05/07/2006
Articolo di Giorgio Melis:una lettera della Cisl di Cagliari
A seguito di un articolo di Giorgio Melis del Giornale di Sardegna, la segreteria della Cisl di Cagliari ha inviato una lettera al Giornale di Sardegna, il cui testo riportiamo di seguito:
L’articolo di Giorgio Melis, giornalista notoriamente altissimo per statura fisica e intellettuale (Giornale di Sardegna del 4 luglio pag. 6), incentrato in parte sul commento alle posizioni della Cisl sulla vendita dei siti minerari, , è la dimostrazione di quanto poco approfondimento vi sia da parte di certa stampa nei confronti del sindacato e della Cisl in particolare, della sua storia e del ruolo da essa svolto, da anni, a tutti i livelli.

Non voglio commentare le offese personali indirizzate al nostro segretario della CISL regionale che offendono tutti gli iscritti dell’organizzazione, perché si commentano da sole: un linguaggio che , con un neologismo che usava un mio professore di italiano, si può definire da televidiota (idiota da televisione) e che sconfina in parte nel “razzismo”. Sono altre le sedi dove esso verrà giudicato.

Quel che voglio contestare è la definizione della CISL come un sindacato che più a destra non si può. “Cisl sindacato polista, a destra di UGL e AN”.

Ebbene, partirei da una premessa: secondo Ilvo Diamanti, noto studioso e giornalista che scrive su”Repubblica” nelle elezioni del 2001 il 50% degli iscritti CISL, il 40% degli iscritti della UIL, il 30% degli iscritti CGIL avevano votato per la casa delle libertà. Non conosco le interpretazioni dell’ultimo voto, ma non credo, visti i risultati, che i dati siano cambiati di molto. Insomma, se è vera questa interpretazione, facendo un piccolo calcolo, circa 4 milioni di iscritti ai sindacati confederali voterebbero per il centro destra.

Gli iscritti al sindacato sono dunque di orientamento plurale: la varietà delle posizioni politiche alle diverse organizzazioni è però una ricchezza perché il sindacato non è e non può essere un partito e deve rappresentare tutti gli iscritti, a prescindere dall’appartenenza politica e ideologica.

Proprio per questo, la CISL si è sempre distinta per essere, come diceva Gino Giugni, un sindacato splendidamente autonomo: geloso della sua autonomia, scomodo con qualsiasi tipo di Governo o Giunta di qualunque estrazione, puntiglioso nel reclamare contrattazione e concertazione.

Le posizioni della CISL, espresse sulle questioni che hanno rilievo per i lavoratori, i pensionati, i disoccupati, sono prese in totale autonomia culturale e nell’interesse esclusivo dei lavoratori e degli iscritti. Per carità, anche il sindacato non pretende l’infallibilità, ma, stia certa l’illustre penna, che sono meditate, frutto di confronto interno e di discussione a volte anche animata, e non mediata da questo o quel partito o schieramento. Proprio in ragione di quel pluralismo che in tanti in CISL difendiamo come un valore assoluto.

Può capitare che queste idee e posizioni coincidano con quelle espresse da partiti o altre organizzazioni: è il caso della difesa della Costituzione: la CISL ha aderito al comitato Salviamo la costituzione in via del tutto autonoma e sulla base di considerazioni ben ponderate. E’ quindi subalterna dei partiti di centro sinistra che vi hanno aderito? Prende ordini da loro? Non credo proprio. Può accadere allo stesso modo che ci sia una sintonia con posizioni del centro destra: anche in questo caso, rassicuriamo non tanto l’articolista – che ha una nota posizione preconcetta contro la CISL – quanto i lavoratori, la linea è autonoma.

Può anche accadere che vi sia una strumentalizzazione politica o partitica delle posizioni sindacali ed accadrà sicuramente tante altre volte ( a destra o a sinistra): Non per questo il sindacato deve essere ascritto ad uno o all’altro schieramento.

Le semplificazioni di un uomo di cultura come Giorgio Melis sono sbagliate e, nel caso dell’articolo citato, in mala fede assoluta, offendono le idee e la militanza di tanti cislini.

Ma ancora, mi domando, il sindacato deve cessare di essere vigile e critico se vince il centro sinistra? O è meglio se funziona e mantiene intatta la sua autonomia, le sue intuizioni e cerca di concertare e di lottare (quando serve), con pari dignità culturale a prescindere dagli esiti politici, ragionando in modo propositivo sui problemi? Insomma, si vuole un sindacato di regime (destra o sinistra che sia) o un sindacato che sia collettore di partecipazione e di democrazia ?

La risposta mi sembra evidente. Per dirla con Bassanini: Il popolo non può essere sovrano per un giorno ( quello delle elezioni), e poi suddito fino alle successive consultazioni elettorali, ma deve essere partecipe tutti i giorni: in questo senso i corpi intermedi e il sindacato, in modo autonomo, devono essere protagonisti e partecipare ai cambiamenti pur necessari: l’isolamento e le decisioni elitarie non servono né in Regione, né in Provincia né nei Comuni del cagliaritano. Serve invece confronto e dialogo fondato sul rispetto dei ruoli.


Distinti saluti.

Cagliari 5/7/2006


Il Segretario Generale
Fabrizio Carta