20/05/2006
18 maggio seminario a Cagliari: quale credito a sostegno dello sviluppo
Quale Credito a sostegno dello sviluppo

18 maggio: seminario a Cagliari


NOTA STAMPA

La Cisl e la FIBA/CISL di Cagliari, nel corso di un convegno svoltosi il 18 maggio nella sala riunioni della Cisl cagliaritana, hanno discusso del tema “Quale credito a sostegno dello sviluppo locale”.
Dopo l’introduzione ai lavori del segretario della CISL cagliaritana, Fabrizio Carta, è stata illustrata un’accurata analisi della situazione bancaria in Sardegna e nella Provincia cagliaritana. L’analisi è frutto del lavoro di un gruppo di dirigenti sindacali della FIBA, coordinati dal segretario generale Michele Mannu.
A fronte di bilanci più che attivi delle aziende bancarie, ci si è domandati quale ruolo esse possono svolgere per promuovere sviluppo e occupazione in una Regione ed in una Provincia come quella di Cagliari che registra bassi tassi di sviluppo e alti tassi di disoccupazione, rispetto alle medie nazionali e del centro nord.
Certo, non possono essere le banche a creare sviluppo, ma almeno ne devono accompagnare la crescita e non svolgere solo un ruolo passivo di registrazione dell’esistente.
Ciò tanto più in attesa dell’entrata in vigore dei criteri previsti da Basilea 2 che possono avere conseguenze negative anche in considerazione del tessuto produttivo, molto frammentato, del tessuto produttivo isolano e cagliaritano

A maggior ragione, il problema del “Credito” si pone in un’isola, quale la Sardegna, nella quale ormai non esistono più, o quasi, banche locali.
Infatti, a fronte del fenomeno dell’aumento del numero di sportelli bancari, dovuto soprattutto all’apertura di sportelli di banche nazionali, si è registrata la scomparsa delle banche locali: Il Banco di Sardegna e la controllata Banca di Sassari sono entrate nell’orbita della Banca popolare dell’Emilia e Romagna. Anche il modello di banca federale, tanto sbandierato dalla capogruppo BPER, si è rivelato, come ha dimostrato lo studio della FIBA di Cagliari, un finzione, in quanto il Banco di Sardegna ha perso la sua autonomia decisionale e gestionale. La Banca CIS, nata come banca per il credito industriale, dopo varie vicende che l’hanno vista trasformarsi ora in banca universale e poi rispecializzarsi, è diventata di proprietà della Banca Intesa, perché la Regione sarda, per fare cassa, ha ceduto le sue quote, rinunciando, in apparenza, ad un indirizzo delle sue politiche creditizie. La stessa SFIRS, la finanziaria regionale con sede a Cagliari, è oggetto di una riforma da parte della Regione che la vuole trasformare in un’agenzia governativa che ne snaturerebbe il ruolo, privando la Sardegna di uno strumento utile e anche innovativo per l’economia sarda. E a questa riforma la Cisl si dichiara contraria.

Non si capisce quindi come possa continuare ad esistere l’articolo 4 dello Statuto regionale sardo che dà prerogative alla Regione in materia di credito, ma che in realtà appare oggi del tutto inutile e inutilizzato.

Si è anche parlato del ruolo delle banche nazionali, attraverso le quali passano rilevanti flussi di raccolta e di impieghi, e che, in Sardegna, spesso non hanno strutture che si interfacciano, realmente, con l’economia locale perché prive di direzioni autonome e comunque non attrezzate per svolgere in loco le funzioni di analisi, valutazione e gestione del credito.

Insomma, a fronte di questo panorama, nel quale non c’è posto per banche con cuore e cervello in Sardegna, la CISL e la FIBA di Cagliari hanno rilanciato il ruolo delle banche locali e di credito cooperativo che sono in sintonia con la teoria della democrazia economica e della partecipazione, tanto cara al sindacato. Di questo tipo di aziende ne esistono solo due: la Banca di Arborea e la Banca di Cagliari, della quale il sindacato è socio, proprio per significare l’attenzione alle realtà creditizie locali, cioè di quelle banche che raccolgono sul territorio e qui investono, pur con le necessarie diversificazioni, perché sono interessate a che nell’area di loro riferimento l’economia si sviluppi davvero: esse possono diventare un volano di sviluppo.

I dati presentati durante il convegno sono eloquenti: a fronte di una raccolta complessiva del sistema bancario pari a circa 20 miliardi di euro (10 nella provincia cagliaritana), vi sono impieghi per soli 14 miliardi (7 circa a Cagliari), con un rapporto impieghi depositi nettamente sfavorevole per l’economia sarda. E questo la dice lunga sul ruolo di banche, anche sarde, che forse sono diventate importanti, ma non hanno fatto crescere sicuramente la Sardegna!!!
Certo, questo è in parte dovuto alla staticità dell’economia e dell’imprenditoria sarda ma è un dato sul quale riflettere, così come occorre riflettere sul costo del denaro, assolutamente più alto rispetto al resto della nazione: ciò costituisce un sovracosto e frena lo sviluppo.

Insomma, forse ci deve essere un posto non solo per i grandi colossi, ma anche per le banche locali e comunque bisogna confrontarsi con tutte le realtà bancarie che operano in Sardegna (nazionali e regionali) per una politica del credito più attenta alle realtà locali.

Come allo stesso tempo vi deve essere uno spazio per la Banca Etica e comunque per un’affermazione del ruolo etico nella gestione del credito. In questo senso, la responsabilità sociale delle aziende deve sostanziarsi in un’attività della Fondazione del Banco di Sardegna, che deve essere indirizzata ad un ritorno dei grandi utili fatti dalla Banca, verso l’isola.

Una battuta finale: si racconta che un modesto ingegnere indiano, dipendente dell’APPLE, ha creato il sistema di email più diffuso nel mondo. Ebbene, questo giovane andò in una banca americana, ottenne un finanziamento di 100000 dollari sulla base dell’idea proposta e non certo sulla base delle garanzie reali. Quell’idea fu poi venduta per 400 milioni di dollari!! Qualche dirigente bancario intuì la bontà dell’idea, fece credito a quell’ingegnere e finanziò un’intrapresa innovativa. Anche le banche (italiane e sarde) dovrebbero seguire questo criterio.

Nel corso del convegno, sono interventi il Presidente della Banca di Cagliari, Pietro Murru, il direttore generale del Banco di Sardegna Natalino Oggiano, il presidente della Fondazione del Banco di Sardegna, Antonello Arru, Tonino Usai, segretario regionale della FIBA.
Nelle sue conclusioni, Giovanni Matta segretario regionale della Cisl sarda ha lucidamente analizzato la realtà economica della Sardegna, le sue debolezze: scarso peso delle attività produttive (industria e agricoltura), scarsa propensione all’esportazione tutta sbilanciata sul petrolifero, nanismo delle imprese, scarsa spinta all’innovazione e alla ricerca; disoccupazione, specie femminile e giovanile, a tassi rilevanti, ripresa dell’emigrazione. Ecco, per un rilancio dell’economia isolana e per cambiarne il modello produttivo, ci vuole un impegno delle forze sociali ed economiche, ma è anche necessario un ruolo attivo del sistema creditizio e finanziario sardo, nel quale deve continuare a trovare la sua giusta collocazione la Finanziaria regionale ( la SFIRS), come avviene in altre regioni italiane. D’altronde, secondo Giovanni Matta, è mancato un ruolo attivo delle banche anche rispetto alla gestione dei fondi della progettazione integrata.
La Cisl regionale sarà impegnata a ribadire queste linee, in apposite iniziative sindacali.

Nota a cura della CISL DI CAGLIARI.

Nei prossimi giorni verranno inseriti sul sito www.cislcagliari.it i documenti e le relazioni degli intervenuti al dibattito e l’analisi del gruppo di lavoro della FIBA di Cagliari