06/04/2013
Sardegna. Lo stallo politico nella definizione del nuovo governo penalizza la regione, ferme tutte le più importanti vertenze e il confronto Stato-Regione.
Ferme tutte le più importanti vertenze della Sardegna
Cagliari, 5 aprile 2013. "Lo stallo politico nella definizione del nuovo Governo penalizza ancora di più la Sardegna per le note e da tempo insolute vertenze riguardanti i settori produttivi e il rapporto Stato - Regione". Così il Segretario generale della Cisl sarda, Mario Medde. "Certo, -prosegue- c'è una responsabilità della Regione che vive una fase di profonda crisi politica e istituzionale, mentre va a esaurirsi una deludente legislatura, ma le difficoltà " romane " e lo stallo negli equilibri politici sono una causa di ulteriori difficoltà per lo sviluppo e il lavoro nell'isola. Infatti senza un ruolo attivo dello Stato e una maggiore efficacia della Regione la questione sociale dell'Isola e' irrisolvibile e tenderà anzi a peggiorare. Dalle due istituzioni e' utile attenderai molto di più di un semplice richiamo alle priorità, soprattutto quella della disoccupazione che va affrontata, invece, attraverso immediati interventi e risolvendo i nodi strutturali antichi che pesano sulla Sardegna. Non si è di fronte solamente agli effetti della crisi economica e finanziaria, ma alle conseguenze di una politica recessiva e iniqua che porta nell'isola a una distribuzione del reddito a danno delle categorie più povere e a ridurre la capacità della Sardegna nella produzione di ricchezza. Per questo e' urgente che il rapporto Stato - Regione riprenda per rinegoziare il patto costituzionale attraverso un nuovo statuto e, nel contempo, produrre un profondo cambiamento nelle istituzioni sarde e nelle politiche del lavoro e dello sviluppo. Gli obiettivi più importanti sono:
1) il riconoscimento dello status di insularità; per recuperare le diseconomie esterne ai processi produttivi e il diritto dei sardi alla mobilità reale delle persone e delle merci.
2) l'autonomia finanziaria della Regione; indispensabile per promuovere le basi materiali e immateriali dello sviluppo. Può concretamente realizzarsi non solo attraverso la leale partecipazione dei cittadini al raggiungimento di questo obiettivo, ma anche a condizione che lo Stato onori i suoi impegni e crediti, a partire dai trasferimenti erariali e tributari dovuti negli anni, ai fondi per le aree sottoutilizzate, all'attuazione di quanto previsto dallo statuto speciale circa il Piano di Rinascita dell'Isola.
3) la revisione del patto di stabilità e' per la Sardegna, indispensabile per garantire una migliore e maggiore capacità di spesa utile a promuovere il lavoro e lo sviluppo e ad attutire l'impatto della crisi.
4) la partecipazione dello Stato al rilancio del sistema industriale; condizione fondamentale non solo per arrestare il declino dei settori strategici per la Sardegna e per il Paese ( chimica, metallurgica non ferrosa, tessile, allevamento e agro-alimentare), ma anche per promuovere le condizioni necessarie ad attrarre nuove intraprese, favorendo le bonifiche e le riconversioni produttive dei siti dismessi o in via di dismissione.
5) il recupero del divario infrastrutturale sia nelle reti ( viarie, ferroviarie, portuali, marittime e loro terminali, snodi intermodali, idriche, energetiche e telematiche) sia nei servizi pubblici essenziali ( scuola, sanità, trasporti pubblici locali, uffici pubblici e sicurezza, poste e servizi finanziari, servizi sociali, cultura e sport). Fatto 100 l'indice medio in Italia, la dotazione infrastrutturale sarda si attesta tra il 28,7% della provincia di Nuoro e il 50% di Cagliari. Tutta la regione si colloca molto al di sotto del l'indice medio nazionale. Perché tutto ciò diventi credibile e' però necessario che il Governo nazionale si impegni a che le vertenze aziendali aperte ( Alcoa, Euroallumina e tutta la filiera del petrolchimico, l'apertura del tavolo nazionale sul tessile, la questione energetica, l'agro-industria) trovino un tavolo di confronto e una definizione in tempi accettabili.