CONSIDERAZIONI DELLA CISL SARDA
La ripresa della crescita nell’Isola non potrà che presupporre una solida base industriale come condizione indispensabi¬le per uno sviluppo di lungo periodo contrapponendo una nuova strategia produttiva manifatturiera al pesante rischio di deindustrializzazione che registra un calo del settore portandola a fanalino di coda dell’intero Mezzogiorno.
L’Istat, infatti, non più tardi dello scorso mese di dicembre, disegna per la Sardegna un ulteriore discesa del Pil rispetto al periodo 2011/2015 dello 0.7% con un contributo al valore aggiunto regionale del comparto industriale di appena il 7,7%.
Un dato superiore solo alle regioni Calabria e Sicilia (siamo quindi terzultimi su base nazionale) con uno stacco di 3,5 punti percentuali rispetto alla media del Mezzogiorno e, purtroppo, con una distanza siderale con la media nazionale del 18,5% ed inferiore come indicatori al sistema produttivo sardo pre Rinascita, sia in termini di contributo alla cresci¬ta regionale sia in termini di addetti, oggi scesi al minimo storico del 10,2% dell’intero mercato del lavoro regionale e parte dei quali coinvolti nel vortice del sostegno al reddito.
Dati che motivano la necessità di un nuovo progetto di Sardegna industriale, che non potrà che prevedere la ripresa del dialogo istituzionale con il Governo centrale insieme a una forte e maggiore azione settoriale da parte della Regione sarda.
Trattasi di indicatori importanti che sollecitano la necessità di dare gambe a una nuova stagione di politiche industriali per l’Isola che presupporranno, a partire dal confronto sulla legge di bilancio in essere, nuove strategie e risorse utili a sostenere politiche e interventi adeguati così da aiutare la sopravvivenza e l’evoluzione di questo settore fondamenta¬le per il futuro nostro della nostra Isola.
Serve pertanto una nuova determinazione per non dover assistere impotenti al declino dell’apparato industriale sardo che da una parte registra la scomparsa di interi settori (vedi il tessile della Sardegna centrale) e che coinvolge in attesa di risposte importanti realtà produttive dei poli industriali di Porto Torres, Portovesme, Assemini, Ottana e Arbatax.
Una situazione che dovrà al più presto superare l’attuale situazione di stallo del comparto che testimonia l’inadegua-tezza delle soluzioni fin qui adottate.
Aspetti che solo in parte possono essere considerati un problema regionale e che richiamano le parti in campo a dare gambe al “patto per la Sardegna” sottoscritto lo scorso 29 luglio a Sassari fra Governo e Regione, utile a portare a so-luzione la questione energetica, quella infrastrutturale e l’annoso problema in capo al sistema produttivo rappresenta¬to dall’insularità e della continuità territoriale per le merci tese a pareggiare le condizioni competitive rispetto alle Re¬gioni in vantaggio per prossimità territoriale: debolezze che continuano a tradursi in un danno per la nostra economia.
In tal senso, nonostante alcuni sforzi compiuti, riteniamo come CISL sarda che la questione industriale continui a non essere pienamente centrale nelle strategie di sviluppo della Sardegna, aspetto da recuperare al più presto rilanciando le istanze del sofferente apparato produttivo.
Circostanze che presupporranno per il prossimo futuro la rimessa al centro del dibattito regionale un confronto teso a disegnare il futuro degli assetti industriali sardi per superare le troppe emergenze, ma soprattutto, utile a difendere, rafforzare ed espandere la struttura produttiva isolana.
Una strategia che dovrà richiamare alle proprie responsabilità player di lignaggio nazionale come ENI o coinvolgendo grandi soggetti parapubblici come Fincanteri ed altri, non escludendo una rinnovata fase di scouting sul panorama in-
BOZZA NON CORRETTA
dustriale privato nazionale ed estero utile a irrobustire il tessuto produttivo sardo.
Questo non dimenticando, sulla scia dell'importante progetto di industria 4.0 su cui far insistere i processi di innova¬zione di quest'Isola e di individuazione di nuovi assetti dello sviluppo regionale, il rilancio delle vertenze storiche che vede tanti nostri corregionali in attesa di risposte a partire dal settore metalmeccanico. Interventi attesi per dare ri¬sposte agli 860 lavoratori di Alcoa, ai 600 di Eurallumina, ai 287 di Keller, ai 160 dell’ex ILA. Così come dovranno esse¬re date prospettive alle realtà della chimica in difficoltà con in testa la vertenza recente della Vesuvius con i suoi 105 lavoratori, di Ottana Polimeri che interessa 120 lavoratori, non dimenticando che un migliaio di operatori della chimica sarda sono ancora in CIG e altrettanti tessili sono usciti dal bacino ammortizzatori e attendono un segno di speranza per il proprio futuro.
Un supplemento di analisi e valutazione da parte della Regione e del Governo, inoltre, dovrà essere destinato alla que-stione della chimica verde che registra una percentuale di realizzazione del progetto di appena il 30% con 200 mln/€ investiti su 700 mln/€ programmati e con filiera agricola ancora ferma.
Così come dovrà essere presa in esame immediatamente la situazione del comparto energetico regionale con Porto Torres, neo-area di crisi complessa, con la centrale di Fiumesanto che oltre ad aver ridotto sostanzialmente la potenza istallata registra nella società “EP” l’aver pressoché derubricato l’investimento per il V gruppo da 400 MGW. Situazione per certi versi non meno delicata nel Sulcis, dove a Portovesme, l’Enel ha rarefatto gli investimenti sulla centrale “Gra¬zia Deledda” condizionandoli alla ripartenza degli stabilimenti energivori e quindi alla ripresa industriale dell’Isola e con Ottana agonizzante in attesa di una soluzione strutturale per la società Ottana Energia in standby da tempo e a ri¬schio di disimpegno in assenza di prospettive utili alla ripartenza del polo chimico della media valle del Tirso e rimet¬tendo al centro del dibattito la centralità che dovrà assumere per il territorio dell’Ogliastra e per l’intera Isola la socie¬tà Saipem di Arbatax.
Aspetti di delicatissima importanza strategica che rimandano alla necessità di dare ritmo alla prospettiva di metanizza-re in tempi brevissimi l’Isola sulla quale non c’è tempo da perdere. In tal senso è convinzione della CISL sarda che sulla questione energetica sia iscritta la possibilità di recuperare il divario con il resto del Paese e, quindi, di traguardare il sogno del rilancio del sistema produttivo regionale.
Un ragionamento a parte la meritano gli strumenti di sostegno alle imprese previsti dalla Regione sarda che già a vale¬re dalla finanziaria in esame presso il Consiglio regionale riscontra sulla voce sviluppo economico competitività ed e¬nergia registra un allocazione di130 mil/€. Di questi 12 mil/€ saranno investiti sul programma quadro di metanizzazio-ne, 34 mil/€ su industria/pmi/aritigianato. 20 mil/€ sulla competitività delle imprese. 11 mil/€ sul sistema delle reti. 59 mil/€ sull’innovazione tecnologia e la ricerca.
Gli incentivi alle imprese previsti dalla regione sarda hanno riscontrato una razionale suddivisione per fasce dimensio¬nali di investimento, pur tuttavia dopo l’importante azione messa in campo sulla misura T1 con interventi compresi fra 50.000 a 15000 € non rispondono ancora alle necessità di rilanciare l’idea di un tessuto industriale adeguato alle esi¬genze della ripresa economica e produttiva regionale.
Da parte nostra appare quindi necessario avviare velocemente il sistema di incentivazione per le imprese di maggiori dimensioni e per gli investimenti di maggiore taglio tramite l’utilizzo della misura “T4” prevista per azioni comprese fra 5 e 20 mil/€ insieme al contratto di investimento per azioni superiori ai 20 mil/€.
Trattasi di aspetti che se affrontati con il giusto grado di determinazione potranno aiutare la ripartenza della nostra Regione e per la quale la CISL sarda ritiene che debba potersi sviluppare un ragionamento più articolato in sede gover-nativa utile ad affrontare in modo strutturale le criticità che la nostra Isola vive.
Cagliari, 26 gennaio 2017
Il Segretario generale della CISL Sarda
Ignazio Ganga