11/12/2015
Bilancio Regionale: il disavanzo della sanità va ripianato razionalizzando i servizi e non sulle spalle dei cittadini
Un'impostazione per adesso deludente, soprattutto perché incentrata sull'aumento dell'Irpef che, anche se progressivo e forse soltanto per un triennio, non può essere l'unica azione utile a risanare il disavanzo della sanità e incrementare il bilancio regionale: è il primo commento dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil regionali Michele Carrus, Oriana Putzolu e Francesca Ticca, alle linee strategiche della manovra di bilancio illustrate stamattina dall'assessore Paci. Unico motivo di soddisfazione, la decisione di non introdurre nuovi ticket sanitari, ipotesi criticata con forza nei giorni scorsi dai sindacati.
I confederali aspettano di poter esaminare nel dettaglio il disegno di legge che verrà presentato in un successivo incontro ancora da definire, ma avvertono sin da ora che il cuore di una manovra di bilancio non può che essere un obiettivo di crescita, sviluppo e occupazione, mentre per ora il ragionamento appare centrato solo su questioni contabili, seppure importanti. “La legge finanziaria è importante perché indirizza le risorse verso determinati obiettivi e vincola i comportamenti delle amministrazioni interessate – hanno sottolineato i segretari confederali – eppure oggi non si è intravvisto il legame tra le decisioni tecniche e la direzione politica, le misure e le scelte di sviluppo della programmazione unitaria, ben disegnata ma ancora tutta da realizzare”.
I sindacati sottolineano che il disavanzo della sanità va ripianato razionalizzando i servizi e non sulle spalle dei cittadini: “Abbiamo necessità di conoscere il piano di rientro – hanno detto - per capire dove e come si eliminano gli sprechi migliorando la qualità dei servizi e, insieme a questo, chiediamo alla Giunta se ha preso in considerazione tutte le opzioni possibili per incrementare gli introiti regionali”. Ad esempio, Cgil, Cisl e Uil chiedono all’assessore del Bilancio perché si ragioni solo sull’Irpef e non su una rivisitazione dell’Irap già ampiamente ridotta in aggiunta ad altri sgravi alle imprese introdotti dal governo centrale. E ancora, i sindacati hanno prospettato un elenco di altre possibilità di intervento sperimentate in altre regioni, a partire dalle tasse di scopo come quella di soggiorno o sugli arrivi e approdi, che possono essere utili a finanziare servizi settoriali e svincolare altre corrispondenti poste di bilancio, con il risultato anche di redistribuire l’onere del debito, non solo sui cittadini, lavoratori e pensionati, ma anche sulle imprese e su tutti i sottosistemi locali.
Secondo i confederali poi, servirebbero interventi urgenti per snellire le procedure burocratiche nel complesso dell’amministrazione regionale, per esempio attraverso la creazione di unità di missione sulle opere pubbliche e sulle politiche del lavoro, per aprire davvero i cantieri e dare così sollievo alla disoccupazione, allargando la base imponibile e incrementando le entrate. E’ emblematico, infatti, che del piano regionale delle infrastrutture da 700 milioni, nel primo di tre anni si siano impegnati solo 61 milioni. In questa ottica andrebbe rivisitato anche il rapporto con gli enti locali, puntando a sostituire parte dei trasferimenti correnti con investimenti cantierabili nei territori, più graditi sicuramente ai cittadini.
Sulla vertenza entrate i sindacati apprezzano i passi avanti registrati in questi giorni con la definizione delle modalità di calcolo del credito che la Regione vanta nei confronti dello Stato con un arretato di circa seicento milioni, dei quali “si tratta di capire in che tempi ci saranno restituiti”.
Comunicato stampa Cgil-Cisl-Uil Reg.li Sardegna