29/12/2011
Va via il 2011, rimangono i problemi, ma resta un sindacato, la CISL, vivo e pronto a difendere e tutelare lavoratori e pensionati.
Cagliari 29/12/2011

BUON ANNO
Saluti di fine anno del segretario Cisl Cagliari

Annus horribilis si è soliti definire un anno nel quale non sono andate bene le cose. Ed anche l'anno che sta per finire, il 2011, si può definire tale, La crisi economico finanziaria che sta attanagliando da diverso tempo l'Europa, l'Italia e, di conseguenza, la Sardegna e la nostra provincia, ha colpito anche nel 2011.

C'eravamo illusi e qualcuno ce lo faceva credere che la crisi era un'invenzione, poi che esisteva ma stava per finire il periodo di vacche magre, che l'Italia aveva risposto meglio di altre nazioni europee. Ma, purtroppo non era così: siamo come un cavallo in rottura prolungata e non si vede la fine. E' caduto un Governo, ne è stato eletto un altro ma i problemi sono lì, non sono miracolosamente scomparsi. L'Italia è sull'orlo del fallimento, rischia di finire come la Grecia, anche se la sua crisi, per le dimensioni della nazione, rischia di travolgere l'euro e con essa l'Europa nella quale avevamo creduto. Un'Europa che ha dimostrato la sua debolezza politica, con un sindacato europeo, del quale ci sarebbe grande bisogno, del tutto assente nel rispondere alla crisi con politiche più ampie.

La borsa che va male potrebbe non interessare lavoratori, pensionati e disoccupati che hanno scarsa dimestichezza con essa e che sicuramente detengono pochissime azioni. Ma essa è un sintomo grave. Per pagare gli interessi necessari a mantenere l'altissimo debito pubblico italiano (1900 miliardi di euro, il 123% del prodotto interno lordo), l'Italia sottrae risorse allo sviluppo, alla crescita che vogliono dire più occupazione, più lavoro.
I termini apparentemente astratti che si usano (spread, diminuzione del PIL, aumento del debito pubblico, default) in realtà significano aumento dei tassi di disoccupazione, diminuzione dei tassi di occupazione, aumento degli scoraggiati, l'aumento dei giovani che non studiano, non lavorano, non cercano lavoro. Significano anche che le pensioni ed i salari si riducono, non solo in termini reali ma perfino nominali. Significano che il divario tra ricchi e poveri aumenta ogni giorno e che coloro che sono a rischio di povertà aumentano in maniera esponenziale, anche se la Regione Sardegna ha investito molti soldi per combattere la povertà, senza però risultati concreti.

Il nuovo Governo è intervenuto con provvedimenti pesanti che hanno colpito i pensionati, i pensionandi, in modo odioso, coloro che hanno risparmiato una vita per acquistare la prima casa. Una manovra, magari necessaria ma iniqua, che la stessa Banca d'Italia ha definito recessiva, e che è stata corretta in parte dalla tambureggiante iniziativa sindacale, condotta fino alla vigilia di Natale. E che continuerà. Un dato positivo c'è: il sindacato ha ripreso a marciare unito, non solo in Sardegna, dove lo faceva da tempo, ma anche a livello nazionale. Ora si parla di crescita, ma non dobbiamo dimenticare che potremo migliorare la nostra condizione, solo non ripetendo gli errori del passato: il consumismo, lo spreco pubblico e privato, la distruzione dell'ambiente, le furbizie, l’evasione fiscale vanno messi al bando. Si deve riscoprire il valore del lavoro, della persona, della sobrietà. E la crisi fa brutti scherzi. Basti pensare agli episodi di razzismo registrati negli ultimi tempi, vedi l'uccisione assurda di alcuni senegalesi a Firenze da parte di un estremista forse psicopatico, ma la cui azione va condannata duramente o la distruzione di un campo ROM a Firenze. Non sono fatti da sottovalutare e noi come CISL dobbiamo essere vigili perché nel nostro DNA ci deve essere la cultura dell'accoglienza, come cerchiamo di fare nei nostri uffici tutti i giorni.

Diceva il vescovo Bettazzi che andare incontro ai poveri non deve essere solo un fatto assistenziale ma è nel nostro interesse, perché una società ed un mondo con disuguaglianze, produrrà solo guerre ed ingiustizie.
Tutto ciò nell'assenza di una classe politica decente, a tutti i livelli. I partiti hanno fatto un passo indietro per non prendere i provvedimenti che andavano approvati e poi scaricare le colpe sugli altri. In Sardegna la situazione è simile: la casta difende i privilegi, gli sprechi, lo status quo. Ci sono stati segnali di cambiamento, vedi quanto successo a Cagliari, ma è troppo presto per dare un giudizio sui risultati che verranno. Tutto ciò mentre la Provincia di Cagliari ha visto il suo presidente costretto alla decadenza e non è un bel vedere..

Ma possiamo pensare che tutto questo non incida nel nostro agire quotidiano ? Nell'ultimo anno, secondo i dati della provincia di Cagliari, su circa 75000 avviamenti al lavoro solo il 24% sono assunzioni a tempo indeterminato, il resto a tempo determinato o atipiche. E l'unico settore dove il saldo avviamenti/cessazioni è positivo, è quello dei servizi alle famiglie. Il nostro target cambia, non più solo lavoratori fissi stabili, ma precari, con uno stato sociale ed un sistema di ammortizzatori sociali scadente.
Gli ammortizzatori sociali in deroga sono un rimedio che lenisce, ma non elimina la malattia. Non ci sono politiche di rilancio, non ci sono politiche di riavviamento al lavoro, di formazione mirate alla ricollocazione dei lavoratori, che rischiano di rimanere a tempo indefinito in un bacino senza speranza: insomma anche i lavoratori socialmente utili a volte ritornano. Ma a questi e ai tanti giovani che affollano le nostre sedi dobbiamo dare risposte e per questo ci vuole impegno e solidarietà.
In Sardegna e anche a Cagliari la CISL ha dimostrato anche quest'anno la sua vitalità, il suo essere punto di riferimento serio e costante per tanti iscritti e non iscritti. Tante sono state le manifestazioni, tante le nostre bandiere e se forse i risultati concreti non sono tanti a fronte della sordità della classe politica regionale e locale, tuttavia un risultato è stato raggiunto: la coesione tra i lavoratori ed i pensionati, tra i giovani e gli anziani che qualcuno vorrebbe dividere.
Nell'ultima manifestazione regionale (una delle più grandi che si ricordino) la gente, nonostante la crisi, era contenta di sfilare in città unita, senza distinzione di sindacato o di colore politico. Un valore importante che abbiamo il dovere di preservare per noi e per i nostri figli.
La CISL di Cagliari, nelle sue articolazioni, deve lavorare come un sol uomo se, a dispetto dei tagli che subiscono i nostri patronati ed i nostri CAF, vuole continuare ad assistere, difendere e rappresentare i più deboli della società: i lavoratori, i disoccupati, i precari, i pensionati, i giovani e gli anziani, le donne.
Questo è il compito che abbiamo e questo anche la UST di Cagliari, con i suoi collaboratori, pur con tanti difetti, ha cercato di fare e farà anche in futuro. Come diceva Carniti: il sindacato o è solidarietà o non è !!

BUON ANNO 2012 A TUTTI.

nota del segretario generale della Cisl Fabrizio Carta