Lettera aperta sul lavoro Domenicale e Festivo nel
Settore del Commercio.
A Sua Eccellenza
Mons. Giuseppe Mani
Arcivescovo di Cagliari
Da parecchi anni ormai le aziende del settore commerciale, in particolar modo quelle della Grande Distribuzione, sfruttando le deroghe previste dalla legislazione vigente, hanno in pratica reso ordinaria l’apertura delle strutture di vendita nei giorni domenicali e festivi in genere.
Fino ad alcuni anni fa, l’apertura domenicale era consentita in Sardegna per il solo mese di Dicembre e per il periodo estivo (15 aprile – 15 ottobre).
Purtroppo, l’entrata in vigore della legge “Bersani” ha liberalizzato di fatto gli orari nelle città a prevalente economia turistica, dove si può aprire praticamente tutto l’anno, senza alcuna limitazione.
Si badi bene che sono considerati turistici tutti i comuni, anche i più piccoli, dove sono inseriti centri commerciali di grandi dimensioni, con accordi di programma stipulati tra i singoli comuni e le aziende della grande distribuzione.
Intanto la Regione e parecchie amministrazioni Comunali dovrebbero rendersi conto che per definire una città “turistica” non serve solo la liberalizzazione degli orari commerciali, ma è necessario agire sui trasporti potenziandoli e non dimezzandoli come accade regolarmente nei giorni festivi, occorre intervenire sull’apertura degli uffici pubblici e privati (ivi comprese le scuole e gli asili nido per venire incontro alle esigenze delle lavoratrici madri). La CISL ritiene inaccettabile questa cultura neoliberista che scarica sul settore commerciale le esigenze di un modello consumistico di società, dilatando in maniera esasperata ed insostenibile gli orari dei negozi e le aperture domenicali e festive.
La negatività di tale cultura ha ripercussioni negative sugli operatori del Commercio, settore dove non vi è solo e soltanto la Grande Distribuzione, ma una galassia di piccole e piccolissime aziende, nelle quali i lavoratori sono spesso privi di ogni benché minima tutela sindacale. Il lavoro nero infatti spesso è la norma, mentre orari massacranti, straordinari non pagati e lavoro domenicale e festivo sono diventati di fatto la regola.
Insomma, i lavoratori spesso sono costretti a subire in silenzio per non rischiare di essere licenziati, anche perché l’alto tasso di disoccupazione che incombe sulla nostra isola e sul nostro territorio fungono da deterrente.
La CISL e la FISASCAT (Federazione dei lavoratori del Terziario e Commercio) vogliono ribadire con forza, ancora un volta, che la domenica non è e non deve diventare un giorno lavorativo ordinario, ma per quanto possibile una giornata da dedicare alla famiglia, allo svago, agli interessi religiosi e culturali.
Le prestazioni domenicali e festive devono rappresentare l’eccezione e vanno riservate quindi ai servizi strettamente essenziali quali ad esempio Sanità, Trasporti, Ordine Pubblico.
Noi siamo più che mai convinti che una politica di questo genere sia figlia di questo modello di consumismo e di liberismo sfrenato, che la società odierna impone.
Certamente una simile politica non paga in termini di occupazione e di aumento di reddito ma serve soltanto ad una precarizzazione dei rapporti di lavoro.
Non esistono più spazi per la famiglia che sempre di più va allo sfascio, alla disgregazione, non ci sono più opportunità di stare insieme, confrontarsi o discutere, non c’è più la possibilità per chi è credente di partecipare alle attività parrocchiali neanche la domenica.
In una simile società prevale il dio denaro, prevalgono l’individualismo e l’egoismo; per contro l’altruismo e la solidarietà sono vocaboli ormai desueti, anacronistici, fuori dal tempo e dalla storia; di questo passo si rischia veramente di andare verso un precipizio sociale.
Non si può sottoporre una comunità ad un’organizzazione del lavoro fatta di ingiustizie, ricatti, annullamento dell’essere umano, in quanto tale, solo per soddisfare una logica di mero profitto.
La cosa che più mi sconcerta e mi addolora è che la Chiesa che, da sempre, si è schierata dalla parte dei più deboli, dei più indifesi, non abbia fatto niente per sovvertire questo modello di società destabilizzante, almeno per quanto concerne l’Archidiocesi di Cagliari.
Infatti abbiamo avuto modo di far pervenire a Sua Eccellenza una nostra nota in data 5.01.2005 chiedendo un Suo autorevole intervento, mirato ad invertire la rotta per rimettere al centro dell’attenzione l’essere umano e la famiglia.
Probabilmente Sua Eccellenza non ha ritenuto opportuno intervenire, cosa che invece altri Vescovi in altre città d’Italia hanno fatto (Brescia, Ancona ed altri); forse ha sottovalutato il problema o l’ha ritenuto irrilevante, non degno d’attenzione. Tutto questo in contraddizione con il discorso d’insediamento fatto in Piazza Palazzo (io c’ero), discorso in cui si è soffermato notevolmente sulla famiglia.
La cosa che più mi rattrista in quanto lavoratrice, sindacalista e cattolica professante (ho militato per lungo tempo in azione cattolica) è non solo il silenzio da parte di Sua Eccellenza (c’è un proverbio che dice “chi tace acconsente”), ma l’aver appreso dalla stampa che Ella ha presenziato la scorsa settimana all’inaugurazione del nuovo mega centro commerciale della “Corte del Sole”, sorto alle porte di Cagliari (peraltro fortemente contestato dalla Regione).
Questo mega centro è tappezzato di cartelli che preannunciano l’apertura nei giorni di Pasqua e del Lunedì dell’Angelo, e la medesima campagna pubblicitaria è presente in tutti i quotidiani sardi da diversi giorni, nessuno fino ad ora aveva avuto tanta tracotanza da osare aprire dei negozi nel giorno più importante per i Cristiani.
Come è possibile, mi domando, che un Arcivescovo taccia in una simile circostanza?
A meno che la Chiesa non stia al passo con i tempi, adeguando quindi il suo comportamento e il suo modo di pensare, per venire incontro ad una società consumistica, liberista, priva di valori, il cui unico scopo è apparire ma non essere.
Mi sorge il dubbio che il mio modo di pensare da cattolica praticante, che si è battuta e si batte per la difesa dei più deboli, non si sia evoluto per mettersi al passo con i tempi, ma sia rimasto ancorato a vecchi concetti ormai fuori moda. Sono convinta, invece, che il sindacato e le forze sociali, insieme con la Chiesa, possano attivare un percorso che risvegli le coscienze e che metta al primo posto dei valori condivisi quali la solidarietà, la famiglia, il rispetto della dignità sul lavoro, combattendo quel consumismo dominante, del quale è un segno l’eccessiva apertura dei punti vendita nel settore del commercio.
Rivolgo a Sua Eccellenza i più devoti e filiali saluti.
Iride Manca
Segretaria provinciale
FISASCAT/CISL Cagliari