Un po' di respiro per Alitalia. Poste Italiane sarà l'azionista pubblico tanto atteso per salvare la ex compagnia di bandiera dal fallimento, trovare nuovo ossigeno finanziario e programmare il futuro. Il gruppo interverrà con 75 milioni nell'ambito di un'operazione da 500 milioni (300 dai soci e 200 dalle banche) al vaglio di cda e assemblea tra ieri e lunedì. Poste avrà probabilmente una quota del 25% e farà sentire la propria voce nelle decisioni che contano. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, si affretta a chiarire che non si tratta di aiuti di Stato e che Air France "è considerato il principale partner internazionale di Alitalia". Quanto a eventuali sforzi ulteriori, qualora gli altri soci privati non versino i 225 milioni richiesti, Lupi chiude le porte: i 75 milioni sono "la quota che l'azienda può mettere: non possiamo intervenire ulteriormente".
L'operazione è, dunque, l'ultimo tentativo per evitare il commissario. Ma anche il primo passo, spera ardentemente il governo, per disegnare una rotta diversa al vettore nazionale e tutelare la centralità di Fiumicino; due elementi messi a rischio dal piano lacrime e sangue di Air France. "In uno scenario che in questi cinque anni è completamente cambiato - spiega il ministro Lupi - crediamo che non ci possa più essere una sola compagnia di bandiera, ma ci debba essere una grande alleanza internazionale. Riteniamo l'Italia un punto fondamentale per il trasporto aereo internazionale. Air France in questi anni è stato individuato come il partner principale. C'e una sottoscrizione di aumento di capitale importante di 300 milioni. Vediamo cosa farà Air France, altrimenti il compito dell'azienda dovrà essere quello di individuare un altro partner internazionale".
Ci vuole un alleato anche secondo il leader Cisl Raffaele Bonanni. "Bisogna ricostruire Alitalia - ha ribadito - ma non credo che i francesi di Air France facciano al caso nostro perchè loro vogliono solo il loro hub, tant'è che hanno detto che loro aderirebbero all'aumento di capitale, alla sola condizione che Alitalia non apra nuove tratte internazionali e non acquisti nuovi veicoli. Anzi: hanno fatto di tutto perchè noi fossimo bloccati nell'acquisizione di nuove tratte che rappresentano le occasioni più remunerative per un'azienda. Con loro noi andremmo in ulteriore default; meglio allearsi con i tedeschi oppure con altre compagnie di altre realtà regionali". Bonanni inoltre respinge l'accusa che Cgil, Cisl e Uil debbano fare autocritica per aver fatto resistenza alla vendita di Alitalia ad Air France già 5 anni fa: "Air France da allora ha licenziato più di 10mila persone e non capisco perchè questo non venga mai sottolineato. Se fossimo andati con loro insomma a quest'ora saremmo peggio di
una Cenerentola, avremmo perso molti più posti di lavoro. Purtroppo la crisi dei traffici è peggiorata ed ha fatto il resto insieme all'imperizia di imprenditori che hanno gestito in questo periodo, purtroppo , uno dei bacini più importanti del traffico internazionale aereo. È una ricchezza che spero verrà gestita con serietà e capacità"; anche per Bonanni dunque serve una svolta nelle politiche industriali di Alitalia "per rilanciare la compagnia.