanti di tutte le Federazioni, presenti nel territorio; censimento delle risorse umane e materiali; passaggio del tesseramento alla nuova struttura nel 2007; Congresso, che sancirà ufficialmente la nascita della nuova struttura sindacale, ormai provinciale, per il 2009.
Questi i passaggi burocratici
Medio campidano: un laboratorio di idee
Ma noi vogliamo e dobbiamo tradurre però subito in atti concreti quanto deliberato dalle istanze congressuali. Nel più breve tempo possibile, per l’interesse del sindacato: riteniamo che la presenza politica e organizzativa della CISL nella nuova Provincia possa costituire un importante stimolo per la ripresa economica e sociale del territorio.
Pur sapendo che la competenza statutaria è del sindacato regionale, riteniamo che la nostra azione sia fondamentale, per gli intrecci storici dei due territori (Cagliari e Medio Campidano), per la tradizionale vicinanza geografica, ma anche di interessi, nonché per ragioni organizzative.
E, a nostro parere, sarà un bene per ambedue le province che i rapporti tra le due strutture sindacali continuino a rimanere molto stretti, non solo durante il periodo transitorio, ma anche a percorso concluso.
Come ben sapete, la ridefinizione delle nuove province porterà a che 28 comuni e 105000 abitanti dalla provincia di Cagliari passeranno a quella del Medio Campidano, ma altri 17 comuni (13 provenienti dalla provincia di Nuoro e 4 dal vecchio territorio sindacale del SULCIS) entreranno a far parte della nuova Provincia di Cagliari, con una mutazione non indifferente delle caratteristiche della provincia di Cagliari, che sarà forse ancora più estesa e più complessa da gestire.
Per il nostro sindacato quindi la problematica sarà complicata: da un lato contribuire costruttivamente e con apporti di risorse umane e materiali alla nascita del Medio Campidano e ad un rilancio della CISL e delle Federazioni, definendo anche nuovi modelli di intervento, dall’altro riuscire a rispondere alle esigenze della nuova provincia di Cagliari e, in particolare, del Sarcidano.
Non sarà facile, ma dobbiamo farlo con passione e intelligenza.
Noi dovremo rispondere in maniera adeguata anche alle realtà più lontane e periferiche (da Teulada appunto al Sarcidano e al Sarrabus Gerrei, e naturalmente al medio Campidano) se vogliamo veramente assolvere al nostro compito di sindacato che va in mezzo alla gente, ai lavoratori ai pensionati, ai disoccupati.
Per portare avanti il percorso, c’è quindi bisogno di una sinergia comune: la UST, la USR, le Federazioni territoriali, il sistema dei servizi (patronato, CAF, servizi in genere).
Abbiamo già detto, in diverse occasioni, che la nascita di questo nuovo territorio sindacale può rappresentare davvero una opportunità: possiamo definire insieme un nuovo modo di operare, possiamo fare del Medio Campidano un vero e proprio laboratorio politico e sindacale, che sia anche di esempio per altri.
Possiamo costruire una nuova confederalità.
Se pensiamo di poter fare sindacato nel Medio Campidano con i metodi tradizionali, rischiamo di commettere una grave errore e di vanificare quanto stiamo facendo. Se ci illudiamo che le Federazioni territoriali saranno presenti nel modo tradizionale, difficilmente traguarderemo l’obiettivo di un sindacato agile e rispondente ai bisogni, perché questo fine sarà centrato solo mettendo insieme le risorse e le competenze di ognuno.
Bisogna invece che tutti, dalla nuova UST, alle Federazioni, al sistema CISL nel suo complesso lavorino con la massima collaborazione, con operatori polivalenti, con una mentalità che superi gli steccati merceologici e categoriali, aperta e orientata all’accoglienza, a partire dai collaboratori e dai dipendenti. Ci vorrà l’impegno generoso di tutti i militanti per sostenere l’organizzazione nei posti di lavoro, nelle fabbriche e nel territorio. Insomma, come sempre, tutto dipenderà da noi stessi e, in particolare, dai delegati e militanti della CISL del Medio Campidano. Ma, naturalmente, sarà necessario anche un ruolo di raccordo e di aiuto da parte della USR,
LA NUOVA PROVINCIA
Del resto questa strategia è dettata dalla lettura dei dati sulla nuova provincia.
Ora la nuova provincia amministrativa c’è, a prescindere dalle idee di ognuno sulla necessità della sua costituzione. Se non vogliamo che scompaia in fretta o si riduca ad un ente privo di sostanza, dobbiamo riempirla di contenuti.
Al momento la Provincia è priva di risorse, di personale, di sedi. Si discute del capoluogo, ma questo argomento non ci affascina, come diceva la relazione unitaria del convegno di Villanovaforru dell’anno scorso: non deve rispondere a logiche clientelari o geopolitiche, ma deve essere una scelta funzionale al buon andamento dell’azione amministrativa.
Forse qui si potrebbero sperimentare nuovi modelli che favoriscano il decentramento dei servizi e la loro diffusione nel territorio, come per esempio il doppio capoluogo, come già sperimentato da altre parti.
Un po’ di storia
Mi si permetta qui di ricordare l’azione della CISL e del sindacato in genere, fin dagli anni 80, a favore dello sviluppo del territorio. Il territorio sindacale della CISL del Medio Campidano ha operato dal 1981 al 1993. Ricordo, anche personalmente, quel periodo. Ci si sforzò tutti insieme di essere presenti, di essere attivi nel territorio; si cercavano, con il lanternino, i delegati sindacali nelle diverse categorie e si riuscì a creare una struttura, forse non straordinaria per grandezza, ma tuttavia dignitosa e soprattutto ricca di idee e di proposte. Si raccolsero i fondi per la costruzione di una nuova sede, si suscitarono passioni ed entusiasmi, si plasmò una classe dirigente.
Alcune categorie crebbero in modo consistente, altre forse di meno, ma tuttavia l’azione della CISL del Medio Campidano è rimasta nella storia sindacale, come quella dei padri fondatori: Mario Marras, primo e unico segretario generale della CISL del medio Campidano, poi in seguito per qualche anno segretario zonale, e poi Sergio Concas, per anni segretario della UST di Sanluri e di Cagliari e poi segretario zonale, a sua volta.
Il loro impegno, insieme a quello di molti altri, è stato fondamentale perché la CISL non si dimenticasse mai delle problematiche del territorio. Ma con loro è stato importante anche l’impegno di tanti delegati, che ancor oggi tengono alta la bandiera della CISL nel territorio.
E importanti sono state le lotte del sindacato e dei lavoratori per la difesa dell’industria, ma in genere dell’economia del territorio.
Ebbene la CISL è stata sempre presente.
Mi piace ricordare quanto scritto da Mario Marras, nella relazione appassionata e ancora attuale, fatta a nome di CGIL CISL UIL, il 17 febbraio 1992. Con quella manifestazione il sindacato del Medio Campidano intendeva ancora una volta rilanciare lo sviluppo della zona.
Ma, in particolare, un passo di quella relazione era dedicato all’applicazione della L. 142/90, che modificava l’ordinamento delle Autonomie locali. Ebbene, il sindacato caldeggiava la costituzione dell’area metropolitana di Cagliari e quindi poneva l’esigenza di discutere della revisione della provincia di Cagliari, che avrebbe dovuto mutare il suo assetto. Chiedeva il coinvolgimento popolare in questo processo e dei Consigli comunali, delle forze sociali, proprio perché le decisioni dovevano essere prese con il consenso.
Mario nella sua relazione proponeva l’istituzione dell’area metropolitana di Cagliari, la provincia del Sulcis Iglesiente e un’altra provincia per il resto del territorio, coincidente con la Comunità Montana n° 18.
Allo stesso tempo, si sarebbe dovuto provvedere al decentramento degli uffici pubblici nel territorio e ad una lotta per il trasferimento delle risorse e dei poteri.
Tutto ciò nella consapevolezza che fosse fondamentale il ruolo delle autonomie locali, comuni in testa. Quanta modernità!!
Con un pizzico d’orgoglio, possiamo dire che la CISL, ma tutto il sindacato vedeva lontano e oggi credo che i problemi siano ancora questi.
Ma non voglio dilungarmi nel ricordare il passato, anche se solo la conoscenza delle nostre radici può consentirci di andare avanti e di progredire.
Nel corso degli anni, La CISL è stata presente in ogni iniziativa riguardante il Medio Campidano: dai numerosi scioperi generali del territorio, alla firma dell’accordo di programma con la Regione del 1999, fino al recente convegno di Vilanovaforru del 23 febbraio 2004, dal titolo Unificare il territorio e concertare la ripresa. Un convegno unitario nel quale la relazione fu illustrata dal nostro segretario della CISL, Angelo Vargiu.
Il Convegno di Villanovaforru del 2004
La ricetta proposta, unitariamente, era quella dell’unione delle forze sociali e politiche del territorio per rilanciare lo sviluppo economico e sociale di un’area debole e per valorizzare le potenzialità esistenti. Noi pensiamo che quella ricetta vada ripresa e possibilmente portata avanti.
Alcuni Dati
Siamo di fronte ad un territorio piccolo, ad una provincia piccola. Sono solo due i comuni con più di 10000 abitanti. Vogliamo citare alcuni dati forniti, alcuni mesi fa, dall’Osservatorio industriale (oggi osservatorio economico) perché è necessario conoscere bene il territorio e agire di conseguenza. Questi dati, che avevamo già evidenziato in altre occasioni, sono stati in parte confermati da quanto emerso, nei giorni scorsi, a Villanovaforru, in occasione della presentazione dei dati elaborati dai Laboratori territoriali, costituiti dalla Regione, in occasione della progettazione integrata.
Vi è da dire in proposito che alcuni dati risultano abbastanza datati (per esempio la disoccupazione indicata al 25% contro il 22% regionale è del 2001) e che inoltre le interviste ai cosiddetti attori sociali hanno però escluso il sindacato. La concertazione con il sindacato, per questa Giunta regionale, sembra diventata un optional!!!
La caratteristica è data dalla esiguità della popolazione dei Comuni, 19 sono sotto i 5000 abitanti;
La popolazione nell’ultimo decennio è diminuita: quindi c’è stato uno spopolamento, probabilmente, a favore di altre zone costiere o dell’hinterland cagliaritano.
Le famiglie hanno un numero di persone pari a 2,9, mentre l’indice di vecchiaia è pari al 124,5% (tra i più alti in Sardegna). Il reddito delle famiglie è pari al 86% del reddito regionale.
Ebbene, a questo proposito, bisogna sottolineare il fatto che il rapporto impieghi/depositi nella banche della provincia Medio Campidano è pari al 40%, contro una media regionale del 109% e una media della provincia di Cagliari, quella nuova dopo lo scorporo del M.C., pari al 137%.
Questo dimostra che, in territorio ad alto tasso di povertà e a basso reddito, le banche raccolgono più di quello che investono e che investono i soldi dei risparmiatori del Medio Campidano, in altre province o regioni.
Lanciamo qui la proposta di verificare se vi sono possibilità nella zona di costituire una banca di credito cooperativo che stia più attenta alle problematiche del territorio e che, per statuto, possa investire quanto raccoglie nel Medio Campidano, dando così una risposta positiva all’economia della zona.
Si tratta di dati che ovviamente devono fare riflettere: piccoli comuni, spesso spopolati, e spesso abitati da persone anziane, perché vi è la fuga dei giovani e, a volte, anche dei cervelli.
I tassi di povertà sono elevati, come dimostra il fatto che il reddito pro capite è nettamente inferiore al dato regionale, anche se va detto che nei piccoli comuni, magari la rete della solidarietà familiare (considerata da qualcuno la prima gamba dello stato sociale) attenua, in parte, la sofferenza dei poveri.
Bisogna trarre insegnamento: una provincia così piccola deve abituarsi a lavorare insieme e soprattutto a fare lavorare insieme i Comuni, che si devono consorziare per le diverse iniziative: per i servizi socio sanitari, per le intraprese produttive, per le iniziative di stabilizzazione dei LSU, per i percorsi museali o culturali, per la raccolta differenziata e per altro ancora. Si deve sviluppare cioè una cultura diversa.
E’ chiaro che l’indice di vecchiaia preoccupa, perché se da un lato è una bella notizia che si invecchi, dall’altro lato occorre però che la società si attrezzi per i cittadini della terza età, per i problemi della non autosufficienza e, in genere, per tutti i servizi sociali. Su questo, le segreterie unitarie CGIL CISL UIL, a fronte dei ventilati tagli nelle prestazioni da parte delle ASL, dovuti ai tagli della Regione, si sono già attivate, chiedendo un incontro alla ASL di competenza.
Sempre secondo i dati dell’osservatorio economico, dall’analisi dell’industria e dei servizi censuari risulta una crescita negli ultimi anni del numero delle unità locali e degli addetti, rispettivamente del 6,3% e del 18,7%
Il numero delle imprese e degli addetti, era il seguente:
Industria Commercio Altri servizi Istituzioni Totale
N°IMPR Addetti N° impr Addetti N° impr Addetti N° impr Addetti N° impr Addetti
1608 6104 2928 6030 2236 7369 898 7951 7670 27454
Si può dire in generale che gli addetti sono così suddivisi: per il 20% attività manifatturiere; 18% costruzioni; 37% commercio; 6% alberghi; 4% attività informatica; altri servizi 3%;vari 6%.
In base alla grandezza delle aziende, oltre l’82% dei dipendenti opera in aziende con meno di 19 dipendenti (oltre il 70% in aziende sotto i 10 dipendenti ai quali non si applica lo Statuto dei lavoratori e che sono privi di ammortizzatori sociali). Solo il 18% in aziende con più di 20 dipendenti.
Inoltre il 55% degli addetti opera in ditte individuali, il 20% in società di persone, il 15% in società di capitali, il 10% in cooperative.
Questi dati ci dicono dell’estrema debolezza del territorio e della necessità di agire sindacalmente in modo originale e diverso rispetto al passato.
Forum sulla progettazione integrata
Nel recente forum sulla progettazione integrata, svoltosi a Villanovaforru, sono stati delineati i filoni elaborati dai laboratori territoriali, sui quali puntare per lo sviluppo del territorio:
q La Mobilità, l’inclusione e i servizi alla persona;
q Le produzioni locali e i servizi per le imprese
q Lo sviluppo delle filiere dell’agroalimentare
q La valorizzazione turistica dei grandi attrattori culturali e ambientali.
Naturalmente non è questa la sede per approfondire le tematiche.
Sviluppo integrato
Noi sosteniamo uno sviluppo integrato che veda la presenza dell’industria, accanto all’agricoltura, all’agriturismo e ai servizi. Non crediamo alle monoculture: è vero che si sono persi migliaia di posti di lavoro nell’industria, ma quello che c’è va difeso e rilanciato con coraggio e determinazione.
E’ necessario ricordare che il territorio del Medio Campidano (Villacidro e Guspini in testa) ha sempre avuto una grande vocazione Industriale, con la presenza di realtà minerarie, come Montevecchio e siti chimici di provenienza Eni e Snia, nel campo tradizionale delle Fibre e ancora oggi, dispone di grandi aree attrezzate pronte ad accogliere nuove iniziative di tipo industriale.
Anche queste aree soffrono, come tutte le altre presenti in Sardegna, dei problemi che frenano l’attrazione di nuovi insediamenti dovuti agli alti costi dell’Energia e dei trasporti delle merci verso gli sbocchi portuali e aeroportuali.
Abbiamo assistito in tutti questi anni alla fuga dei grandi gruppi e le aspettative del territorio, che si basavano sulla logica della diversificazione e riconversione industriale, puntando su imprese che si reggessero autonomamente nel mercato, sono state disattese.
A distanza di anni, i risultati in un rilancio del territorio si sono rivelati totalmente insoddisfacenti rispetto alle promesse e le aspettative, anche a causa del disimpegno delle varie giunte Regionale che si sono succedute.
Tuttavia, dopo la chiusura delle miniere e con i finanziamenti della Legge 221, sono nate diverse realtà, tipo Terre Cotte e Pietre Naturali a Guspini, oggi, con denominazione sociale diversa è ancora presente la Ceramica Mediterranea, fabbrica di rilevo, che proprio in questi giorni si appresta a terminare in investimenti pari a 14 Milioni di Euro, che determineranno il raddoppio della capacità produttiva dello stabilimento. Pietre naturali ha retto per pochissimo tempo, è fallita diversi anni fa.
Sempre nel campo della riconversione, in questo caso a Villacidro è presente la Sarmed, ex Hemoline, stabilimento con produzioni biomedicali, nata insieme ad Aviotech, nel frattempo fallita e chiusa, dopo la chiusura della Snia Fibre.
Altre aziende come Sardinia Gold Mining a Furtei , nata dalla legge 221 (la famosa e contestata Miniera d’Oro) è in affanno e rischia di chiudere per via dei restringimenti delle leggi Regionali nella concessione dei permessi di ricerca minerari e per via dei vincoli, richiesti nelle operazioni di ripristino ambientale.
La Keller e tutte le altre aziende industriali che ancora operano nel territorio vanno sviluppate e difese, in quanto rappresentano l’ossatura del sistema economico locale. Va trovata una soluzione per i lavoratori della Scaini, che potranno godere solo fino a dicembre della proroga della mobilità.
Nell’incontro di fine maggio tenuto a Roma, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri alla presenza dell’on. Borghini, si siglò un verbale nel quale il liquidatore della società, Barcherini, annunciava di aver ricevuto interessanti offerte per l’acquisizione della fabbrica di batterie, alla condizione che:
· Fossero rispettati gli impegni assunti dalla SYNDIAL e quindi dall’ENI formalizzati in una lettera inviata nel marzo scorso al Comitato per l’occupazione, relativi alla risoluzione del contenzioso in essere;
· Alla individuazione di incentivi agli investimenti, in particolare di quelli relativi alle imprese estere;
· Ad un’intesa con le organizzazioni sindacali.
Ebbene, dovevano essere fatte le verifiche tecniche e doveva essere convocato un incontro entro 20 giorni: sono passati 4 mesi e di tali iniziative non vi è traccia. Purtroppo, ancora una volta, sono state confermate le previsioni più pessimistiche, che avevamo ipotizzato dopo quell’incontro di fine maggio.
I lavoratori, senza un valido piano industriale, senza un impegno dell’ENI, rischiano di vedere sfumare nuovamente l’ammortizzatore sociale e di finire nel limbo dei progetti di coesione sociale, che l’assessorato regionale al lavoro sta predisponendo. In pratica, passeranno definitivamente dalle file dei lavoratori a quelle degli assistiti in attesa di riconversione.
Senza un impegno straordinario di tutti , anche questa iniziativa verrà affossata definitivamente, con gravi ripercussioni per l’economia del territorio e per i lavoratori.
La Keller gode, sembra, di miglior destino, anche se l’atteggiamento dell’azienda è spesso poco attento alle posizioni sindacali e ciò non favorisce il dispiegarsi della concertazione.
Altrettanta rilevanza va assegnata alla Portovesme SRL, che soffre per l’eccessivo costo dell’energia, problema la cui risoluzione è affidata ovviamente al livello regionale e nazionale.
Ma come non chiedere con forza la nascita di un vero e proprio Parco Geominerario: il Guspinese, il territorio sono ricchi di tradizioni minerarie. Vi sono lavori importanti di bonifica e di messa in sicurezza da fare, vi sono interventi di valorizzazione delle aree, che possono essere fonte di attrazione per un turismo minerario moderno e apportatore di ricchezza anche per la popolazione.
Ci si avvia al termine dell’affidamento quinquennale all’IFRAS, che ha stabilizzato nella zona un centinaio di lavoratori, ma continuandoli a condannare ad una logica meramente assistenziale, quasi con la perpetuazione dei lavori socialmente utili. Ebbene, è necessario uscire da questa logica per passare ad una logica di impresa, che stabilizzi realmente i lavoratori che devono essere impegnati in lavori connessi al Parco e non per esigenze occasionali e non programmate.
Ma, sempre per stare al tema dei lavori socialmente utili, si è aperto un confronto con la Provincia e con i comuni per la stabilizzazione degli attuali lavoratori socialmente utili (che sono 90, non pochi se rapportati alla popolazione di riferimento). Ecco, noi condividiamo la proposta di creazione di una società mista o in house, avanzata dall’assessore al lavoro, che può servire per razionalizzare gli interventi dei Comuni, per dare finalmente risposte sia alle esigenze di efficienza della P.A., ma anche per fare cessare una situazione di precarietà, di vuoto pensionistico e di incertezza ormai intollerabile. Ma, per far questo, bisogna accelerare i tempi perché la scadenza del 31 dicembre è vicina e probabilmente occorrerà una mobilitazione verso il Governo, che lesina le risorse, ma anche verso le incertezze della Regione e gli enti utilizzatori che furbescamente utilizzano i lavoratori, gratis.
Vogliamo qui riprendere alcuni passaggi, svolti nel citato convegno del 2004, perché sono attuali.
Si deve puntare sicuramente sulla difesa dell’industria, alla quale non si possono sostituire i supermercati, per i quali non c’è futuro se non c’è produzione di ricchezza, ma occorre puntare, come già detto, sulle potenzialità dell’ambiente, sulle risorse naturalistiche, sulla cultura, su un’agricoltura moderna.
Questi filoni devono essere legati tra loro, in modo da costituire una filiera produttiva che vada dalla produzione agricola, alla commercializzazione del prodotto, all’agriturismo, al turismo, alla valorizzazione dell’ambiente e della cultura del territorio.
In questa logica, vanno difese importanti aziende della zona, come la CASAR che può essere un tassello fondamentale.
Esperienze come quella di Sa Corona Arrubia, che hanno dato risultati interessanti negli anni, sono il frutto della capacità di consorziarsi e di agire, non isolatamente, come spesso accade in Sardegna, ma in modo sinergico. E possono portare sviluppo e occupazione.
Ma in questo territorio, nel quale c’è una ricca tradizione di vertenzialità e di confronto con gli Enti locali, vi è la necessità di ribadire l’importanza delle politiche sociali.
L’indice di vecchiaia ci dice che bisogna attivare, qui più che altrove, una politica sociale che soddisfi le esigenze della popolazione anziana ma anche, in genere, di tutte le persone con disabilità. Vanno create condizioni di vivibilità sociale dignitosa, vi è la necessità di politiche di prevenzione sanitaria, di diffusione di servizi di poliambulatorio e di potenziamento di centri per accogliere le emergenze sociali. Ma va anche portata avanti una politica per i giovani, per rafforzare la formazione finalizzata all’occupazione e non fine a se stessa, per evitare quanto evidenziato e cioè la fuga dei giovani e dei cervelli, potenziare i centri per l’impiego e quelli per l’orientamento al lavoro, rilanciare il ruolo della scuola e della cultura, potenziare la viabilità ( da questo punto di vista va valutata positivamente la ripresa dei lavori di completamento del tratto della 13), le reti telematiche, il trasporto pubblico.
Il ruolo della Provincia
E sicuramente, con la gradualità dovuta, il sindacato sarà in prima fila per dare gambe a questa nuova Provincia. La diffusione dei servizi, il decentramento delle strutture dell’INPS e dell’INAIL e in genere degli uffici pubblici, l’attuazione della riforma dei servizi per l’impiego, assolutamente fondamentale in un territorio a forte disoccupazione e con forti tassi di dispersione scolastica, la diffusione degli sportelli unici, il mantenimento del ruolo del consorzio industriale, pur dentro una riforma necessaria avviata dalla Regione, la difesa della scuola pubblica ma anche di un sistema di formazione moderno, saranno obiettivi importanti per realizzare veramente una Provincia, che possa rispondere a quelle competenze che le vengono assegnate dalla legge.
Senza tutto ciò e senza risorse, difficilmente la Provincia del Medio Campidano potrà essere un Ente che deve sovrintendere, attraverso atti di programmazione ed azioni nei settori di difesa del suolo, tutela e valorizzazione delle risorse idriche, valorizzazione di beni culturali, viabilità e trasporti, protezione delle zone naturali, organizzazione dello smaltimento dei rifiuti, servizi sanitari, formazione, assistenza tecnica agli Enti locali ( come dice appunto l’articolo 19 della l. 267/2000).
Ma la Provincia deve, in collaborazione con i Comuni, e sulla base dei programmi da essi proposti, promuovere e coordinare attività e realizzare opere di rilevante interesse provinciale nei settori economici, produttivi, commerciali, turistici, culturali sportivi.
La concertazione
Oggi, riproponiamo con forza non solo la nostra presenza organizzativa nel Medio Campidano, ma anche e soprattutto il ruolo politico della CISL nel territorio provinciale, perché è fondamentale la partecipazione della gente, dei lavoratori. In questo senso crediamo che la concertazione, quella vera, quella fatta di reale e costruttivo confronto e non basata su relazioni burocratiche o formali, possa servire, a maggior ragione in una Provincia piccola e debole come questa.
La CISL ripropone la sua ricetta: per lo sviluppo economico e sociale, non c’ è niente di meglio di una politica di concertazione: il contributo dei lavoratori e del sindacato sarà determinante per il bene comune.
Ma questo, come sempre, non ci verrà regalato: sarà solo il frutto della nostra capacità di proposta e di mobilitazione e di quanto saremo in grado di essere rappresentativi tra i lavoratori e tra gli iscritti.
Per questo, la nuova struttura sindacale che stiamo costruendo sarà un tassello determinante anche per lo sviluppo del territorio.