Lo sciopero, proclamato per l'intera giornata di Lunedì 1° Dicembre, interesserà sia i lavoratori pubblici, sia i lavoratori privati che lavorano per i servizi pubblici: "
La Cisl andrà in piazza contro l'indifferenza del governo nazionale e di quelli regionali e locali a richieste sacrosante che riguardano lavoratori e cittadini: rinnovo dei contratti di lavoro, rilancio della contrattazione integrativa, riorganizzazione delle amministrazioni, dei corpi dello stato, innovazione vera nella scuola e nei servizi pubblici, certezze per i lavoratori precari e fine del dumping contrattuale nel privato".
Per quanto riguarda il Territorio di Cagliari, nella mattinata, intorno alle ore 9,30/10,00, ci sarà un presidio in Piazza del Carmine, dove confluiranno anche i territori del Medio Campidano e del Sulcis Iglesiente, con consegna di un documento al rappresentate del Governo.
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La CISL sciopera anche in Sardegna il 1° dicembre dando continuità alla mobilitazione e alla
manifestazione dell’8 novembre scorso contro l’indifferenza del Governo nazionale e di
quelli regionali e locali a richieste sacrosante che riguardano i lavoratori pubblici come il rinnovo
dei contratti di lavoro, il rilancio della contrattazione integrativa, la riorganizzazione
delle Amministrazioni dello Stato e della Regione, l’innovazione vera nella Scuola, nell’Università,
nella Ricerca e nel sistema della Salute, del Soccorso pubblico e della Sicurezza
dando certezze per i lavoratori precari che continuano a mortificare le ragioni del lavoro
pubblico.
Nella nostra Isola incroceranno le braccia i lavoratori dello Stato, Parastato, Regione, Enti
Locali, Sanità, Medici, Scuola, Ricerca, Università.
Per la CISL sarda, uno sciopero importante, perché i servizi al cittadino, l’Istruzione, la Salute,
la Previdenza, l’Assistenza, la Legalità, l’Innovazione, i Servizi per l’occupazione, non si migliorano
con annunci e consultazioni on-line ma lavorando per costruire una nuova rete di
servizi di qualità con meno costi, più competenze e più innovazione.
I lavoratori pubblici sono i primi a volerli innovare, davvero, e pretendono non solo rispetto e
riconoscimento della loro dignità, ma anche di mettere le loro professionalità e competenze
al servizio del cambiamento per il Paese, per la Regione e per i loro Territori.
Uno sciopero generale, quindi per riaffermare con determinazione che i lavoratori pubblici
non vogliono rinunciare a liberare il Paese e la Regione dall’inefficienza organizzativa, dagli
sprechi, dalla cattiva gestione della cosa pubblica, dalla mancanza di innovazione e di
qualità.
Uno sciopero generale perché oltre agli slogan e alle promesse del Premier e dei suoi Ministri
ci piacerebbe che non vengano tagliati servizi ai cittadini sul territorio riducendo i fondi
ai Ministeri, alle Regioni, ai Comuni, agli Enti Intermedi che fino alla riforma della Costituzione
debbono continuare a garantire i servizi.
Uno sciopero per dire no ad una legge di stabilità che favorisce l’aumento delle tasse locali
ai lavoratori e ai pensionati, che tassa il TFR e che distrugge la previdenza complementare.
Un segnale, quindi, per chi ci amministra, per chi ci dirige male, per chi governa al centro e
in periferia. Un segnale alla politica che sul lavoro pubblico da troppo tempo non fa né indirizzo,
né riorganizzazione svilendo la professionalità delle persone contro le quali il Governo
ha spostato il conflitto e non per il bene del Paese.
Sardegna
Una situazione che si Sardegna, nei diversi comparti oltre a risentire in termini generali dei
blocchi e dei tagli nazionali presenta diverse aggravanti:
nelle Autonomie Locali e regionali, nella Sanità, nei Ministeri, nelle Agenzie e negli Enti si
riscontra un sistema di poteri e di servizi locali alle prese con pesanti processi di razionalizzazione
che richiamano una rinnovata stagione di riforme sulle quali nell’Isola non si
riscontra la necessaria chiarezza a garanzia dei servizi, del lavoro e delle professioni.
Per non parlare del disimpegno di cui sono oggetto in alcune aree dell’Isola uffici giudiziari,
presidi di soccorso pubblico, di sicurezza e di legalità, istituzioni educative, terminali
ministeriali la cui presenza era sinonimo di tenuta della coesione sociale territoriale.
Nella scuola si registra l’ennesimo dimensionamento che mette a rischio nell'Isola oltre
cinquanta autonomie scolastiche. Fatto che indebolisce il diritto allo studio per tutti e riverbera
in un pericoloso contenimento del numero delle immatricolazioni nelle Università
che richiama un rinnovato sistema integrato fra scuola, Atenei sardi e Ricerca.
Nella sanità si persevera nel perpetrare un modello non rispondente alle mutate esigenze
derivate da un quadro epidemiologico e demografico in evoluzione. Un sistema che
ha urgente necessità di abbattere il pesante fardello delle liste di attesa, di contenere
la mobilità passiva, di rafforzare investimenti nella prevenzione, nell’innovazione tecnologica
e soprattutto di investire nella sua forza lavoro contenendo le esternalizzazioni.
Per tutto questo, la Sardegna che conta 104.160 operatori pubblici, di cui il 20% precari
SCIOPERA COMPATTAMENTE
prevedendo le seguenti iniziative:
Cagliari, presidio presso Piazza del Carmine alla presenza dei territori del Sulcis Iglesiente
e del Medio Campidano, con consegna di un documento al Rappresentante del
Governo
Sassari assemblea presso il Salone San Paolo
Nuoro presidio presso Piazza Mameli, alla presenza dei lavoratori dell’Ogliastra
Oristano presidio di fronte alla Prefettura
Gallura presidio presso piazzale antistante alla Provincia |