E’ arrivato il momento di “fare il tagliando” allo stato delle politiche attive per il lavoro in Sardegna. Giunta e sindacati, insieme, per alcune verifiche obbligatorie, richieste dall’avvio, anche nell’isola, di un nuovo percorso, segnato in particolare dalla riforma dei servizi per l’impiego, con la creazione di un’agenzia competente in materia (l’Aspal). Si deve altresì verificare se la volontà politica, annunciata nel Piano Regionale di Sviluppo all’interno della “Priorità lavoro”, di una valorizzazione delle azioni per rilanciare sviluppo e occupazione, accompagnata da una prima programmazione di interventi e risorse, ha cominciato a produrre effetti concreti. E’ evidente, purtroppo, che il piano articolato sulla “priorità lavoro” già da metà del 2015 non ha ancora dato i risultati attesi, nonostante oltre 30 misure messe in campo dalla Regione. Non si è riusciti, fino a questo momento, a incidere adeguatamente sulle debolezze del mercato del lavoro isolano. E’ vero che in questi anni le misure hanno avuto carattere fortemente emergenziale, in-tervenendo soprattutto per tamponare specifiche situazioni di crisi, spesso di origine lontana nel tempo e di particolare problematicità sociale (Saremar, Parco Geominerario, Portovesme, ex tessili, etc.) o comunque interessando una circoscritta platea di destinatari. Alcuni programmi, inoltre, hanno avuto carattere sperimentale, come il caso del bando Flexicurity e del progetto pilota del contratto di ricollocazione, ma soprattutto del programma nazionale Garanzia Giovani, caratterizzato - nonostante un’ampia partecipazione da parte dei destinatari e un buon successo di alcune misure (in particolare quelle legate alla formazione ed ai tirocini) - dalle difficoltà nel presentare un’offerta concreta ai giovani, se non per un numero ridotto di loro. Ulteriori azioni attendono ancora di potersi dispiegare come il bando Blue & Green economy, altre si sono perse per strada. Basti citare il progetto ICO edili, atteso da quasi due anni, che conferma tutta l’inadeguatezza di soggetti preposti all’accompagnamento di alcune misure lavoristiche come la società in house della Regione INSAR. Infine persiste una sostanziale cronica debolezza regionale nel programmare la formazione professionale, il cui ruolo è essenziale per promuovere nuovo lavoro nell’Isola.
Il Segretario generale USR Sardegna
Ignazio Ganga