22/03/2006
Esecutivo UST del 21 marzo: la relazione della segreteria
L'esecutivo della UST di Cagliari, dopo aver approvato il bilancio, ha discusso della situazione politico sindacale. Dopo la relazione della segreteria, sono intervenuti nel dibattito i segretari delle categorie (SCUOLA, FPS, FIBA, FEMCA, MEDICI, FNP, FLAEI, POSTE) e i responsabili dell'ANOLF, INAS, SICET e il coordinatore del Medio Campidano, Sergio Concas.
La relazione introduttiva, letta dala segretario generale Fabrizio Carta, ha toccato i punti relativi a:
- situazione economico sociale nazionale.
- rapporti con la giunta regionale anche in relazione all'approvazione dei collegati alla finanziaria regionale
- la situazione delle due province e le iniziative organizzative della CISL di cagliari e del Medio Campidano.
Di seguito il testo completo dlla relazione:
ESECUTIVO CISL CAGLIARI 21/3/2006

Situazione politico sindacale

La vicinanza del momento elettorale nazionale indubbiamente catalizza l’attenzione dell’opinione pubblica e anche le iniziative sindacali, a livello nazionale, sono abbastanza bloccate, a causa del naturale periodo di “neutralità”, che deve caratterizzare l’azione sindacale in queste circostanze.

E’ probabilmente il tempo di fare un bilancio e a livello nazionale l’ultimo consiglio nazionale della Cisl e la relazione della segreteria e del segretario generale Pezzotta possono sintetizzare, con efficacia, il punto sulla situazione socio economica nazionale.

Una campagna elettorale basata piuttosto su accuse reciproche e su colpi bassi giornalistici più che su un’analisi dei veri problemi, non risolti, e che si ripresenteranno anche nella prossima legislatura.

La Cisl ha cercato, in sintonia con la sua impostazione culturale e con la sua autonomia, di portare avanti i problemi, di confrontarsi con il Governo nazionale ed è arrivata anche alla firma di accordi, il Patto per l’Italia in primis, che hanno portato tante polemiche e contrapposizioni.

C’ è da domandarsi se, a fronte di questo spirito costruttivo che ci ha caratterizzato, abbiamo avuto una controparte politica affidabile.

In una recente intervista, rilasciata dal presidente del consiglio, egli ha detto: “ Ho fatto il patto con le parti sociali” e quando gli hanno chiesto se l’avesse rispettato, ha risposto: “beh, assolutamente si, abbiamo dato seguito a tutto ciò che abbiamo stabilito… sono stati gli altri (i sindacati) che non hanno seguito”.

Ogni ulteriore commento appare superfluo.

Il patto per l’Italia è stato una scelta sofferta, ci ha esposto a lacerazioni sindacali e ad un dibattito politico e sindacale. Il non avere applicato l’accordo è un fatto grave non solo e non tanto per la Cisl ma per tutti i lavoratori.

In estrema sintesi:

· I dati sull’incremento del prodotto interno lordo ci dicono che l’Italia non cresce da diversi anni; non si crea ricchezza, non aumenta lo sviluppo, non può di conseguenza essere aumentata l’occupazione, se non per effetto di alchimie statistiche.
· In realtà è aumentata la forbice tra ricchi e poveri, è aumentata l’inflazione quella reale, è aumentato il costo della vita, vi è stata una crescita della precarietà, non tanto per effetto delle leggi sul lavoro approvate, peraltro criticabili su molti aspetti, quanto appunto per il mancato aumento della ricchezza da distribuire. A maggior ragione ci sarebbe voluto un Governo che avesse a cuore le ragioni della solidarietà e non un Governo che ha fatto la propria ragion di vita quella di approvare leggi ad personam
· La riforma del fisco e delle aliquote se, in un primo tempo, ha ridotto parzialmente le tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, nel secondo modulo, in realtà ha favorito le classi più abbienti, senza che, come invece era stato promesso, far migliorare la competitività. Nel frattempo, mentre il lavoro dipendente è fortemente tassato, le rendite finanziarie sono colpite da aliquote più ridotte. Molti imprenditori più che investire in sviluppo e occupazione, sono dediti a investimenti finanziari che danno poi luogo agli scandali ai quali abbiamo assistito negli scorsi mesi.
· In questo frangente non sono stati rispettati gli accordi che CISL, UIL e altre trentadue associazioni avevano firmato nel 2002, che prevedevano, quanto meno, l’introduzione di un sistema di ammortizzatori sociali universali e basati sulla bilateralità. Come conseguenza, la flessibilità nel lavoro, in alcuni casi già esistente, in altri introdotta con la legge 30 e il decreto 276, è spesso diventata precarietà assoluta sia nel privato che nel pubblico, settore nel quale vi è un numero enorme di casi di lavoro atipico, e in particolare di collaborazioni coordinate e continuative. La riforma sul mercato del lavoro è quindi giudicata negativamente dalla CISL perché lacunosa, incompleta e perché non affiancata da un sistema di ammortizzatori sociali validi (vedi piccole aziende, lavoro atipico).
· Sulla riforma delle pensioni e della previdenza integrativa, non si può che constatare che la prima è perversa e iniqua, la seconda è arrivata dopo un lungo confronto anche sindacale solo a fine legislatura. In ognuno di questi due casi, la riforma partirà solo nel 2008, a futura memoria!!! O perché si vogliono lasciare delle bombe a orologeria al prossimo Governo, o perché le assicurazioni, nel caso della previdenza complementare, si sono opposte e hanno impedito l’applicazione immediata dell’accordo, con il presidente del consiglio pieno fino al collo di conflitto di interessi. In tutti e due i casi si sono penalizzati i lavoratori, perché sono aumentati fortemente e senza una progressione temporale i requisiti di età per il pensionamento e perché i giovani continueranno a rimanere senza previdenza complementare per altri due anni: i tassi di sostituzione della pensione al salario saranno sempre più ridotti, tanto più per gli atipici.
· I dati sul rapporto deficit prodotto interno lordo e quelli sul debito pubblico sono da far tremare le vene e i polsi.
· Infine, il mancato trasferimento di risorse agli enti locali ha indebolito la rete di protezione sociale, perché il sistema ha reagito riducendo a sua volte gli interventi nel campo della sanità e dell’assistenza, mentre la politica sull’immigrazione, incardinata sulla Bossi/Fini, è stata più volte contestata dalla Cisl e dall’ANOLF.

Noi siamo sicuramente il sindacato dell’autonomia, ma autonomia non vuol dire non emettere giudizi e considerazioni.

Nell’occasione dello sciopero del 25 novembre scorso, abbiamo scioperato su una piattaforma condivisa con gli altri sindacati. Ecco quella piattaforma la dobbiamo tenere ben impressa nella memoria, perché non la si accantoni: la proposta sindacale vale per tutte le stagioni, a prescindere dal Governo, Giunta regionale o comunale che ci si trovi davanti.

Non possiamo correre il rischio che, ancora una volta, a fronte dell’indebitamento e della crisi economica, siano chiamati a pagare i lavoratori dipendenti.

Il segretario generale “in pectore”, Bonanni, in una intervista su Conquiste del lavoro delinea bene quello che è lo spirito che ci deve animare.
Una volontà di confronto, senza abbandonarsi a logiche di schieramento e senza tradire la nostra ispirazione. Schiacciarci su una parte politica, come sembra voler fare una fetta della CGIL, a tutti i livelli (nazionali e regionali o comunali), non conviene ed è perdente.

Bisogna puntualizzare l’affermazione di Bonanni quando dice che il sindacato deve “mettere in campo una nuova flessibilità per rendere più forte e competitivo il sistema produttivo”, perché credo che i lavoratori abbiano già dato ed occorre, invece, allestire un sistema che eviti la deriva verso la precarietà.

Sul versante regionale

I rapporti tra questa Giunta regionale e la Cisl sarda non hanno registrato grandi convergenze: sia sul piano del metodo e comportamentale, sia su quello dei contenuti. L’azione della Giunta regionale, in coerenza con quanto detto in campagna elettorale, si è indirizzata su alcuni filoni generali. La salvaguardia e la valorizzazione dell’ambiente, la riforma della regione e dei suoi enti, lo sviluppo della società della conoscenza, la valorizzazione del turismo, la liberazione del territorio dalle servitù militari sono progetti enunciati in campagna elettorale e, a parole perseguiti.

Accanto a questi obiettivi, per certi versi condivisibili, la Giunta si è dovuta porre l’obiettivo di risanamento economico per una situazione di deficit ereditata ed ha agito su due fronti: uno è il versante della rivendicazione nei confronti dello Stato di maggiori compartecipazioni erariali (IVA ed IRPEF): quindi si è puntato su maggiori entrate e su questo va ricordata la bellissima manifestazione unitaria di popolo del 1 dicembre scorso. Ma vi è stata anche un’azione rivolta a superare le incrostazioni interne e a recuperare sprechi, pur esistenti.

Registriamo dunque, da un lato l’enunciazione, sicuramente accattivante, di puntare su alcune riforme generali che però, per dare effetto positivo, necessitano di tempi lunghi, dall’altro vengono richiesti subito alcuni sacrifici all’intera collettività sarda e, in particolare ai lavoratori dipendenti.

Tutto ciò non può che ingenerare malumori e proteste.

Per tenere insieme quindi la società sarda si sarebbe dovuto favorire un rapporto proficuo con le forze sociali, con il sindacato e quindi anche con la CISL. Invece si è preferita la logica del decisionismo, che non può convincere il sindacato, che vive di partecipazione e di concertazione.
Certe scelte non si possono fare con atti d’imperio ma con ragionamenti anche estenuanti, giacché l’esercizio della democrazia non si esaurisce, almeno per noi, nel momento delle elezioni, ma deve proseguire, nella logica della sussidiarietà, con il confronto. Non è sufficiente organizzare mega assemblee sulla progettazione integrata o sul piano sanitario o sociale o richieste di mail via internet correttive. La concertazione è stata messa da parte e la Giunta, o meglio Soru, a fronte di una proposta di un patto e di un accordo lanciata durante il nostro congresso regionale, non ha risposto affatto.

E così, tante sono state le vertenze e le contrapposizioni tra il sindacato, la CISL in prima fila, e la Giunta. Dal piano sanitario, alla vertenza sull’accordo sulla chimica, dalla formazione professionale – nella quale sono a rischio centinaia di posti di lavoro – da una politica per l’energia e per il rilancio dell’industria ancora vaga, a questioni più specifiche come quelle della riforma degli enti agricoli o dei consorzi industriali, o della riforma dell’intero comparto regionale o alla politica sul credito. Vi sono posizioni diverse tra Cisl e Giunta regionale. Lotte e iniziative anche per la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili e per quelli che lavorano nel settore delle acque. Mentre su continuità territoriale, scuola, piano paesistico, le differenze sono molte.

Mentre la situazione economica, sociale e occupazionale dell’isola non migliora e, uscendo dall’obiettivo uno, vi è il rischio che i fondi comunitari, pur male utilizzati in passato, diminuiscano
fortemente.

Abbiamo ricevuto anche aspri attacchi sulla stampa di regime, mentre quella di opposizione strumentalizza spesso le nostre posizioni.

Vi è sicuramente la necessità di avanzare proposte( a volte siamo indietro su questo aspetto). Vi è però da osservare che l’azione della Giunta, anche a seguito dell’approvazione in commissione dei collegati alla finanziaria, rischia di andare contro interessi di categoria rilevanti e quindi di molti nostri iscritti. E noi, di fronte ad ogni riforma, la prima cosa che dobbiamo chiedere è quella della salvaguardia dei posti di lavoro e del rispetto dei contratti di lavoro.

A fronte di tutto ciò, sono avanzate, da parte della segreteria regionale, proposte di mobilitazione generale. Cioè dalle legittime manifestazioni delle categorie interessate e contrarie non alle riforme ma a come vengono portate avanti, si dovrebbe passare ad iniziative più ampie e generali.

Le manifestazioni e gli scioperi generali sono formule non nuove: ne abbiamo fatti tanti contro Governi e Giunte e, certamente, deve e può arrivare anche il momento di proclamarlo contro questa Giunta regionale. Tuttavia tale iniziativa, a mio parere, deve essere costruita, preferibilmente unitaria, con un grande coinvolgimento di tutte le Federazioni ma, soprattutto, dei lavoratori, a partire dagli iscritti, promuovendo assemblee e incontri per spiegare la strategia della CISL, nella quale proporre un modello di società, all’interno del quale incasellare le azioni rivendicative oggi in essere.
Non può essere un momento di sterile contrapposizione e di sommatoria delle varie vertenze.

La preparazione di tale iniziativa deve essere ponderata, discussa e realizzata nei momenti più opportuni, dal punto di vista politico, ed evitando strumentalizzazioni da parte politica o partitica o convergenze pelose di interessi particolari.

Nelle prossime settimane, dopo le elezioni politiche, saremo chiamati ad un duro lavoro di proposta e di lotta.

Situazione del territorio

Attraverso il progetto di GOVERNANCE, firmato con la Confindustria, del quale in cartella avete un primo risultato, sì è cercato, almeno per l’area vasta di Cagliari, di avere un’analisi socio economica. Sulla base di questi dati, elaborati dall’osservatorio economico, si dovrebbe costruire il rilancio dello sviluppo e dell’occupazione nella provincia di Cagliari.

Noi riteniamo che lo sviluppo dell’area cagliaritana debba essere considerato essenziale non solo per Cagliari e per la sua nuova e vecchia provincia, ma per tutta la Sardegna

E’ una considerazione che ci stiamo sforzando di fare in ogni sede. E’ necessario uscire da una dimensione isolazionista o chiusa in se stessa. Superare la logica bottegaia di Cagliari per inserire il capoluogo in un circuito più ampio.

Per risolvere alcuni problemi bisogna che ci sia la collaborazione tra forze politiche, sindacali, istituzionali dell’area.

Ecco perché, come sindacato confederale, con modestia ma anche con convinzione, abbiamo cercato di farci promotori di una serie di iniziative che mettano insieme i comuni e la provincia, l’autorità portuale e il CASIC, il CTM, la Confindustria e le associazioni sindacali.

Secondo lo studio scaturito, Cagliari o meglio l’area vasta ha alcuni punti di forza che vanno valorizzati:

Territorio e ambiente (parchi e zone umide)
Sistema infrastrutturale (area industriale, porto canale, parco scientifico e tecnologico)
Dinamiche socio demografiche (crescita della popolazione – tranne che a Cagliari - , saldo migratorio positivo, strutture sanitarie e socio culturali (Teatro Lirico) buone)
Mercato del lavoro (tasso occupazione positivo alto tasso di attività)
Struttura produttiva e turismo


Ve ne sono anche di negativi:In particolare la scarsa propensione alla raccolta differenziata e la scarsa valorizzazione del patrimonio naturale.
La scarsezza delle dotazioni stradali e ferroviarie
Il processo di invecchiamento della popolazione residente, specie nella città di Cagliari dove l’indice di vecchiaia (rapporto tra popolazione over 65 e popolazione con 0/14 anni ) è pari al 195%.
Mentre i tassi di disoccupazione sono superiori alle medie nazionali e regionali.

Il rilancio dell’industria e della portualità, la valorizzazione dell’ambiente e del turismo nonché dell’agroindustria, la costruzione di un polo telematico, insieme al potenziamento del sistema dell’istruzione, della formazione e dell’università, possono essere elementi che qualificano l’economia della nostra provincia dalla quale discendano, ovviamente, posti di lavoro veri e nuova occupazione.

Questo è l’obiettivo che stiamo cercando di raggiungere e su questo vogliamo impostare la nostra azione nei confronti degli enti locali più grandi della provincia o, meglio, delle due province.

Con il Comune di Cagliari, l’apertura di un confronto, in articolo mortis, non può che essere giudicato tardivo e quasi inutile ed infatti si è interrotto ben presto. I ritardi della città di Cagliari sono evidenti:
q Lo spopolamento, dovuto alla mancanza di aree e dell’assenza di una politica della casa attenta alle esigenze dei lavoratori e dei pensionati, con alti tassi di evasione nel mercato degli affitti (studenti e immigrati).
q Il degrado dei centri storici.
q Una rete stradale interna assolutamente insufficiente nelle manutenzioni
q La raccolta dei rifiuti solidi urbani poco efficiente e ad alte tariffe ed un sistema di raccolta differenziata assolutamente in ritardo.

Inoltre, il Comune di Cagliari si deve aprire alla società circostante e in particolare agli altri comuni viciniori: basti pensare alla questione Poetto, rispetto alla quale bisogna promuovere una gestione unitaria con Quartu e con la Provincia.

Non basta il tavolo di concertazione sulle politiche sociali, anche perché gli esiti sul piano pratico sono ancora da percepire, mentre le iniziative degli ultimi giorni, mi sembrano piuttosto propaganda elettorale, fatta attraverso convegni organizzati con i soldi pubblici.

Quartu: è una Giunta eletta da poco. Probabilmente la loro cultura è quella solita di chi coinvolge solo quando è costretto. Vi è da costruire un rapporto organico e non episodico.

Idem per la Provincia: abbiamo un presidente decisionista, assessori poco esperti ed alcuni dirigenti che detengono le leve vere del “potere”. E’ stato istituito un assessorato alle attività alle attività produttive che si è proposto come garante delle vertenze in corso. Ad oggi, però, quando viene richiesto l’intervento, l’assessore Comandini, dimentica di convocare, vedi questione ECOSERDIANA o altre vertenze.

Circa il Medio Campidano, ci sono le convocazioni ma è chiaro che si tratta di una provincia debole e piccola che va aiutata a crescere e a diventare efficiente.

Insomma, anche a seguito delle riunioni con le Federazioni, si tratta di costruire insieme una sorta di piattaforma territoriale sia per il medio Campidano (su questo vi saranno i contributi del coordinamento che nei prossimi giorno si riunirà ed elaborerà proposte concrete), sia sulla nuova provincia di Cagliari.

Parte organizzativa

Il bilancio preventivo evidenzia in termini finanziari quelle che sono le nostre proposte di attività.

q Il rafforzamento organizzativo nei servizi e in periferia, con particolare riguardo a quello che sarà il nuovo territorio sindacale del Medio Campidano.
q La costruzione di un’aggregazione per quanto riguarda la società fiscale, attraverso un’attività coordinata con la società regionale, pur lasciando gli spazi operativi all’unità locale.
q L’articolazione di momenti formativi di livello, attraverso corsi e seminari, tesi alla costruzione di una classe dirigente cagliaritana.
q La proposta di acquisizione della sede.
q Una politica indirizzata al rafforzamento della presenza politica e organizzativa delle Federazioni.
q L’ampliamento dei servizi e l’irrobustimento delle associazioni quali ADICONSUM, SICET, INAS, SPORTELLO IMMIGRATI, la creazione di nuovi quali ETSI, oggi, e anche in futuro altri quali ISCOS, nonché la costruzione di un punto di connettività

Forse le risorse non saranno così abbondanti come una volta (abolizione legge 31, mercato del lavoro asfittico, lavoro atipico in aumento).
Tuttavia con una gestione oculata, coordinata e solidaristica di quanto abbiamo, possiamo ancora progredire in termini politici e organizzativi.