Roma, 12 Aprile 2020 - “Questa è, purtroppo, una Pasqua diversa da quelle che abbiamo vissuto negli ultimi anni. È per tutti noi una giornata di speranza, di riflessione, di condivisione profonda della fase difficile che l’umanità sta vivendo a causa di un nemico subdolo ed invisibile”. E’ quanto sottolineano oggi in una lettera pubblicata sul quotidiano 'La Repubblica' i Segretari Generali di Cgil, Cisl, Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo che si rivolgono a tutti i lavoratori, i pensionati, le donne, i giovani, gli immigrati che stanno vivendo una difficile condizione a causa della pandemia che ha travolto anche il nostro Paese.
“Il nostro pensiero va a chi, in queste giornate terribili, ha perso i propri familiari, i parenti, gli amici più cari. La nostra profonda vicinanza va a tutti i medici, agli infermieri, al personale della sanità pubblica, alla protezione civile, a tutti i corpi dello stato impegnati strenuamente per salvare le vite umane. Il nostro ringraziamento va a quei lavoratori e quelle lavoratrici, e sono tanti, che in queste ore assicurano la produzione essenziale, i servizi, la distribuzione delle merci, il consumo e il commercio, che consentono a tutti noi di continuare ad avere una vita ordinata e civile. Sono persone straordinarie che meritano un riconoscimento davvero speciale e il plauso generale di tutti gli italiani”, sottolineano i tre leader sindacali nella lettera aperta.
“Il mondo del lavoro, a causa delle restrizioni che sono state assunte per le imprese e per tutto il sistema produttivo del nostro Paese, sta attraversando una fase molto dura e difficile. Non dobbiamo disperdere i sacrifici enormi, economici, sociali, familiari, che con grande senso di responsabilità tutte le italiane e gli italiani stanno compiendo in queste settimane. Per questo abbiamo convenuto con il Governo che non ci sono ancora le condizioni per una ripresa generale delle attività lavorative” , aggiungono Landini, Furlan e Barbagallo.
“Il sindacato c'è ed è in campo con le sue proposte, la sua grande rete solidaristica, come abbiamo fatto in altri momenti drammatici della storia del nostro Paese. Possiamo e dobbiamo utilizzare queste giornate per preparare l’Italia, alle prossime fasi lavorando per la sicurezza e la salute di tutti in modo collaborativo e responsabile, ascoltando i consigli della comunità scientifica e delle istituzioni sanitarie, concordando insieme il futuro”, sottolineano ancora i leader di Cgil, Cisl, Uil.
“Tutti vogliamo che si ricominci nel massimo della sicurezza e con le necessarie garanzie per la salute, in tutti i luoghi di lavoro, nei territori, nelle città. Oggi è questa la priorità del sindacato, insieme alla salvaguardia dell’occupazione e del reddito per tutti i lavoratori.
Sappiamo bene che nulla sarà come prima. Dobbiamo essere pronti a ripartire, facendo leva sul valore sociale del lavoro, della sua sicurezza, della dignità della persona. Bisogna insomma cogliere questa occasione per cambiare il nostro modello di sviluppo e ricostruire profondamente il nostro Paese che non vogliamo più sia quello di prima. Vogliamo un Paese che sappia ridisegnare l’economia basandosi, a cominciare dagli investimenti nel Mezzogiorno, sulla sostenibilità ambientale, sulle produzioni eco-compatibili, sul riassetto del territorio, sull’innovazione, la scuola, la formazione, la ricerca e la conoscenza; un Paese che ponga a fondamenta della sua azione la coesione sociale a partire dal riaffermare la centralità del lavoro, della partecipazione, dell’universalità del sistema sanitario pubblico, della qualità dei servizi sociali per gli anziani, per le famiglie, per le donne, per i giovani. Vogliamo e ci batteremo per un’Europa nuova, solidale, orgogliosa della sua dimensione sociale, capace, con i suoi valori di libertà accoglienza e democrazia, di competere ed essere punto di riferimento nel mondo. Questo è oggi il modo con cui i lavoratori e i loro sindacati vivono queste difficili giornate, preparandosi e preparando l’intero Paese alla sua rinascita, con unità, coraggio, solidarietà”, concludono Landini, Furlan e Barbagallo.