07/11/2011
Oltre 500 delegati all'assemblea unitaria di Cagliari: lo sciopero e la manifestazione dell'11 uniscono.
CAGLIARI, HOTEL REGINA MARGHERITA, 7 NOVEMBRE.

500 delegati di CGIL CISL UIL cagliaritane si sono riuniti nella sala convegni dell'Hotel Regina Margherita, in preparazione dello sciopero regionale dell'11 novembre.
Le comunicazioni dei tre segretari generali provinciali (Nicola Marongiu per la relazione iniziale, Gianni Olla per l'intervento di mezzo, Fabrizio Carta per le conclusioni ) si sono inframezzate con gli interventi di nove delegati che hanno messo in evidenza i punti di crisi del territorio cagliaritano e le motivazioni per le quali il sindacato unitario aderisce allo sciopero e alla manifestazione.
I pensionati, i lavoratori del commercio e delle telecomunicazioni, quelli dell'energia, della chimica e dell'ediliza , i lavoratori del pubblico impiego, della scuola e dei servizi sanitari e delle banche si sono succeduti sul palco denunciando problemi e avanzando proposte concrete per il rilancio dello sviluppo e dell'occupazione. Anche Cagliari soffre al pari degli altri territori. Le conclusioni del segretario della Cisl di Cagliari, Carta hanno messo in evidenza che lo sciopero unitario arriva dopo un percorso lungo costellato di iniziative unitarie in Sardegna. Nonostante le divisioni nazionali e nonostante i punti di vista diversi che legittimamente esistono.
Lo sciopero del 5 febbraio 2010, la manifestazione di Oristano del settembre 2010, la manifestazione di Cagliari, Abbasanta luglio 2011, iniziative sui problemi degli anziani e su quello dei giovani, da ultimo la marcia contro la povertà del settembre 2011 a Sant’Ignazio.
Un crescendo di iniziative che hanno portato a questo sciopero che ha la pretesa di unire tutto il popolo sardo in una lotta che rivendichi unitariamente quanto è necessario per lo sviluppo della Sardegna. Le adesioni alla manifestazione del 11 sono molteplici: associazioni di vario tipo, istituzioni.
Il sindacato sardo è stato saggio e lungimirante perché ha saputo anteporre alle proprie diversità, il bene dei sardi, dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani , delle donne. Ha saputo unire e non dividere e questo va a merito della dirigenza di CGIL CISL UIL, tenendo conto della situazione drammatica vissuta dai sardi.
Le MOTIVAZIONI DELLO SCIOPERO REGIONALE SONO SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI.
Vi è iniquità nelle politiche del Governo nazionale, in condizioni di sfacelo. Di fronte alla crisi, prima negata, poi sottovalutata e poi invece conclamata siamo arrivati ad una sorta di commissariamento da parte dell’Europa.
Il debito pubblico è la zavorra che noi ci portiamo appresso e che sta facendo rotolare l’Italia verso il fallimento. L’Europa pretende credibilità (che non esiste) E PRETENDE UNA SERIE DI MISURE ANCHE pesanti.
Si tratta però di mettere in pratica le indicazioni della BCE per far rientrare dalla situazione di disavanzo, evitando di colpire le fasce più deboli della popolazione, inserendo una patrimoniale (evitando di tassare la prima casa), aggredendo in modo intelligente l’evasione fiscale, riducendo i costi della politica e gli sprechi che si annidano nella pubblica amministrazione. Su questo la nostra azione dovrà concentrasi anche sul livello locale.
Invece la manovra tarda ad essere applicata con rischi gravi per il nostro Paese e si indugia a parlare di licenziamenti facili che non c’entrano niente con il risanamento dei conti pubblici e con attacchi, più verbali che reali, al sistema delle pensioni.
Va anche superata la dicotomia giovani anziani. Basse pensioni – disoccupazione e inattività giovanile non si possono barattare. Non si possono ridurre le pensioni, già bassissime e spesso al di sotto del limite della povertà relativa, per dare qualcosa in più ai giovani. Non si possono ridurre le tutele ai lavoratori, con la scusa (fasulla) di dare lavoro ai giovani. Il risultato si otterrà invece con degli interventi armonici, recuperando le risorse dagli sprechi, dalla riduzione dei costi della politica, anche sarda, dalla lotta all’evasione fiscale, fatta seriamente.
Non c’è nulla nella manovra governativa che vada incontro alle esigenze della Sardegna. Non si deroga al patto di stabilità a favore dei sardi, come avvenuto per altre regioni, per cui si arriva al paradosso che ci sono poche risorse, perché il Governo non applica l’accordo, firmato nel 2005 per una diversa compartecipazione alle entrate a favore dei sardi e, d’altra parte, anche quel poco che c’è, non si può spendere per i vincoli di bilancio e del patto di stabilità.
La regione si è mostrata timida con il Governo, rissosa, basti pensare a quanti assessori, nei dicasteri chiave come lavoro e industria, sono stati cambiati in due anni e mezzo. Non si fanno le riforme, non si riducono le province, non si riducono le retribuzioni dei consiglieri né il numero. Non è stato rispettato l’accordo dell’anno scorso sul piano straordinario del lavoro
Cagliari dunque partecipa e condivide la piattaforma regionale, anche perché vive una crisi strisciante che magari non vede la chiusura di fabbriche emblema, ma dai dati della CIG in deroga si capisce come il tessuto produttivo cagliaritano fatto di piccole e medie aziende è in forte difficoltà.
Per questo, ha concluso il segretario della Cisl, è necessario un forte impegno per la risucita della manifestazione. Ma la riuscita numerica e qualitativa dell'assemblea odierna è un buon viatico.