23/12/2011
Conversione in legge del decreto legge 201. Nonostante le correzioni permane il giudizio negativo della Cisl.
NOTA DELLA CISL NAZIONALE
il Senato della Repubblica ha convertito in legge il Decreto legge n° 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici, adottato dal Consiglio dei Ministri il 6 dicembre u.s. e approvato con modificazioni dalla Camera dei Deputati il 16 dicembre u.s.:


- viene allentato, per il biennio 2012-2013, il blocco della perequazione al costo della vita sulle pensioni superiori a 2 volte il trattamento minimo, concedendo la perequazione al 100% sui trattamenti fino a tre volte quello minimo INPS;

- viene consentito il pensionamento al compimento di un’età anagrafica non inferiore a 64 anni ai lavoratori e alle lavoratrici che avrebbero maturato i requisiti per il trattamento pensionistico entro il 31/12/2012,

- viene ridotto l’impatto della “penalizzazione” sul trattamento pensionistico, in caso di accesso al pensionamento anticipato, in base al requisito contributivo, ad età inferiori a 62 anni. In particolare, sulla quota di trattamento relativa alle anzianità contributive maturate antecedentemente al 1° gennaio 2012 verrà applicata una riduzione dell’1% per ogni anno di anticipo dell’età rispetto a 62 anni. Tale percentuale è elevata al 2% per ogni anno ulteriore di anticipo rispetto a 2 anni. In pratica ciò significa che la riduzione percentuale annua è pari all’1% fino a 2 anni di anticipo del pensionamento rispetto ai 62 e di 2 punti percentuali per ogni anno ulteriore;

- viene potenzialmente ampliata la platea dei “derogati”, ovvero di coloro che conservano i requisiti anagrafici e contributivi precedenti anche dopo il 31/12/2011, purché gli accordi sindacali di mobilità o di esodo incentivato (nel caso di lavoratori beneficiari delle prestazioni a carico dei fondi di solidarietà) siano stati stipulati anteriormente al 4/12/2011. I “lavoratori in esodo” restano a carico dei fondi di solidarietà fino al compimento di almeno 59 anni di età, qualora maturino i requisiti di pensionamento prima di questa età;

- con effetto dal 1/1/2012 le aliquote contributive pensionistiche di finanziamento e computo (calcolo) della pensione dei lavoratori artigiani e commercianti iscritti alle gestioni autonome dell’INPS sono incrementate di 1,3 punti percentuali ogni anno fino a raggiungere il 24% (attualmente l’aliquota è del 20%);

- viene introdotta, per gli anni 2012 – 2013, una ulteriore detrazione dall’IMU sulla abitazione principale di 50 euro per ciascun figlio fino a 26 anni dimorante nell’abitazione stessa oggetto dello sgravio. L’importo complessivo della maggiorazione, al netto della detrazione di base (200 euro), non può superare l’importo massimo di euro 400;

- viene rimodulata l’imposta di bollo sui conti correnti, titoli, strumenti e prodotti finanziari, nonché sui valori “scudati” e sulle attività finanziarie ed immobiliari detenute all’estero.

Nonostante queste modifiche abbiano migliorato in sede di conversione il testo del provvedimento, le misure in esso contenute presentano caratteri di forte iniquità per la scelta di intervenire pesantemente sulla struttura dei diritti pensionistici dei lavoratori e per l’inasprimento della pressione fiscale a seguito della reintroduzione dell’imposta municipale sulle abitazioni principali, mentre appaiono troppo timide le misure di contenimento della spesa pubblica improduttiva, con particolare riguardo ai costi della politica.

Al tempo stesso la portata dell’intervento rischia di generare pesanti effetti recessivi in una situazione economica e sociale profondamente deteriorata per effetto del peggioramento di tutti i grandi aggregati economici, delle ricorrenti crisi aziendali e dell’aumento del tasso di disoccupazione.

Una maggiore equità della manovra sarebbe stata sicuramente possibile attraverso un’ulteriore riduzione dei costi della politica e l’introduzione di una tassazione patrimoniale di tipo strutturale, che avrebbe consentito una più giusta distribuzione del prelievo fiscale, riducendo il disagio economico e sociale dei lavoratori dipendenti, dei pensionati e delle loro famiglie. Le misure a sostegno della crescita appaiono troppo timide e si caratterizzano per un intervento “a pioggia” che non premia le imprese più virtuose e non è in grado, dunque, di generare un miglioramento della frontiera di specializzazione produttiva del nostro sistema economico.

Sul piano del metodo il Governo si è limitato a comunicare alle Parti sociali le decisioni prese, evitando un reale confronto anche durante la fase di conversione parlamentare del provvedimento.

Cisl, Cgil e Uil, che avevano presentato unitariamente numerose proposte di modifica del provvedimento, hanno sottolineano l’esigenza di apportare ulteriori correttivi, che a partire da quelli di carattere fiscale e previdenziale sono stati concordati, cogliendo l’occasione della prossima adozione del “Decreto mille proroghe”. Vi rimettiamo, in allegato, oltre al testo del provvedimento e ad una nota sintetica di commento, una analisi sulla situazione del debito pubblico.
Ulteriori note su www.cisl.it