A Cagliari si è svolto un convegno, organizzato dalla FNP di Cagliari, sulla qualità della vita e la condizione economica degli anziani nelle province di Cagliari e del Medio Campidano.
Dopo la relazione introduttiva del segretario generale della FNP di Cagliari, Egidio Murgia, e la visione di alcuni filmati riguardanti le lotte dei pensionati, ha preso la parole la prof. Francesca Deriu dell'università di Roma che ha dato uno spaccato della vita degli anziani nella provincia.
Successivamente sono interventui il sindaco di Cagliari Emilio Floris, il presidente della provincia di Cagliari Graziano Milia e quello della provincia del Medio Campidano Fulvio Tocco.
E' poi intervenuto il segretario generale della Cisl cagliaritana Fabrizio Carta (di cui si riporta a margine l'intervento).
Infine le conclusioni del segretario generale nazionale della FNP, Antonio Uda che ha dichiarato:
"La ricerca sulle condizioni degli anziani è uno spaccato realistico delle grandi sofferenze socio-economiche che si annidano dentro milioni di pensionate e pensionati in chiusura, oggi a Cagliari, del dibattito su ‘Qualità della vita e condizione economica degli anziani a Cagliari e nel Medio Campidano’ organizzato dalla Fnp provinciale-. La nostra è una vibrata protesta che eleviamo a chi avrebbe dovuto avere un orecchio attento come il ministro dell’economia e palazzo Chigi. Ma ancora una volta –continua Uda- questa finanziaria si abbatte sulle già insufficienti risorse reddituali dei pensionati, indebolendone ulteriormente il loro potere di acquisto e senza dare alcuna risposta sul fondo per la non autosufficienza”. Da qui lo sciopero dichiarato dalle confederazioni e la grande manifestazione promossa da Fnp, Spi e Uilp in tutte le città italiane. “Una catena di solidarietà -conclude il leader dei pensionati Cisl- per attirare l’attenzione del governo e di tutte le autonomie locali al fine di mettere al centro tutte le fragilità sociali che sono presenti nella nostra società”. In attesa di risposte anche parziali da questo governo, Uda avverte che “i pensionati continuano la battaglia, senza escludere la messa in atto di azioni eclatanti”. L’iniziativa, cui partecipano amministratori locali, è stata voluta perché “il sindacato dei pensionati ha il compito di comunicare alle amministrazioni locali le peggiorate condizioni dei pensionati” –spiega il segretario generale della Fnp di Cagliari Egidio Murgia-. Ricordando che oltre i due terzi dei pensionati del territorio di Cagliari e del medio Campidano iscritti alla Cisl vivono con meno di 850 euro al mese. Il 49 per cento (10.203 associati) può contare soltanto sulla pensione minima, 420 euro mensili, mentre il 43 per cento (9.066) percepisce un assegno pensionistico tra 400 e 1.260 euro. Solo l’8 per cento (1.591) ha una pensione di 1.260 euro mensili. Le persone non autosufficienti nel territorio della provincia di Cagliari sono circa 7.000, di cui il 50 per cento anziani (3.500), pari a circa il 10 per cento di tutta la popolazione ultra 65 enne. Nel territorio di Cagliari e del medio Campidano la Fnp conta 20.860 iscritti."
L'intervento di Fabrizio Carta:
Mi pare che il convegno, organizzato dalla FNP territoriale di Cagliari e del Medio Campidano sia collocato temporalmente in modo intelligente rispetto alla realtà che stiamo vivendo. A fronte delle politiche di compressione dello stato sociale, adottate dal Governo da vari anni, ma anche dei tagli che la Regione sarda sta ipotizzando, emerge infatti la necessità assoluta che vi sia una convergenza tra l’azione della confederazione a tutti i livelli e quella del sindacato dei pensionati.
In una situazione socio economica di stagnazione, infatti, le politiche sociali stanno assumendo un’importanza fondamentale sia per le risposte che bisogna dare ai ceti più deboli ma anche per il ruolo di rappresentanza che il sindacato e la CISL sta assumendo e vuole assumere sempre di più, rispetto alle fasce deboli della popolazione e, in particolare, dei pensionati che costituiscono una larga parte della consistenza organizzativa della CISL.
Certo, non va dimenticato che il fenomeno della povertà assilla soprattutto il terzo mondo (non dimentichiamo che un miliardo e mezzo di persone nel mondo vive con meno di due dollari al giorno), ma oggi si va diffondendo purtroppo anche nelle nazioni europee, anche nel nostro Paese e a maggior ragione in una regione come la nostra, che ha un reddito medio pro capite inferiore alla media nazionale.
La Sardegna esce dall’obiettivo uno perché supera di poco il 75% del reddito medio europeo. Ciò dovrebbe significare che c’è un aumento della ricchezza: questo dato però è solo statistico. In realtà, a fronte dell’arricchimento di qualcuno, che ha speculato sull’euro e sull’aumento dei prezzi, vi è un aumento esponenziale della povertà, soprattutto, ma non solo, nelle fasce anziane della popolazione.
La realtà e i dati dimostrano come la povertà, l’esclusione sociale, la precarietà del lavoro sono sempre più diffusi nei paesi in transizione ed in quelli industrializzati.
Non aumenta in maniera significativa il prodotto interno lordo, né in Italia né in Sardegna, non aumenta quindi la ricchezza, aumentano le disuguaglianze, nel mentre non si investe nelle politiche sociali. Anzi con la legge finanziaria nazionale di quest’anno si tagliano le risorse degli enti locali che saranno costretti o ad aumentare le tariffe e l’imposizione fiscale locale, o, in subordine , a ridurre le prestazioni sociali a favore dei più deboli.
I problemi sono ancora maggiori nelle due province di Cagliari e Medio Campidano, se si pensa che i tassi di disoccupazione sono più alti anche rispetto alla media regionale e, almeno per il Medio Campidano, il reddito pro capite è pari all’86% di quello regionale.
Si deve registrare anche il fenomeno dell’invecchiamento della società: intendiamoci questo è un dato, secondo me, positivo da un certo punto di vista. Ma il fatto grave è che lo stato sociale, il modello di società non si adegua ai nuovi bisogni e alla mutata composizione delle classi di età.
Come Cisl confederale di Cagliari, proprio alcune settimane fa, abbiamo affrontato le tematiche specifiche dei pensionati e degli anziani nel territorio, in un incontro dedicato con la segreteria della FNP. Abbiamo discusso insieme i problemi drammatici vissuti dai pensionati in queste due province: una discussione finalizzata a stabilire azioni comuni che dovranno vedere coinvolti non solo i pensionati, da sempre sulla breccia, ma anche le federazioni di categoria, a partire da quelle della sanità e degli enti locali.
Insomma, i problemi sicuramente sono comuni ad altre regioni: aumentano i tassi di povertà, lo stato sociale si riduce sia a livello nazionale, a causa della politica del Governo nazionale, ma anche a livello locale, a causa dei minori trasferimenti. L’inflazione e l’aumento dei prezzi e delle tariffe, nazionali e locali, colpisce le fasce più deboli della popolazione, mentre il potere d’acquisto delle pensioni appare sempre più ridotto: si parla di una svalutazione, negli ultimi anni, del 30%. Né si vede all’orizzonte una politica abitativa degna di questo nome a favore delle classi disagiate.
Allo stesso tempo, una recente circolare dell’assessorato regionale alla sanità ha invitato le ASL, comprese quelle delle due province Cagliari e Medio Campidano, ad attenersi alla necessità del contenimento della spesa. C’è il rischio che, a causa della politica di tagli della regione Sarda, si arrivi ad una riduzione degli standard qualitativi e quantitativi delle prestazioni sanitarie e socio sanitarie. A questo proposito la segreteria della UST, insieme a CGIL e UIL, si è fatta carico della problematica, paventando una riduzione degli standard qualitativi delle prestazioni ( per tutti e non solo per gli anziani); ha subito inviato una lettera alle due ASL, chiedendo un incontro di verifica sugli effetti che potrebbe produrre l’applicazione di questa circolare. Un incontro che si è tenuto nei giorni scorsi e durante il quale il manager Gumirato ha annunciato che, secondo la regione, il deficit della ASL 8 di oltre cento milioni di euro deve essere appianato in tre anni!!!. Insomma una cura da cavallo ordinata dalla regione che preoccupa, perché può portare appunto o ad una riduzione degli standard o ad una compressione dei diritti dei lavoratori.
La segreteria della CISL, insieme alla FNP e alle categorie, ritiene che su questa tematica debbano dire la loro anche gli enti locali. Non basta il pianto greco sul Governo che non dà risorse, pur essendo questo vero. Ognuno deve fare la propria parte, senza alibi precostituiti, se si vuole che le politiche sociali siano messe ai primi posti nelle priorità. Siamo convinti che ci deve essere una lotta allo spreco e vorremmo che si diffondesse a tutti i livelli la cultura del lavorare insieme, del consorziarsi tra comuni, specie in una nuova provincia come quella del Medio Campidano. Bisogna evitare i campanilismi e su questo il ruolo delle due province può essere decisivo.
Ma non basta gridare al centralismo statale: qui c’è un altro centralismo di una Regione che, mentre piange giustamente appunto contro il Governo, allo stesso tempo non trasferisce competenze e tanto meno risorse a livello degli enti locali.
Abbiamo convenuto insieme alla FNP territoriale che le tante lotte portate avanti con intelligenza e caparbietà e originalità dai pensionati e dai lavoratori, per un diverso stato sociale a livello nazionale e regionale, non possono rimanere senza esito. Gli obiettivi della costituzione del fondo per la non autosufficienza, l’adozione di un paniere ISTAT, calibrato sui consumi delle fasce deboli della popolazione e quindi anche degli anziani, un ripristino del potere d’acquisto delle pensioni, una politica di concertazione seria, a tutti i livelli, sono obiettivi irrinunciabili che la CISL e la FNP vogliono perseguire, anche nelle due province di competenza.
Tutto ciò in un rapporto sinergico, anche con le altre Federazioni territoriali. Perciò è stata ribadita l’esigenza di rilanciare il confronto e la vertenzialità verso le nuove province, alle quali vengono demandate competenze importanti, e verso i Comuni sui temi delle politiche sociali e sociosanitarie.
Saranno quindi organizzate, in modo capillare, assemblee e confronti nei Comuni con i pensionati e i cittadini, proprio per raccogliere indicazioni e proposte dalla base. Senza che sia esclusa una mobilitazione più ampia, da inserire anche in eventuali momenti di lotta a livello nazionale e regionale.
In un incontro importante come questo occorre però parlare delle politiche di sviluppo che si devono perseguire.
Sono convinto che il primo compito del sindacato e della CISL, a tutti i livelli, sia quello di perseguire una politica complessiva equilibrata, che traguardi tutti gli interessi rappresentati. Solo costruendo una società più giusta, solo costruendo un patto generazionale, tra giovani e noi anziani si possono dare risposte agli uni e agli altri. In passato, ma anche oggi, il sindacato è stato accusato di dare risposte solo ai lavoratori stabili, solo alle vecchie generazioni: basti pensare alle riforme pensionistiche che hanno introdotto il doppio regime (retributivo per gli anziani, contributivo per i giovani). Basti pensare al mancato decollo della previdenza complementare a favore dei giovani, rivendicata da anni dal sindacato, proprio per dare risposte alle fasce giovanili che rischiano di andare in pensione con un tasso di sostituzione pari al 50% dell’ultimo stipendio. Riforma oggi irrisa dal Governo. Basti pensare che il diffondersi del lavoro atipico, nelle sue forme più selvagge, potrebbe determinare situazioni ancor più penalizzanti e portare a pensioni pari al 20%/25& dell’ultimo stipendio.
Ebbene le lotte e le battaglie devono essere fatte insieme, giovani con anziani, pensionati con categorie e Confederazione, proprio perché sia rinnovato il patto generazionale e comunque per un interesse comune. Su questo aspetto il ruolo dei pensionati, della FNP, è determinante per la loro esperienza, per la loro passione, per la loro competenza di sindacalisti che lavorano a tutto campo perché si rendono conto che la società moderna è complessa e solo favorendo uno sviluppo socio economico equilibrato, si potranno dare anche le risposte ai più deboli, agli anziani, ai non autosufficienti,
E’ impensabile sperare di tenere alto il livello delle pensioni e quindi di difenderle dall’inflazione, se non si agisce per alzare il tasso di sviluppo del nostro Paese e della Sardegna in particolare. Con tassi di sviluppo vicini allo zero, se non sottozero, è impossibile pensare di creare nuova occupazione e senza nuova occupazione di qualità ( cioè non lavoro nero o atipico) non si può pensare di alimentare i fondi pensionistici e quindi di difendere il valore delle pensioni. E senza questo aumento e con il contemporaneo aumento del numero dei pensionati rispetto a coloro che contribuiscono, sarà difficile pensare ad incrementi delle pensioni.
L’obiettivo deve essere comune: puntare a politiche di sviluppo integrato, in cui abbiano ruolo l’industria, il turismo, l’agricoltura, i servizi, che creino ricchezza, battersi perché ci sia una diversa distribuzione della ricchezza, che non deve andare a favore di rendite finanziarie ma a politiche attive del lavoro, che portino nuova occupazione e quindi maggiori entrate, anche per il sistema previdenziale italiano. Separare l’assistenza che deve essere a carico della fiscalità generale dalla previdenza. Questa mi pare sia la strada maestra che dobbiamo percorrere insieme pensionati e confederazione.
E su questo i pensionati hanno dimostrato la loro sensibilità sociale partecipando sempre con impegno e passione.
Diceva il vescovo di Ivrea mons. Bettazzi alla marcia della pace di Siddi dell’anno scorso che noi dobbiamo rivendicare una diversa distribuzione della ricchezza verso il terzo mondo, non solo per solidarietà sociale ma per il nostro interesse. Ecco credo che questa massima sia da applicare anche in questo caso.
A Cagliari e nel Medio campidano stiamo cercando di sollecitare gli enti locali, ma anche le aziende pubbliche e private e le forze sociali dalla CONFINDUSTRIA alla CONFCOMMERCIO a percorrere le strade dello sviluppo. Siamo convinti che solo la sinergia, una vera concertazione almeno a livello locale, visto che il Governo non vuole saperne a livello nazionale, costituisca una ricetta infallibile per cercare sviluppo e occupazione.
Oggi il confronto con le amministrazioni più grandi del territorio è cominciato (con il Comune di Cagliari e quello di Quartu, con la ASL, con la provincia del Medio Campidano, e, parzialmente anche con la provincia di Cagliari.)
Noi valuteremo, come sempre ha fatto la CISL, le nostre controparti, i nostri interlocutori pubblici e privati sulla base non del colore politico ma di quanto sapranno fare.
E uno dei parametri sui quali costruire il giudizio sarà sicuramente il grado di attenzione che sarà prestato ai bisogni degli anziani e dei pensionati. |