12/06/2011
Locazioni non registrate: dal 7 giugno possibili affitti più bassi e contratti più lunghi per gli inquilini
INFORMAZIONI SICET/CISL

Locazioni non registrate:
dal 7 giugno per gli inquilini sono possibili affitti più bassi e contratti più lunghi

Per tutti gli inquilini che hanno un contratto d’affitto non registrato, c’è da segnare sul calendario una data molto importante. E’ quella del prossimo 7 giugno. Da quel giorno infatti, il loro contratto in nero potrà, dopo la regolarizzazione, durare otto anni e il canone sarà molto più basso di quello che generalmente viene pagato: pari a tre volte la rendita catastale. Questi sono gli effetti della norma contenuta nel decreto legislativo sul federalismo municipale, che ha istituito la cedolare secca. Le nuove disposizioni prevedono per i proprietari di immobili in affitto, con contratti di locazione non registrati, 60 giorni di tempo per mettersi in regola dall’entrata in vigore del decreto ovvero il 7 aprile. Dopo la scadenza di tale termine: il 6 giugno, oltre alle sanzioni del fisco che vanno dal 120 al 240 per cento dell’imposta dovuta, per tutte le tipologie di contratti di locazione: abitativo libero e concordato, transitorio per lavoratori e studenti che non sono registrati nei termini di trenta giorni dalla stipula, scattano sanzioni accessorie. Quel contratto in nero, a partire dalla data di regolarizzazione, indipendentemente da quanto precedentemente previsto, durerà quattro anni che si potranno rinnovare di altri quattro anni, come previsto dalla legge 431/98. Ma la cosa più interessante è che il canone annuo previsto, viene ridotto al triplo della rendita catastale. Per fare una comparazione, la media degli affitti di mercato oggi è di circa otto volte la rendita catastale. Una riduzione particolarmente cospicua. Nelle grandi città dove si annidano maggiormente gli affitti in nero significa una riduzione da un canone di 800/1000 euro al mese a 200/300 euro mese che si aggiornerà tutti gli anni del 75% dell’indice Istat. La diminuzione degli affitti potrà essere applicata anche per gli inquilini che hanno un contratto registrato in cui è indicato un canone più basso di quello realmente pagato. Qui è necessario provare la situazione attraverso l’esibizione della copia dei bonifici bancari, assegni o ricevute. Infine la stessa disciplina: maggior durata e canone ridotto, potrà essere rivendicata dall’inquilino che ha un contratto di comodato gratuito “finto” Anche qui sarà necessario dimostrare i pagamenti con le ricevute. Gli inquilini possono trovare tutta la consulenza e l’assistenza necessaria nella sede più vicina del loro sindacato . L’elenco si trova nel sito internet http://www.sicet.it/index.htm
Questa nuova norma è un tentativo di contrasto alla piaga dell’evasione nel settore degli affitti. I dubbi per i risultati vengono dalle modalità, legate alla delazione, attraverso la denuncia dell’inquilino al fisco in cambio di una maggiore stabilità locativa e un canone più basso. Inquilino che è bene ribadire è solidalmente responsabile (al 50% con il proprietario) in caso di mancata registrazione. Anche se è chiaro che quando si ha bisogno di una casa in affitto, le condizioni vengono dettate dalla proprietà che decide se fare o meno il contratto e se procedere alla sua registrazione. Il SICET propone l’introduzione di un diverso contrasto tra gli interessi del proprietario e dell’inquilino, cioè la possibilità per l’affittuario di portare in detrazione dai redditi una quota dei canoni pagati, come per i mutui ipotecari.
Nei sessanta giorni previsti per l’emersione dei contratti in nero l’Agenzia delle Entrate non ha segnalato una particolare affluenza di proprietari per la regolarizzazione. Molto probabilmente chi è nell’illegalità preferisce il rischio della denuncia dell’inquilino o del possibile accertamento.
Sui dati dell’evasione negli affitti, dalla relazione tecnica al decreto sul federalismo fiscale, viene delineato un quadro preoccupante. Sono 2.700.000 gli immobili in affitto detenuti da persone fisiche e aggiungendo a questi: le unità abitative in locazione di società e imprese, quelle degli ex IACP, di enti locali e cooperative, che da una elaborazione del SICET sono circa 1.000.000 si arriva ad un totale di 3.700.000 immobili. Un dato che si discosta molto dalle 4.300.000 famiglie in affitto che proviene dall’ISTAT. Pur essendo un dato stimato, quello di 600.000 locazioni non registrate, appare molto reale. Il SICET ritiene urgente ed indispensabile una azione per riportare nella legalità i tantissimi affitti che interessano: giovani, anziani, studenti ed immigrati in cui è necessaria tutela a fronte del bisogno abitativo. La strada è quella di una nuova legge sulle locazioni private, la cui urgenza dopo tredici anni dal varo della 431/98 non è più differibile.
in allegato il decreto sul federalismo fiscale municipale