10/05/2014
Lo stato deve 320 milioni ai lavoratori sardi
E’ di 320 milioni di euro il debito dello Stato verso i lavoratori sardi in ammortizzatori sociali: 120 milioni di euro per il 2013 e 200 milioni per coprire il primo semestre 2014. E’ questo il conto fatto dalla segreteria regionale della CISL e dalle le segreterie territoriali confederali e regionali di categoria, riunite per esaminare la delicata situa-zione dei lavoratori ammessi ad usufruire della CIG e della mobilità in deroga. Nella consistenza di questa cifra, solo parzialmente coperta dai 52 milioni di euro anticipati nei giorni scorsi dalla Regione, la grande preoccupazione della Cisl, che, in una nota della segreteria regionale, annuncia mobilitazioni territoriali. Dei 15.600 lavoratori in mobilità nel 2013, ben 10.700 non ricevono un euro da 16 me-si. Fino a venerdì scorso, nonostante i ripetuti annunci, nessuna risposta è stata fornita ai lavoratori in attesa, mentre la preoccupazione di tante famiglie si sta trasformando in disagio e il malumore rischia di tradursi in incontrollate forme di protesta. Il mancato trasferimento delle risorse nazionali costituisce la principale causa del malessere, a cui si somma l'incertezza relativa agli stanziamenti necessari per coprire il primo semestre del 2014, sui quali sinora il governo nazionale non ha assunto i necessari orientamenti. Occorrono risposte adeguate da parte delle istituzioni regionali e nazionali. La CISL sarda chiede alla giunta regionale provvedimenti forti ed immediati per favorire il ritorno al lavoro di circa 30 mila lavoratori, oggi collocati negli ammortizza-tori in deroga, unitamente ad un programma d’emergenza per fronteggiare la richiesta di lavoro che viene dal mondo dei disoccupati. Occorre un piano straordinario per ri-lanciare sviluppo e occupazione. In questo contesto diviene essenziale sbloccare l'impiego delle risorse, regionali e comunitarie, per favorire nuovi investimenti per realizzare insediamenti produttivi ed opere pubbliche. La CISL evidenzia l'urgenza di definire, in un apposito tavolo di confronto, la costruzione di un progetto di politiche attive di lavoro in cui la formazione deve risultare pienamente aderente all'obiettivo di riqualificare i lavoratori, in coerenza, dunque, con le loro attitudini e capacità professionali, interrompendo così la spirale perversa del la-voro nero e quello della formazione fine a se stessa. La CISL chiede alla Regione di adoperarsi fattivamente nei confronti del governo per sbloccare il trasferimento delle risorse in misura adeguata a coprire il costo dei sussidi per l'anno 2014. A sostegno di ciò la CISL ritiene non più rinviabile il ricorso alla mobilitazione in tutte le realtà territoriali della Sardegna.