La Sardegna è un’isola dove la povertà dilaga. La Cisl crede che la “medicina” più adatta a cambiare la situazione sia sempre il lavoro, ma la Regione, questa Giunta, deve al più presto mettere in essere alcune efficaci azioni di contrasto all’indigenza. Con queste parole il segretario generale della Cisl sarda, Oriana Putzolu, chiede al Presidente della Regione interventi di lotta contro il disagio sociale ed economico. Da quest’anno ancora di più perché la strategia “Europa 2020” prevede il raggiungimento entro sette anni di 5 obiettivi prioritari tra i quali la lotta alla povertà e all’esclusione sociale: fare in modo che nel continente ci siano almeno 20 milioni di persone a rischio o in situazioni di povertà ed emarginazione in meno. La povertà sarda è ben visibile dal numero delle persone che in tutta la Sardegna frequentano le mense Caritas, dalla media delle pensioni INPS che in Sardegna supera di poco 670 euro/mese, dagli individui di età superiore a 14 anni che nel 2013 sono soddisfatti della propria situazione economica: secondo un’indagine ISTAT su 100 persone con le stesse caratteristiche solamente 1,2 si sono dichiarate molto soddisfatte, 29,7 abbastanza soddisfatte, 40,3 poco, 28,0 per niente soddisfatte. Sempre secondo l’Istituto di Statistica nel 2012 in Sardegna sono state registrate 166.125 famiglie in condizioni di deprivazione, più di 23,7 per ogni 100 famiglie residenti. Sono migliaia le persone che rinunciano o ritardano le cure per l’impossibilità di acquistare i farmaci necessari.
nota a cura della Cisl