18/09/2013
Il Pontefice a Cagliari - Lettera aperta a Papa Francesco della associazione "Carta di Zuri" in occasione della sua visita alla Sardegna
Assemblea della Carta di Zuri dell'11 settembre 2013

Caro Papa Francesco,
Le siamo grati per questa visita nella nostra Regione a distanza di cinque anni da quella di Papa Benedetto.
Sono ancora vive nel nostro ricordo le immagini e le parole che il Papa rivolse allora alla nostra Isola, soprattutto quelle indirizzate ai giovani: "...voi costituite il futuro pieno di speranza di questa Regione. Conosco il vostro entusiasmo, i desideri che nutrite e l'impegno che ponete per realizzarli. Non ignoro, tuttavia, anche le difficoltà e i problemi che incontrate. Penso, ad esempio, alla piaga della disoccupazione e della precarietà del lavoro, che mettono a rischio i vostri progetti, penso all'emigrazione, all'esodo delle forze più fresche e intraprendenti..."

Da allora le cose non sono migliorate. La lunga crisi ha accentuato i problemi. Sono cresciute la disoccupazione e la povertà. La condizione di precarietà sta producendo conseguenze gravissime che ci sembrano ben descritte dalle parole della CEI: "fragilità sociale, futuro spezzato, sperpero antropologico".
In Sardegna quasi la metà della popolazione ha un reddito al di sotto della soglia di povertà relativa e assoluta.
L'Enciclica Caritas in Veritate ci ha ricordato che "i poveri in molti casi sono il risultato della violazione della dignità del lavoro umano". Per questo motivo le organizzazioni sindacali, nelle recenti manifestazioni, hanno ribadito: "Prima di tutto il lavoro". La mancanza del lavoro, infatti, crea guasti irreparabili, che coinvolgono la vita dell'uomo, quindi la sua identità, la sua libertà, la sua responsabilità.

Per contrastare questi gravi fenomeni abbiamo costituito un movimento, noto come "Carta di Zuri", al quale partecipano diversi soggetti, espressione della società civile, della comunità ecclesiale, dell'associazionismo, del sindacato, del volontariato.
E abbiamo scelto come oggetto simbolo sa bertula, l'antica bisaccia dei lavoratori della campagna. Questa bertula viene donata proprio dalla comunità di Zuri, antico e piccolo villaggio, simbolo di una realtà diffusa e spesso dimenticata, quella delle aree interne e dei piccoli comuni, sottoposti a violenza dalla storia e da una emigrazione che li ha impoveriti.
Per noi sa bertula è icona e messaggio: la chiamiamo sa bertula de sos poveros, de sa vida, de su traballu e de sa paghe.

Nella nostra cultura sa bertula è simbolo di vita: in essa i nostri pastori e contadini portavano il pane e i viveri per le tante giornate da trascorrere in campagna.
Possiamo considerarlo un simbolo del lavoro: con essa venivano trasportati il latte, il formaggio e gli altri frutti della terra.
La bertula della comunità di Zuri contiene anche il messaggio della pace. Infatti la chiesa di S. Pietro in Zuri, nell'antichità rappresentò un punto di riferimento per comporre le controversie e fu la meta di pellegrinaggi penitenziali.

Santità, questa bertula che Le doniamo contiene anche la nostra preghiera e l'adesione al suo appello per la pace.
Spesso sa bertula è rimasta desolatamente vuota a causa dell'ingiustizia, della disoccupazione, della povertà, che hanno prodotto disagio sociale, insicurezza, scoraggiamento, e spesso anche disperazione nelle persone e nelle famiglie.

La ringraziamo perché la sua voce costituisce una continua sollecitazione affinché i responsabili della cosa pubblica la riempiano di attenzione ai poveri e agli ultimi.
Noi Le chiediamo di aiutarci a riempirla di speranza e di impegno.