25/11/2005
Sciopero generale 25 novembre: l'intervento del segretario della CISL di Cagliari Fabrizio Carta
SCIOPERO DEL 25 NOVEMBRE 2005

Intervento di Fabrizio Carta Segretario Generale CISL Cagliari

Ancora una volta, siamo qui in piazza, per le vie della città di Cagliari per dimostrare tutta la contrarietà del sindacato, di CGIL CISL UIL alla legge finanziaria nazionale.

Migliaia di persone, di donne e di uomini, di cittadini, di lavoratori, di pensionati, studenti, disoccupati manifestano in queste ore, insieme a CGIL CISL UIL tutto il loro malumore e tutte le preoccupazioni per una situazione socio economica drammatica.

E’ la sesta volta che si proclama uno sciopero generale contro il Governo e contro una politica economica sbagliata che ha portato l’Italia al declino economico e sociale, ha aumentato la povertà, ha ampliato la forbice tra i ricchi e i poveri. Ed è uno sciopero ben meritato, quasi cercato dal Governo. Non uno sciopero politico, ma uno sciopero contro provvedimenti sbagliati, portati avanti in modo ostinato dal Governo, inutili, anzi dannosi.

Vi ricordate l’anno scorso? Il Governo aveva annunciato una grande riforma fiscale. Questa riforma, diceva il ministro Tremonti, avrebbe rilanciato lo sviluppo e l’occupazione !? In realtà, è stata una riforma fiscale che ha favorito pochi ricchi e non ha risolto alcun problema. Ha violato il principio della progressività delle imposte. Non ha combattuto i vergognosi fenomeno dell’evasione fiscale e del lavoro nero. Anzi, con la politica dei condoni, si è teorizzato che era giusto lavorare in nero e non pagare le tasse !!!

Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio hanno suonato offesa per i lavoratori e i pensionati, unici da sempre a pagare le tasse per intero.

La riforma ha sottratto risorse alle politiche di sviluppo !!

Dopo un anno ecco il risultato:

ALTRO CHE SVILUPPO

· Un tasso di sviluppo praticamente pari a ZERO.
· Il prodotto interno lordo aumenta solo dello 0,1% nel 2005 a fronte di ben altri risultati dei Paesi Europei
· Il debito pubblico, dopo anni, aumenta e raggiunge la quota del 106%. Rspetto al prodotto interno lordo.
· Il rapporto deficit/prodotto interno lordo supera i limiti stabiliti dall’Unione europea, nonostante, anzi a causa della finanza creativa di Tremonti.
· L’occupazione non aumenta né in quantità né in qualità. Non facciamoci ingannare dalle statistiche: sono falsate dal metodo di rilevazione dei dati. Si dice che la disoccupazione è diminuita: francamente noi non ce ne siamo accorti !!
· In Sardegna ci sono centomila disoccupati, ma ci sono altrettante persone che hanno un lavoro precario e non riescono a sbarcare il lunario. Nella nostra provincia i tassi di disoccupazione sono ancora altissimi e il fenomeno del lavoro nero non regredisce, come dimostrano i dati sugli infortuni sul lavoro.
· Nel Fondo dei lavoratori parasubordinati presso l’INPS sono iscritti migliaia di collaboratori e di lavoratori a progetto che operano nelle Pubbliche amministrazioni e nelle aziende private. In Sardegna ve ne sono 80000, a Cagliari si supera la soglia dei 40000: ciò dimostra che vi è un utilizzo distorto del lavoro parasubordinato che camuffa spesso un lavoro dipendente.
· Il costo della vita non accenna a scendere e impoverisce la gente, perché non esiste una politica dei redditi, non si controllano i prezzi e le tariffe aumentano più dei salari. Nella nostra città si parla dell’esistenza di 30 mila poveri e questi non sono solo i disoccupati, ma anche lavoratori monoreddito con stipendi al limite della soglia di povertà, pensionati che vedono falcidiato il valore del loro reddito.
· Il fenomeno della povertà colpisce sempre più nuove fasce sociali: giovani famiglie che non riescono ad avere un’abitazione dignitosa nonostante le promesse di Berlusconi. Anziani, disabili, cinquantenni senza posto di lavoro.
· Non si garantiscono le risorse per gli ammortizzatori sociali, anzi diminuiscono i fondi per gli ammortizzatori in deroga, mentre sono a rischio i fondi per la prosecuzione del lavoro socialmente utile. Ma nei confronti di questi lavoratori ci attendiamo di più anche dalla Regione e dal sistema degli enti locali, perché la scadenza dei contratti è alle porte e non si vedono interventi di stabilizzazione all’orizzonte.
· Si taglia pesantemente il Fondo unico per lo spettacolo sia a livello nazionale che regionale. L’Italia è una nazione nella quale per la cultura e lo spettacolo si investe molto meno che nelle altre nazioni europee. In Italia si arriva allo 0,2% contro il 2% della Francia e questo mette a rischio anche tanti posti di lavoro.
· Si tagliano i fondi per l’Università, per la ricerca e per l’innovazione, per la scuola, per la cooperazione internazionale, mentre milioni di bambini muoiono di fame nel terzo mondo.
· Si dà qualche piccolo contentino per le famiglie con misure una tantum, tipo premio per le nascite, che non risolvono i problemi.
· Si riducono i trasferimenti del 6% agli Enti locali, con il rischio che poi i Comuni taglino proprio sui servizi sociali.

E mentre la gente diventa sempre più povera e non si rilancia lo sviluppo e l’occupazione, si assiste invece ad un trasferimento di ricchezza a favore degli speculatori, delle banche, a favore di coloro che hanno approfittato dell’introduzione dell’EURO, per arricchirsi.

I lavoratori e i pensionati soffrono, mentre le società finanziarie e le banche sorridono, vedendo gonfiarsi i loro bilanci e i loro utili, approfittando dell’indebitamento da parte delle famiglie.

Non si tassano adeguatamente le rendite finanziarie, mentre l’imposizione fiscale sul lavoro dipendente è esagerato.

Non si costituisce, come proposto dal sindacato confederale e dal sindacato dei pensionati il fondo per la non autosufficienza, per la cui costituzione si stanno raccogliendo le firme per una porposta di legge.

L’Italia è un Paese che non ha saputo costruire un sistema di stato sociale che venga incontro alle esigenze dei lavoratori e spesso la flessibilità si trasforma in una precarietà senza regole: Cosa che non possiamo accettare.

La Finanziaria proposta dal Governo è quindi una legge iniqua ma è anche una legge elettoralistica, perché punta spudoratamente ad accontentare gruppi di potere che garantiscono voti e si dimentica dei problemi generali e dei cittadini più deboli.

Non stanzia i soldi per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici e mette a rischio decine di migliaia di posti di lavoro precari nella pubblica amministrazione.

Questa Finanziaria e questo Governo non si preoccupano neanche di affrontare il secolare problema del sottosviluppo del mezzogiorno e della Sardegna alla quale vengono negate le entrate che pur spettano per legge statutaria.

Ma il Governo, o meglio una parte del Governo con in testa il Presidente del Consiglio, che è bravissimo, ma solo a tutelare gli interessi suoi e delle sue società di assicurazione, hanno fatto una riforma delle pensioni assolutamente iniqua, che penalizza in modo ingiusto fasce di lavoratori attraverso il famose gradone che crea solo ingiustizie.

E non viene messa in cantiere la riforma della previdenza complementare. O meglio, notizia di ieri, la riforma si fa slittare al 2008: Bel modo di fare le riforme, a futura memoria !!!

Noi abbiamo un debito verso i giovani: se non si mette in piedi, in fretta, un sistema di previdenza complementare decente, i nostri giovani, già penalizzati dall’introduzione del metodo contributivo, rischiano non solo di dover attendere anni prima di poter andare in pensione, ma anche di avere una pensione bassissima, pari al 50% dell’ultimo stipendio e se sono lavoratori atipici non si arriverà neanche al 25%.

Ebbene il Presidente del Consiglio vuol bloccare la riforma perché vuol favorire le sue assicurazioni: è una cosa intollerabile e vergognosa ! Noi diciamo NO a tutto questo.

Ma non c’ è solo una questione di merito che non va in questa Finanziaria.

Non va bene neanche il metodo: la concertazione non esiste più ! si parlava di dialogo sociale ma si è arrivati a semplici comunicazioni. Ma come si può pretendere di fare le riforme se non si coinvolgono le forze sociali, il sindacato, i lavoratori, gli enti locali.

Si dovevano concordare i tassi di inflazione programmati e invece essi vengono fissati arbitrariamente, in modo irragionevole e ingiusto, mentre i prezzi e le tariffe aumentano in modo vertiginoso.
Ma la concertazione per noi è una politica da utilizzare sempre e non solo quando fa comodo alle aziende o ai Governi, di qualunque segno siano. E’ l’unica ricetta per risollevare il nostro Paese ma anche la Sardegna dalla crisi socio economica.

Noi diciamo alla Regione, ma anche alla Provincia e ai Comuni: Noi non vogliamo essere chiamati solo a fare sacrifici, i lavoratori e i pensionati, il sindacato vogliono partecipare alle scelte, vogliono avanzare proposte come facciamo per questa finanziaria nazionale, ma anche a livello locale.

E guardate, non possiamo neanche tollerare la sindrome del Governo o della Giunta amica ! Noi non abbiamo Giunte amiche, ma solo controparti da giudicare sulle cose concrete, a tutti i livelli regionali, nazionali e comunali.

Le responsabilità gravissime del Governo nazionale non ci devono far dimenticare le manchevolezze della Giunta Regionale o delle Giunte comunali, Cagliari in testa. Il sindacato supporta la Regione quando rivendica il versamento di quanto dovuto sulle quote IRPEF e IVA di competenza della Sardegna, come previsto. E PER QUESTO CHE SAREMO A ROMA con le forze sociali, con gli amministratori locali il 1 di dicembre. IL GOVERNO DEVE DARE AI SARDI QUANTO LORO SPETTA.

Ma saremo pronti a criticare la Regione quando non mette in atto chiare politiche industriali ed energetiche, capaci di difendere e rilanciare il settore industriale o quando mette al tappeto un sistema di formazione professionale, sicuramente da rivedere, ma senza buttare a mare le migliaia di dipendenti che oggi rischiano il posto. O quando considera con fastidio e come una perdita di tempo la concertazione con i lavoratori.

La Regione non può reclamare competenze e poteri dallo Stato e poi essere più centralista del Governo nei confronti di comuni e province alle quali vanno date le risorse, le competenze, il personale per funzionare.

Non si può da un lato criticare giustamente la revisione della costituzione e una devoluzione che danneggia le regioni meridionali e poi non fare una riforma della regione che sia condivisa dalle forze sociali e non danneggi i lavoratori.

Noi rivendichiamo con forza un coordinamento delle iniziative a livello locale. Occorre che la Provincia diventi l’ente che coordina e programma gli interventi nei diversi campi: dalle politiche sociali, alla gestione dei rifiuti, dai trasporti alle politiche infrastrutturali.

Ma un invito anche alla CONFINDUSTRIA, alle controparti che dopo aver concordato alcune posizioni rispetto alla Finanziaria, si defila nella critica al Governo, spinge su di esso perché non siano date le risorse ai contratti pubblici. Si accontenta di una piccola riduzione del costo del lavoro, ma soprattutto BISOGNA CHIUDERE I CONTRATTI ANCORA APERTI A PARTIRE DA QUELLO DEI METALMCCANICI CHE IL 2 SARANNO A ROMA PER L’ENNESIMA PROTESTA.VANNO BENE I PATTI DI GOVERNANCE MA E’ PIU’ IMPORTANTE RICONOSCERE AI LAVORATORI I LORO DIRITTI.
Qualcuno dice che lo sciopero è un rituale, che dallo sciopero non ci sono risultati, che nonostante gli scioperi, il Governo fa quello che vuole.

Ebbene, essere in piazza oggi è importante: sicuramente per arginare la prepotenza di un Governo ormai in agonia, ma significa anche testimoniare che i valori importanti sono quelli della solidarietà, della giustizia sociale, dell’eguaglianza. E proprio perché la società non cresce economicamente, di questi valori c’è ancora più bisogno, perché l’obiettivo deve essere quello di distribuire meglio le risorse, di ripartire meglio la ricchezza, di costruire uno stato sociale degno di questo nome.

Tanto più per una Regione come la Sardegna e come la nostra provincia che vede tante crisi aziendali e che solo nei giorni scorsi, ultima regione italiana, attua la riforma dei servizi per l’impiego.

Ma il Sindacato non protesta solo. E’ anche in grado di proporre politiche generali che tutelano il lavoratore ma servono a tutto il Paese. E che valgono oggi, con questo Governo, ma saranno tali anche con il prossimo.

Gli scioperi generali sembrano scivolare come acqua sul greto di un torrente, le manifestazioni, pur imponenti, hanno dato risultati solo parziali. Ma questo non ci deve far arretrare: POSSONO ESSERCI OCCASIONI IN CUI NON ABBIAMO LA FORZA DI IMPEDIRE L’INGIUSTIZIA, MA NON DOBBIAMO MAI RINUNCIARE A PROTESTARE. PER QUESTO SAREMO IN CAMPO ANCHE IN FUTURO NELL’INTERESSE DEI LAVORATORI, DEI PENSIONATI, DEI DISOCCUPATI.