27/07/2011
LE PROPOSTE DEL SINDACATO SARDO PER UNA MIGLIORE SANITÀ IN SARDEGNA
LE PROPOSTE DEL SINDACATO PER UNA MIGLIORE SANITÀ IN SARDEGNA
Come si garantirà l’universalità di accesso al diritto alla salute che in questi anni il sindacato ha richiesto fosse realizzata attraverso una rete di servizi integrati omogeneamente distribuita in tutto il territorio regionale?
Per CGIL CISL UIL la risposta non può e non deve essere l’introduzione dei ticket.
La sanità in Sardegna è una priorità e deve essere portata con urgenza al confronto con le OO.SS. L’aumento delle povertà, la forte disoccupazione, l’assenza di lavoro, la crisi dei settori produttivi, e tutti gli indicatori sociali che dimostrano che la Sardegna sta attraversando una gravissima crisi, rendono necessario e urgente affrontare il tema dei costi della sanità e degli sprechi che persistono nel sistema sanitario, di cui fanno le spese anzitutto i lavoratori e i pensionati. La paralisi e la stagnazione del non affrontare la riforma non possono essere imputati ai cittadini che di ticket aggiuntivi ne pagano già tanti a causa dei disservizi, che costringono le persone e le famiglie ad esborsi impropri per potersi curare in altro modo. Per queste ragioni vogliamo indicare le nostre proposte che, arricchite dalle tematiche specifiche di ciascun territorio, devono mantenere il carattere di scelte condivise e capaci di avere il consenso delle comunità locali:
 l’attuazione del piano socio-sanitario regionale non può essere più rinviata, né può essere affidata al solo riordino della rete ospedaliera o alle scelte di ciascuna azienda sanitaria. È necessario un intervento programmatorio complessivo, che guardi all’insieme dei bisogni di salute e di assistenza nel territorio regionale.
 L’assistenza ospedaliera deve partire dall’individuazione dei centri di eccellenza e di alta specializzazione - senza moltiplicare le aziende ospedaliere - e dall’adeguamento degli ospedali generali ai bisogni dei territori.
 La costruzione di una rete alternativa all’ospedalizzazione di servizi residenziali e semiresidenziali deve rispondere ai bisogni dei malati cronici e delle persone non autosufficienti (strutture per lungodegenze; reparti per riabilitazione intensiva ed estensiva; residenze sanitarie assistenziali; centri diurni; centri di cure territoriali).
 Bisogna diffondere forme di assistenza meno costose e più umane, puntando all’attuazione capillare dell’assistenza domiciliare integrata con supporto adeguato per persone e famiglie.
 Assumere la medicina territoriale (poliambulatori, consultori, servizi per i tossicodipendenti, per i sofferenti mentali, per i disabili, per gli anziani) come obiettivo prioritario al quale destinare risorse umane e finanziarie, per garantire concretamente la prevenzione nella vita, nell’ambiente e nel lavoro.
 Attivare definitivamente i Distretti socio-sanitari, unici luoghi per attuare l’integrazione fra interventi sanitari e socio-assistenziali; per la continuità assistenziale tra servizi ambulatoriali e strutture ospedaliere e per il coordinamento con i medici ed i pediatri di base e per creare una rete di servizi alla persona in grado di supportare l’individuo e la famiglia di fronte al bisogno e al disagio. A livello distrettuale è possibile garantire la partecipazione democratica in materia sanitaria delle istituzioni locali e delle rappresentanze sociali, cui va riconosciuto un vero ruolo di indirizzo e controllo nella pianificazione degli interventi e la possibilità di scelta su modalità e forme di gestione dei servizi attraverso accordi di programma e convenzioni.
 Promuovere l’integrazione fra medici e pediatri di base e servizio sanitario, per assicurare a tutti i cittadini l’accesso alle cure ed ai servizi più adeguati, prevenendo l’uso improprio delle strutture di emergenza e di pronto soccorso, garantendo la continuità fra prevenzione, cura e riabilitazione, e assicurando un vero coinvolgimento dei principali soggetti ordinatori di spesa farmaceutica e diagnostica.
 Procedere alla definizione del rapporto fra pubblico e privato: con la programmazione complessiva si possono evitare duplicazioni e sprechi, e garantire scelte trasparenti ed autonome rispetto ad interessi economici estranei ai bisogni di salute dei territori. Alla programmazione vanno accompagnate regole certe per l’accreditamento, per garantire servizi di qualità sia in sanità che nel socio-assistenziale, respingendo la logica dell’offerta al massimo ribasso, che penalizza utenti ed operatori, favorendo nel sociale la crescita di un Terzo settore di qualità e governando i processi di ristrutturazione per evitare gravi perdite occupazionali.
 Favorire la valorizzazione del personale: tutelare i lavoratori significa tutelare il diritto alla salute per i cittadini. Per dare servizi di qualità, quindi efficienti e rispondenti ai bisogni della popolazione, si devono valorizzare gli operatori. La formazione continua ha in questo contesto di cambiamento un ruolo strategico. Ma i processi di riqualificazione del personale devono tenere conto di ciò che si vuole costruire e accompagnare la riforma dei servizi.