04/09/2017
I dati dell’Osservatorio sul precariato premiano la Sardegna, ma invitano alla cautela. Oltre 80 mila sardi coinvolti nel lavoro nero che “costa” 800 milioni di evasione fiscale.
Il dato sull’andamento del mercato del lavoro fornito dall’Osservatorio sul precariato dell’INPS per i primi sei mesi del 2017 va valutato favorevolmente, ma con le dovute cautele. Un dato da verificare nei prossimi mesi, perché riferito a una Regione che esprime segnali favorevoli, ma in un contesto caratterizzato da un tasso di disoccupa-zione che proprio nel 2017 ha superato nuovamente la soglia del 20%. Crescita delle assunzioni del 21,6% del complesso di assunzioni Sono 14.075 le assunzioni a tempo indeterminato, che crescono rispetto alle 13.803 del 2016 di appena il 2%: dato ben lontano dalle 21.413 assunzioni a tempo indeterminato del 2015 (rispetto al 2015 si è, infatti, sotto di 7.338 assunzioni). Il 2015 è stato viva-cizzato dal “doping contributivo” delle misure del job act. Le cessazioni a tempo indeterminato tra gennaio e giugno 2017 sono state 15.273 ( oltre 1000 in più rispetto agli avviamenti a tempo indeterminato). Inoltre, è vero che l’incremento del 21,6% complessivo ( tempo indeterminato, a termi-ne, in apprendistato e stagionali) è leggermente superiore alla media nazionale (19,4%), ma è anche al di sotto di tante altre regioni del nostro Paese, sia del nord che del centro sud (Basilicata, Puglie, Molise, Marche, Umbria, etc). Lavoro a termine stagionale Cresce soprattutto il lavoro a termine e stagionale con percentuali certamente ben più significative del +2% degli indeterminati (i contratti a termine salgono infatti del + 29,4% mentre gli stagionali del 17,3%). I contratti a termine sono stati, infatti 12.928 in più rispetto al 2016 e 17.701 rispetto al 2015, mentre gli stagionali rilevano un incre-mento di 3.980 unità rispetto al 2016 e di 5.117 sul 2015. Sono in larga misura posti di lavoro ascrivibili al settore terziario e ai comparti legati al fenomeno turistico che, anche nella nostra regione, ha visto un’anticipazione rispetto alla consueta concentrazione agostana e che ci si augura possa avere una proiezione temporale anche nel prossimo semestre, sfruttando alcune congiunture favorevoli alla Sardegna. Rimane ferma, per la CISL sarda, la necessità di dare risposta ai 134 mila sardi censiti dall’ISTAT in cerca di occupazione, ma anche alla più ampia platea di nostri corregionali in condizione di disoccupazione e inoccupazione rilevati dai centri per l’impiego (oltre 400 mila), per questo è assolutamente necessario insistere sulle politiche del lavoro e della formazione ma, ancor più, su azioni di politica produttiva (in par-ticolare orientate su industria e agricoltura etc) che facciano ripartire la crescita e lo svi-luppo nell’Isola, rispetto alle quali la Sardegna presenta ancora forti ritardi. Sulle politiche attive, nonostante la riduzione di circa 300 milioni del Fondo sociale Eu-ropeo sono state messe in atto molte azioni e consistenti risorse, alcune delle quali hanno dato riscontri positivi, ma che nel loro complesso attendono una verifica rispetto al loro andamento e che richiamano misure più rispondenti alla forte necessità di deprecarizzare il mercato del lavoro sardo. In ultimo, è sicuramente positivo il dato la crescita del contratto di apprendistato, che negli anni scorsi nell’Isola si era caratterizzato per delle performance negative. Si tratta, tuttavia, di dati assoluti ancora timidi in quanto riferiti a 1.238 contratti rispetto ai 770 dell’anno scorso con un incremento di 468 contratti (nel 2015 erano stati 685). Anche sulle trasformazioni contrattuali che vede la Sardegna al 3° posto su scala nazio-nale con un + 34,4%, sicuramente positivo dal punto di vista statistico, sul fronte dei va-lori assoluti restituisce circa 4.237 trasformazioni, valore ancora inferiore rispetto al 2015 (4.330), nel 2016 sono state 3.153 e ben lontano dalle esigenze della nutrita platea di inoccupati e disoccupati dell’Isola. Tutti questi dati non devono far dimenticare il fenomeno del lavoro nero e del sommerso, su cui il sindacato ritiene sia necessario proseguire e intensificare la lotta in considerazione della stima di oltre 80 mila sardi coinvolti in questa piaga che andrebbe a generare oltre 800 milioni di evasione utilizzabili nelle politiche per la crescita e l’occupazione.
Il Segretario Generale USR Ignazio Ganga