28/11/2014
1° Dicembre - Sciopero generale del Pubblico Impiego - In Sardegna presidi in tutti i Territori.
Lo sciopero, proclamato per l'intera giornata di Lunedì 1° Dicembre, interesserà sia i lavoratori pubblici, sia i lavoratori privati che lavorano per i servizi pubblici: "
La Cisl andrà in piazza contro l'indifferenza del governo nazionale e di quelli regionali e locali a richieste sacrosante che riguardano lavoratori e cittadini: rinnovo dei contratti di lavoro, rilancio della contrattazione integrativa, riorganizzazione delle amministrazioni, dei corpi dello stato, innovazione vera nella scuola e nei servizi pubblici, certezze per i lavoratori precari e fine del dumping contrattuale nel privato".

Per quanto riguarda il Territorio di Cagliari, nella mattinata, intorno alle ore 9,30/10,00, ci sarà un presidio in Piazza del Carmine, dove confluiranno anche i territori del Medio Campidano e del Sulcis Iglesiente, con consegna di un documento al rappresentate del Governo.
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La CISL sciopera anche in Sardegna il 1° dicembre dando continuità alla mobilitazione e alla
manifestazione dell’8 novembre scorso contro l’indifferenza del Governo nazionale e di
quelli regionali e locali a richieste sacrosante che riguardano i lavoratori pubblici come il rinnovo
dei contratti di lavoro, il rilancio della contrattazione integrativa, la riorganizzazione
delle Amministrazioni dello Stato e della Regione, l’innovazione vera nella Scuola, nell’Università,
nella Ricerca e nel sistema della Salute, del Soccorso pubblico e della Sicurezza
dando certezze per i lavoratori precari che continuano a mortificare le ragioni del lavoro
pubblico.
Nella nostra Isola incroceranno le braccia i lavoratori dello Stato, Parastato, Regione, Enti
Locali, Sanità, Medici, Scuola, Ricerca, Università.
Per la CISL sarda, uno sciopero importante, perché i servizi al cittadino, l’Istruzione, la Salute,
la Previdenza, l’Assistenza, la Legalità, l’Innovazione, i Servizi per l’occupazione, non si migliorano
con annunci e consultazioni on-line ma lavorando per costruire una nuova rete di
servizi di qualità con meno costi, più competenze e più innovazione.
I lavoratori pubblici sono i primi a volerli innovare, davvero, e pretendono non solo rispetto e
riconoscimento della loro dignità, ma anche di mettere le loro professionalità e competenze
al servizio del cambiamento per il Paese, per la Regione e per i loro Territori.
Uno sciopero generale, quindi per riaffermare con determinazione che i lavoratori pubblici
non vogliono rinunciare a liberare il Paese e la Regione dall’inefficienza organizzativa, dagli
sprechi, dalla cattiva gestione della cosa pubblica, dalla mancanza di innovazione e di
qualità.
Uno sciopero generale perché oltre agli slogan e alle promesse del Premier e dei suoi Ministri
ci piacerebbe che non vengano tagliati servizi ai cittadini sul territorio riducendo i fondi
ai Ministeri, alle Regioni, ai Comuni, agli Enti Intermedi che fino alla riforma della Costituzione
debbono continuare a garantire i servizi.
Uno sciopero per dire no ad una legge di stabilità che favorisce l’aumento delle tasse locali
ai lavoratori e ai pensionati, che tassa il TFR e che distrugge la previdenza complementare.
Un segnale, quindi, per chi ci amministra, per chi ci dirige male, per chi governa al centro e
in periferia. Un segnale alla politica che sul lavoro pubblico da troppo tempo non fa né indirizzo,
né riorganizzazione svilendo la professionalità delle persone contro le quali il Governo
ha spostato il conflitto e non per il bene del Paese.
Sardegna
Una situazione che si Sardegna, nei diversi comparti oltre a risentire in termini generali dei
blocchi e dei tagli nazionali presenta diverse aggravanti:
 nelle Autonomie Locali e regionali, nella Sanità, nei Ministeri, nelle Agenzie e negli Enti si
riscontra un sistema di poteri e di servizi locali alle prese con pesanti processi di razionalizzazione
che richiamano una rinnovata stagione di riforme sulle quali nell’Isola non si
riscontra la necessaria chiarezza a garanzia dei servizi, del lavoro e delle professioni.
Per non parlare del disimpegno di cui sono oggetto in alcune aree dell’Isola uffici giudiziari,
presidi di soccorso pubblico, di sicurezza e di legalità, istituzioni educative, terminali
ministeriali la cui presenza era sinonimo di tenuta della coesione sociale territoriale.
 Nella scuola si registra l’ennesimo dimensionamento che mette a rischio nell'Isola oltre
cinquanta autonomie scolastiche. Fatto che indebolisce il diritto allo studio per tutti e riverbera
in un pericoloso contenimento del numero delle immatricolazioni nelle Università
che richiama un rinnovato sistema integrato fra scuola, Atenei sardi e Ricerca.
 Nella sanità si persevera nel perpetrare un modello non rispondente alle mutate esigenze
derivate da un quadro epidemiologico e demografico in evoluzione. Un sistema che
ha urgente necessità di abbattere il pesante fardello delle liste di attesa, di contenere
la mobilità passiva, di rafforzare investimenti nella prevenzione, nell’innovazione tecnologica
e soprattutto di investire nella sua forza lavoro contenendo le esternalizzazioni.
Per tutto questo, la Sardegna che conta 104.160 operatori pubblici, di cui il 20% precari
SCIOPERA COMPATTAMENTE
prevedendo le seguenti iniziative:
 Cagliari, presidio presso Piazza del Carmine alla presenza dei territori del Sulcis Iglesiente
e del Medio Campidano, con consegna di un documento al Rappresentante del
Governo
 Sassari assemblea presso il Salone San Paolo
 Nuoro presidio presso Piazza Mameli, alla presenza dei lavoratori dell’Ogliastra
 Oristano presidio di fronte alla Prefettura
 Gallura presidio presso piazzale antistante alla Provincia