E' indispensabile una forte reazione politica della Sardegna all'attacco da parte del Governo all'autonomia speciale dell'isola"
Con spending review e i risparmi alla spesa pubblica si attua un attacco alla specialità e ai diritti della Sardegna
Cagliari 24.08.2012 - È urgente e indispensabile una forte reazione politica, istituzionale e sociale della Sardegna all'attacco senza precedenti all'autonomia speciale dell'Isola da parte del Governo supportato da opinionisti espressione di una concezione centralistica e ottocentesca dello Stato.
Mentre è ai minimi termini la capacità produttiva del sistema economico regionale, a causa soprattutto delle diseconomie esterne ai processi produttivi (energia, trasporti e continuità territoriale in primo luogo), e per il venir meno di un modello di sviluppo da anni in agonia, le rappresentanze di Governo stritolano la Sardegna con i vincoli del Patto di stabilità, con i mancati trasferimenti finanziari e con la spending review.
Mai come oggi, dunque, lo Stato centrale, nelle sue diverse articolazioni, risulta assente e lontano dai problemi dello sviluppo e del lavoro nell'Isola.
È vero che la crisi dell'autonomia speciale non consente di affrontare compiutamente le emergenze del lavoro e dello sviluppo, ma il fatto che si siano consumate in più di sessant'anni le idee forti dell'autonomia e della rinascita non significa che si debba ritornare a un passato caratterizzato da un centralismo ancora più consistente che metteva in discussione non solo la democrazia come modello partecipativo ma anche il principio della sussidiarietà come elemento fonda-mentale della giustizia sociale e di una più equa distribuzione della ricchezza.
Non è in crisi l'idea e la pratica dell'autogoverno, che deriva dal riconoscimento della specialità e specificità dell'Isola, ma il modello di uno Stato che, nel ridistribuire funzioni e competenze alle Regioni, soprattutto a quelle speciali, non ha garantito adeguati poteri e, nel contempo, un'autoriforma dell'amministrazione centrale.
È mancata l'dea federalista in una realtà nazionale dove le enormi diversità storiche, culturali e sociali necessitavano di una maturità e protagonismo dei gruppi dirigenti a tutti i livelli, piuttosto che una gestione clientelare e assistenziale della politica e delle istituzioni, dal centro verso la periferia.
Oggi si invoca un ritorno al passato, perché questo significa ridurre le Regioni a mera amministrazione periferica dello Stato, e quelle speciali omologate cancellando anni di impegno e di lotta per l'autogoverno e, insieme, la stessa storia di queste realtà.
Un assaggio di quel che potrebbe succedere in termini sistematici è quello che oggi succede alla Sardegna, penalizzata dalle decisioni del Governo anche quando ha una disponibilità notevole di spesa e vincolata da un iniquo Patto di stabilità, mentre i Governi che si sono succeduti hanno fatto orecchie da mercante sui diritti dei sardi e sulla richiesta di pari opportunità rispetto al resto del Continente.
Ecco perché alla politica e alle istituzioni sarde, dopo le imponenti manifestazioni sindacali di questi mesi, viene chiesto di rispondere mobilitando le coscienze e mettendo in campo la necessaria reazione a una omologazione della storia e delle condizioni economiche e sociali che allontanerebbe, ancora una volta, i diritti dei sardi alle pari opportunità e all'autogoverno.