IL 5 NOVEMBRE SI E' TENUTA UNA SEDUTA STRAORDINARIA DEL CONSIGLIO PROVINCIALE DI CAGLIARI per certificare lo stato di crisi socio occupazionale della provincia.
Il resoconto, apparso sul sito istituzionale, non dà però conto degli interventi del sindacato, anche se, in larga misura, la relazione introduttiva del presidente, ricalca il documento consegnato da CGIL CISL UIL territoriali.
La Cisl era presente con i segretari territoriali Fabrizio Carta e Mimmo Contu.
Nell'intervento effettuato la CISL, dopo aver invitato il consiglio e tutta la comunità presente ad essere più attiva nel rivendicare la soluzione dei problemi della nostra provincia, ha chiesto:
1) che la provincia svolga il suo ruolo, con efficacia, negli ambiti di propria competenza primaria (politiche del lavoro, centri servizi lavoro, formazione, politiche di reimpiego etc.).
2) Che le forze istituzionali e sociali della provincia facciano fronte comune ed intreccino una grande alleanza capace di rivendicare in modo non provinciale, la strategicità, anche regionale, di alcuni investimenti nell'area e nella provincia.
3) La predisposizione di una sorta di piattaforma comune da presentare a Regione e Govenro.
Tutto ciò nell'intento di rispondere alle migliaia di persone che soffrono, spesso silenziosamente ed in maniera invisibile, senza clamori ma con grande dignità: disoccupati, pensionati, lavoratori a basso reddito e tanti precari.
ECCO quanto scritto sul sito della provincia:
CRISI: PROVINCIA CAGLIARI LANCIA ALLARME DISOCCUPAZIONE
DICHIARATO STATO DI CRISI, PERSI 3000 POSTI DI LAVORO IN UN ANNO
CAGLIARI
(ANSA) - CAGLIARI, 5 NOV - Quasi centoventiseimila iscritti ai Centri servizi per il lavoro e
tasso di disoccupazione che continua ad aumentare. E ancora: 455 posti di lavoro conquistati, ma
3.648 persi per un saldo negativo, tra 2010 e 2011, di 3.229 persone rimaste senza impiego. Sono
alcuni dei numeri che hanno convinto la Provincia di Cagliari ad una dichiarazione dello stato di
crisi del territorio con una seduta straordinaria dell'assemblea e un ordine del giorno che impegna
presidente e Giunta a rivolgersi ad esecutivo e Consiglio regionale per trovare una soluzione. Una
convocazione, quella di stamattina, a Palazzo regio allargata a sindaci, sindacati, rappresentanti dei
commercianti e delle organizzazioni imprenditoriali. Altri dati: i Centri servizi hanno registrato in un anno un aumento del 5,3 per cento (6.044 unità). Mentre in due anni si è arrivati a un incremento di circa 10mila iscritti. Lavoro che non c'é, ma anche sempre in bilico. In una parola, precario: il 72,8 dei rapporti di lavoro avviati nel 2011 si è concluso entro la fine dello stesso anno. Mentre gli
avviamenti a tempo indeterminato raggiungono appena il 19,8 per cento del totale. Quasi cinquemila persone beneficiarie di cassa integrazione o mobilita si sono rivolte almeno una volta ai
Csl. I settori più colpiti sono edilizia, commercio, industria e credito. L'unico saldo positivo
riguarda il lavoro domestico: il maggior numero di assunzioni riguarda gli addetti alle pulizie. "La
provincia - ha detto il presidente del Consiglio dell'ente intermedio Roberto Pili- che rappresenta la
parte del territorio regionale dove si concentra il 35 per cento della popolazione in Sardegna, ma
oltre il 50 per cento delle attività economiche e produttive, si sta avvitando in una crisi che, se è
equiparabile a quelle degli altri territori più in sofferenza (Sulcis, Sassarese), si preannuncia assai
più catastrofica per le conseguenze sul complesso della economia regionale". Dibattito in Consiglio:
"Un impoverimento del mondo del lavoro - ha detto Alessandro Sorgia del Pdl - ma anche culturale. C'é bisogno di passare subito dalla protesta alle proposte operative. Le priorità? Energia, trasporti e logistica". (ANSA).