Roma, 5 aprile 2016. "Quello siglato con l'Aran è un buon accordo, voluto fortemente dai sindacati confederali. Adesso non c'è più alibi per il governo, non ha nessuna giustificazione se ritarda ancora l'apertura del confronto". Lo ha detto la Segretaria generale della Cisl, Anna Maria Furlan, commentando l'accorso sulla riduzione dei comparti nel pubblico impiego a margine dell'assemblea annuale dei lavoratori del settore delle costruzioni. "Le risorse attuali non bastano.-ha aggiunto la leader della Cisl- Bisogna far ripartire la contrattazione di secondo livello e per questo possiamo trovare le risorse attraverso la lotta agli sprechi nella pubblica amministrazione".
"Ridotti i comparti, semplificata la rappresentanza, avviata innovazione contrattuale nella Pubblica Amministrazione. Ora Governo faccia la sua parte!". Anche il Segretario confederale Cisl, Maurizio Bernava, ha commentato a caldo in un tweet la sigla dell'accordo tra Aran e sindacati, raggiunta alle 4.00 di questa mattina.
"L' accordo raggiunto con l' Aran rappresenta una pre-condizione per avviare i rinnovi contrattuali, un' intesa che abbiamo voluto realizzare con tanta responsabilità e con la consapevolezza che bisognava semplificare il sistema della rappresentanza e della contrattazione nella P.A. Ora ci aspettiamo che il Governo apra il confronto sul rinnovo dei nuovi contratti, si impegni a trovare risorse aggiuntive per gli aumenti retributivi e definisca con il sindacato nuove relazioni per dare anche alla P.A. un sistema di relazioni sindacali innovativo ed un modello contrattuale più partecipativo ". Prosegue Bernava in una nota. "L'accordo evidenzia come la contrattazione rappresenti una leva indispensabile per facilitare la necessaria innovazione e modernizzazione della P.A. Arriva dopo 7 anni dalla cosiddetta Legge Brunetta che di fatto ha bloccato e vincolato gli spazi negoziali in tutti i settori della P.A. Adesso il Governo si impegni a favorire il confronto sui contenuti dei decreti delegati della Legge Madia. La Cisl, inoltre, esprime soddisfazione per avere semplificato con l'accordo il meccanismo della rappresentanza senza, per questo, penalizzare le organizzazioni rappresentative che avevano partecipato alle ultime elezioni delle RSU".
L'intesa, in sostanza, riduce i comparti del pubblico impiego da undici a quattro: Funzioni centrali, Funzioni locali, Sanità e Istruzione e ricerca. Le operazioni di accorpamento hanno riguardato il primo (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici) e l'ultimo settore (prima scuola, ricerca, università e Afam erano distinte). "Un accordo che definisce i 4 comparti del pubblico impiego. Noi abbiamo fatto,ora tocca alla ministra Madia" commenta anche Maddalena Gissi, Segretaria generale della Cisl Scuola.
La riduzione dei comparti determina anche la riduzione delle aree dirigenziali, sempre a quattro, seguendo quanto previsto dalla legge Brunetta e rimasto finora solo su carta. Per salvaguardare specifiche professionalità all'interno dei comparti, ognuno avrà il suo contratto, a una parte "comune" potranno essere affiancate parti "speciali". Quanto alla rappresentatività sindacale all'interno dei nuovi comparti è prevista una fase transitoria, che fa salve le ultime elezioni delle Rsu, ma resta ferma la soglia del 5% di deleghe e voti.
L'accordo era il tassello che mancava prima di poter riaprire il tavolo per il rinnovo dei contratti. I contratti nel pubblico impiego sono bloccati da quasi sette anni, uno stop più volte rimarcato da Cgil Cisl e Uil e ritenuto non più legittimo dalla Corte Costituzionale che a riguardo si è pronunciata con una sentenza nel luglio del 2015.