30/06/2014
Abolizione CREL. Pochi risparmi e chiusura di ulteriori spazi di partecipazione
Nei tempi di magra quasi ogni forma di risparmio diventa lecita e giustificabile, anche se non sempre opportuna. "Chiudere il Consiglio Regionale Economia e Lavoro (CREL) senza una preventiva valutazione sui costi e benefici – non solo economici, ma anche politici, culturali e sociali – alla Cisl, dice il segretario generale Oriana Putzolu. sembra molto inopportuno". I costi corrispondono a circa 150 mila euro dopo i tagli effettuati dalla pre-cedente giunta regionale. I benefici fanno riferimento all’impegno delle parti sociali e del volontariato che, realizzando concretamente il principio di sussidiarietà, ricercano e trovano punti comuni, da proporre a Giunta e Consiglio, su politiche di sviluppo, sociali, del lavoro e della programmazione. Cioè “preparano il campo” – al riparo da defatiganti discussioni par-titiche – per leggi e provvedimenti condivisi in partenza dai cittadini e da importanti rappresentanze sociali. "Eliminare il CREL appare, aggiunge la Putzolu , quanto meno un atto non meditato adeguatamente. Si possono certamente trovare accorgimenti e avanzare proposte per migliorarne l’operatività e, nel contempo, risparmiare ulteriori risorse. Ma è del tutto sbagliato chiudere un organismo che – secondo la legge istitutiva – “ Promuove il dialogo sociale a livello regionale, quale forza di modernizzazione e cambiamento, secondo le linee guida della Commissione europea e porta avanti il compito attribuitogli attuando il più ampio coinvolgimento degli attori sociali impegnati nelle tematiche dell’economia e del lavoro.” "Abolire il CREL significherebbe- conclude il segretario generale - ridurre gli spazi di coinvolgimento della società civile e mettere la sordina al ruolo delle parti sociali che, comunque, rappresentano migliaia di lavoratori, di imprese e di volontari in Sardegna. Va bene la spending review, ma senza penalizzare costruttivi momenti di partecipazione democratica".