03/10/2014
La Cisl di CAGLIARI, INTERVIENE SUL DIBATTITO IN ATTO RELATIVO alcuni contenuti del Jobs Act.
Il dibattito che si sta sviluppando intorno all’art. 18 ed ai contenuti del Jobs Act, affronta dei temi scottanti fra i quali emerge la possibilità di vedere il TFR erogato nelle nostre buste paga in “dodicesimi”, argomento che impone qualche riflessione e valutazione attenta.
La Cisl di Cagliari, riunito il Comitato esecutivo Territoriale nella serata di ieri, 2 Ottobre 2014 , ha discusso ed analizzato questa importante tematica.
Purtroppo non è più un segreto che, ogni governo che si insedi, voglia mettere le mani nelle tasche dei lavoratori, lasciando una platea allibita ad assistere a queste forme “ innovative” di finanza creativa governativa a “ costo zero”.
Senza voler entrare nel merito di tutti i numerosi punti del “ Jobs Act” si vogliono evidenziare alcune discrasie relative al tema del trattamento di fine rapporto.
Dopo la riforma pensionistica Dini, in cui venivano modificati i parametri di accesso ai benefici pensionistici, la categoria evidentemente più svantaggiata era composta dai giovani, solitamente più interessata da questi provvedimenti, categoria che invece, il governo RENZI, afferma di avere a cuore.
Fermo restando che il TFR è “ di proprietà” dei lavoratori, proporre l’utilizzo di queste risorse per determinare un aumento dello stipendio, pur con la permanenza del vincolo della scelta volontaria, determinerebbe, in prima battuta, il rischio di destrutturare i fondi di previdenza complementare, istituto importante per consentire l’accesso alla pensione in situazione di completa indigenza.
Questo istituto, che riveste un carattere di rilevanza per chi va in pensione con il sistema misto Retributivo/Contributivo, a maggior ragione diventa indispensabile per tutti i giovani che essendo assunti dopo il 1995, vedranno conteggiata la propria pensione secondo il metodo contributivo netto, con l’amara prospettiva di un tasso di sostituzione pensionistica intorno al 45% dell’ultimo reddito maturato.
Sappiamo tutti che dal 1 Gennaio 2012 ( legge Fornero), i trattamenti pensionistici sono calcolati, senza esclusione alcuna, con il sistema contributivo Pro Rata.
Appare chiaro quindi che, o si modifica la legge sulle pensioni, rivedendola in maniera chiaramente favorevole ai tanti giovani che stentano a trovare un occupazione, oppure la possibilità di far convergere il TFR in busta paga, non va nemmeno esplorata, pena improbabili ed inaccettabili scenari futuri del nostro sistema previdenziale.
Se invece si volesse svolgere l’esercizio di declinazione delle perplessità derivanti da questa proposta, sarebbe interessante porre dei quesiti su questa materia, riguardanti, a mero titolo esemplificativo, la tassazione riservata a queste cifre (conteggiate nelle buste paga con il 23% di carico fiscale, come accade attualmente per il TFR o con quasi il 50% di una tassazione media totale di una busta paga?) nonchè la sostenibilità economica di questo ulteriore impegno finanziario per le imprese al di sotto i 50 dipendenti quelle, per intenderci, in cui il TFR rimane allocato in azienda( siamo tutti consapevoli che quasi nessuna azienda accantona le cifre per intero, ma riserva anno su anno le poste per i lavoratori prossimi alla quiescenza.)
Ma allargare i ragionamenti su questi temi significa in qualche modo, entrare già in una logica di apertura.
Noi siamo convinti che il TFR non vada snaturato, pena un pesante pedaggio da pagare in futuro, proprio dai tanti giovani, quelli a cui il Governo Renzi tiene a cuore, e che qualora modificato secondo i criteri paventati, non incida nè risolva la situazione economica di milioni di lavoratori che invece preferirebbero vedere il loro CCNL rinnovato, in un percorso di crescita e di sviluppo magari affiancato ad una politica industriale e di sistema, che incida in maniera seria nella ripresa del nostro paese.
Sull’art. 18, che noi consideriamo importante, almeno nell’impostazione attuale che ricordiamo, è già stata modificata dalla legge Fornero, il governo Renzi è riuscito, ancora una volta, a dividere il sindacato.
Semplice constatare che, in questo momento storico del nostro Paese, pochi si accorgano dell’esistenza dell’articolo 18; non se ne accorgono i giovani disoccupati, non se ne accorgono i precari ma, non se ne accorgono, neanche i lavoratori di quelle aziende, grandi aziende, che hanno chiuso i battenti con processi di licenziamenti collettivi o di quelle in procinto a ridimensionamenti per ristrutturazioni che individuano migliaia di esuberi strutturali, aziende per le quali esiste l’art. 18.
Questo non significa che l’art. 18 non serva, è utile ed indispensabile specialmente nelle aziende in cui è molto difficile avere relazioni sindacali, nella dimensione dove, ancora oggi, il lavoratore è considerato un numero e non una persona con una propria dignità, una riflessione per esempio legata alle tante lavoratrici e lavoratori dei Call Center, o anche nella grande distribuzione oppure nel settore turistico, i così detti lavoratori a basso costo.
Senza considerare inoltre cosa potrebbe accadere se venisse superato il principio, peraltro definito dal codice civile, del riconoscimento delle organizzazioni sindacali come “ sede protetta” cioè un posto sicuro per le conciliazioni e transazioni dei lavoratori, mentre gli avvocati, attualmente, non ne fanno parte.
Se questo elemento, ma esiste già una proposta in tal senso, dovesse passare, si introdurrebbe un ulteriore indebolimento dei diritti dei lavoratori e della sede sindacale come luogo di conciliazione SICURO.
Sappiamo e abbiamo preso atto che questo governo, e lo diciamo con dispiacere e delusione, finora non ha riconosciuto i corpi intermedi, quale il sindacato ma, ci sentiamo di sostenere, la dichiarazione, rilasciata nei giorni scorsi, durante un’intervista televisiva, in maniera molto pacata, incisiva e significativa dal nostro Segretario Generale Aggiunto, Anna Maria Furlan:
” Se il presidente dovesse decidere di ascoltarci seriamente, ascoltare noi della Cisl, si accorgerebbe di poterne trarre degli utili suggerimenti.”
Nota stampa Cisl Cagliari