16/07/2006
DPEF: audizione in parlamento di Bonanni.
Documento CISL sul DPEF 2007-2011
AUDIZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE RAFFAELE BONANNI
Parlamento, Roma 14 luglio 2006


Manovra finanziaria

La Legge Finanziaria per il 2007 disporrà interventi il cui importo complessivo viene quantificato in circa 20 miliardi di euro (1,3 per cento del PIL), al netto di nuove spese volte a obiettivi di sviluppo e di equità, che si stimano in circa 15 miliardi di euro (1,0 per cento del PIL). L’ammontare lordo di risorse da reperire è dunque dell’ordine di 35 miliardi di euro e del 2,3 per cento del PIL.
Il DPEF parte dal presupposto che la politica economica è chiamata ad agire sui tre fronti del risanamento, dello sviluppo e della equità e che deve affrontarli simultaneamente perché essi sono inscindibili.

Inflazione e politica dei redditi

Il DPEF fissa un’inflazione programmata del 2% per il 2007 e dell’1,7% per il 2008. Il tasso programmato al 2% ci sembra congruo con le attuali previsioni di inflazione, anche se le dinamiche dei prezzi dell’energia e delle tariffe potrebbero far lievitare significativamente questa cifra.
Questa scelta deve essere sostenuta dalla concertazione sulla politica di tutti i redditi, tra Governo, Regioni e Autonomie Locali, parti sociali, perché inflazione programmata ed effettiva convergano, salari e pensioni siano tutelati rispetto al costo della vita.
La politica dei redditi perché non si riduca ad una politica che riguarda i soli salari, chiama in causa prezzi e tariffe, il fisco, le prestazioni sociali.
Vanno rafforzati gli interventi sui mercati dei servizi, che eliminino strozzature e distorsioni che si scaricano in crescita dei prezzi, oltre agli interventi già previsti (farmaci, RCA auto, tariffe professionali).
Per i carburanti e l’energia elettrica occorre intervenire subito per evitare che l’aumento dei costi, amplificati dalla rendita monopolistica, si scarichi a piè di lista sui consumatori e sulle imprese; bisogna avviare il confronto per migliorare la regolazione nel settore energetico e delle telecomunicazioni; occorre regolare efficacemente gli altri settori scoperti, come i trasporti e il settore postale.
Troppo spesso, e il riferimento alle Autostrade è d’obbligo, sono state fissate tariffe più che generose da parte dell’Amministrazione Pubblica e non sono stati verificati gli impegni delle società a fare investimenti. I vecchi monopoli pubblici sono così diventati privati, senza definire garanzie e contrappesi.
Vanno definiti una Cabina di regia e un quadro che consenta un controllo delle tariffe fissate a livello centrale e decentrato, nonché dei prezzi dei servizi pubblici a domanda individuale erogati a livello locale.
Un’attenta considerazione deve essere rivolta ai fattori che determinano un’insopportabile moltiplicazione dei prezzi, ad esempio di frutta e verdura, dal produttore al consumatore.

Risanamento dei conti pubblici

Si condivide che le risorse per risanamento, sviluppo ed equità devono venire da una tassazione equa e ripulita dalla lotta alla evasione – elusione e dalla riduzione delle inefficienze e dagli sprechi, promovendo processi di razionalizzazione e riqualificazione della spesa delle amministrazioni pubbliche centrali e locali.
Siamo fermamente contrari alla riproposizione di una politica di tagli, particolarmente della spesa sociale, espressa nel DPEF nei termini della ineludibilità di interventi sulle “tendenze strutturali della spesa pubblica”.
Certo gli esiti degli interventi dell’equità fiscale richiedono tempo, come occorre un maggiore equilibrio tra le risorse previste per il risanamento finanziario e quelle per lo sviluppo e gli obiettivi sociali.
Innanzitutto quindi è necessario che il conseguimento del vincolo comunitario sul rapporto debito/PIL sia spalmato tra il 2007 e il 2008, con lo scorrimento di un anno rispetto a quanto convenuto con il precedente governo.
Nello stesso confronto con le autorità comunitarie deve essere acquisita la fiscalità di vantaggio per le aree in difficoltà di sviluppo, particolarmente per il Mezzogiorno.
Nel Documento non si delinea la volontà di una politica di concertazione con Regioni e Parti sociali, una scelta invece che il Governo è chiamato a compiere, prima di qualunque confronto tecnico, con la individuazione di un percorso di regole certe e la presentazione, al di là delle argomentazioni analitiche del DPEF, di una propria proposta su cui confrontarsi.
Le entrate
Si condividono gli orientamenti della politica fiscale, come già evidenziati dai primi interventi del Decreto legge sulla manovra bis del 30 giugno u. s. e le intenzioni enunciate
Per la CISL, dopo la stagione dei condoni, è soprattutto da un fisco equo che devono venire le risorse per il risanamento, lo sviluppo e gli obiettivi sociali.
Il primo impatto dovrebbe riguardare:
· la lotta all’evasione fiscale e al lavoro nero ( tra l’altro va generalizzato il DURC): sono una patologia che sottrae ingenti risorse al bilancio pubblico e offende in profondità legalità e giustizia ,
· la tassazione delle rendite finanziarie, con particolare attenzione alle attività speculative e ai grandi patrimoni. Essa è di otto punti sotto la media europea, premia il capitalismo finanziario, per sua natura predatorio, disincentivando gli investimenti produttivi,
· un recupero delle risorse del secondo modulo della riforma fiscale, almeno con riguardo ai redditi più alti, il ripristino della progressività del prelievo, il riallineamento della no tax area tra lavoratori attivi e pensionati,
· l’armonizzazione contributiva con l’innalzamento dei contributi dei lavoratori autonomi ed equiparando i costi dei diversi rapporti di lavoro, ora favorevoli paradossalmente a quelli più flessibili.
Tassazione delle rendite finanziarie e recupero del secondo modulo fiscale non sono neppure menzionati nel Documento.
Pubblica amministrazione
Si condivide il riferimento di contesto, l’attuazione dell’art. 118 del Titolo V della Costituzione, per un progetto di riorganizzazione della P. A., ma occorre un confronto di merito su un progetto ben definito (“piano industriale”) e particolarmente rispetto alle politiche di impiego e di carriera del personale, alla stabilizzazione del precariato, al senso e alla portata delle esternalizzazioni dei servizi di back office che il documento fa intravedere.
Un “ordinato svolgimento dei rinnovi contrattuali” richiede risorse finanziarie congrue, che non sono per ora conteggiate – anzi nel fabbisogno tendenziale viene considerata esclusivamente l’indennità di vacanza contrattuale -, mentre esse dovranno essere assicurate negli stanziamenti della Finanziaria.
Con l’impoverimento dei salari di questi anni, senza nessuna chiarezza, per ora, sulla politica di tutti i redditi, con la disponibilità sindacale oltretutto ad un progetto di modernizzazione che collochi i cambiamenti della P.A. concretamente negli interventi delle politiche di sviluppo e nello scambio contrattuale, la richiesta addirittura di un “rafforzamento” della moderazione salariale non ha alcun senso per essere presa in considerazione.
Per la funzionalità e l’equilibrio dei conti delle Autonomie locali, si condivide la scelta di contesto, cioè l’attuazione del federalismo fiscale del Titolo V (autonomia e responsabilità), fermo restando che vi deve essere una assoluta certezza dei meccanismi di perequazione nei trasferimenti per assicurare i livelli essenziali delle prestazioni da parte di tutti i governi locali, come si condividono i criteri di ridefinizione di un Patto di stabilità interno.
La proposta del programma di contenimento della spesa per beni e servizi è una valida alternativa di razionalizzazione, promotrice di lotta agli sprechi e di risparmi anche per economie di scala, al sovrapporsi di tagli e vincoli, senza risultati, di questi anni.
Sistema sanitario
Escludendo qualsiasi politica di taglio finanziario alla sanità pubblica e ritenendo che molto si può fare in termini di razionalizzazione e riqualificazione, si condividono gli orientamenti di politica sanitaria, indicate nel DPEF, attraverso il Nuovo patto, la responsabilizzazione, il continuo monitoraggio e l’accompagnamento del Governo nazionale, a partire dalle Regioni che devono azzerare, in tempi certi, deficit allarmanti.
La CISL non esclude forme di compartecipazione alla spesa sanitaria, a condizione di un sistema certo di controllo che a beneficiare dell’esenzione non siano gli evasori fiscali.

Sistema pensionistico
Condividiamo che la riduzione del cuneo fiscale non riguardi i contributi previdenziali, ma, nei generici impegni sulla previdenza complementare, non ritroviamo quella che per la CISL è una priorità, cioè l’anticipazione dei Fondi integrativi e il loro decollo per i lavoratori della P . A..
La revisione dei coefficienti di trasformazione, data nel Documento per scontata, incontra una ferma contrarietà, come ogni intervento peggiorativo dei trattamenti.
Ogni ulteriore verifica va rinviata al 2008.

Lo sviluppo economico

La competitività dell’economia italiana non sarebbe assicurata senza una robusta azione di tutela della concorrenza e la progressiva eliminazione degli elementi monopolistici e di cartello che ancora caratterizzano molti settori.
Solo adeguate politiche di regolamentazione possono rimediare all’assenza di concorrenza e promuovere processi reali di liberalizzazione, soprattutto nei servizi e nelle public utility, per realizzare finalmente un mercato veramente concorrenziale nella innovazione, nella sicurezza, nella qualità e nelle tariffe, a vantaggio dei cittadini.
A queste condizioni può essere ripreso un programma selettivo di dismissioni – nel Documento vi è una ricostruzione asettica di quanto avvenuto in Italia negli ultimi quindici anni, senza toccarne i nodi critici, né delineando la proposta politica per il futuro – non semplicemente per fare cassa favorendo, come avvenuto, scalate speculative e nuovi monopoli, ma come opportunità di sviluppo e di modernizzazione, di efficienza e di qualità del nostro sistema economico e finanziario.
Le politiche per la competitività del sistema produttivo, comunque, non possono limitarsi alla pura rimozione di vincoli, che pure è importante superare, ma vanno concepite come sistemi di azioni coordinate per intervenire sull’evoluzione del sistema. In piena aderenza e rispetto del quadro di riferimento comunitario, vanno attuate politiche di settore condivise ai diversi livelli, da quello europeo a quelli più decentrati, soprattutto nei settori più innovativi.
Di particolare rilevanza è il coordinamento tra i vari soggetti istituzionali per l’intreccio delle politiche settoriali con le politiche del territorio. In questo quadro è urgente dare avvio ai tavoli di confronto sulle politiche settoriali ed industriali, energetiche, dei trasporti, infrastrutturali, del turismo ed abitative.
Il processo di convergenza delle aliquote contributive, previste nel Documento, deve coinvolgere, oltre i lavoratori atipici, anche i lavoratori autonomi, perché diversamente si rischia di indirizzare il mercato del lavoro verso “finti autonomi” ed anche perché vi è in prospettiva per i lavoratori indipendenti una forte diminuzione dei trattamenti pensionistici.
La riduzione del cuneo fiscale, di cui una quota deve andare a migliorare il salario, va mirata a vantaggio delle aziende innovative e più esposte alla competitività e di quelle che trasformano contratti temporanei in contratti a tempo indeterminato e privilegiano l’assunzione delle categorie in maggiore difficoltà nel mercato del lavoro (giovani, donne, lavoratori anziani), nel Mezzogiorno e nelle aree in difficoltà di sviluppo; l’abbattimento deve ridurre la convenienza dei contratti atipici.
Sul Mezzogiorno il Governo deve essere impegnato, oltre all’introduzione della fiscalità di vantaggio nelle diverse forme contenute nel recente Documento delle Regioni meridionali, di Confindustria e di CGIL, CISL, UIL, a ripristinare le risorse per il co-finanziamento dei fondi strutturali cancellati dalla Finanziaria 2006, che in ogni caso devono risultare aggiuntivi rispetto agli investimenti ordinari, e a dare idonea copertura al Fondo per le aree sotto –utilizzate.

Politiche per l’equità

Per la CISL, anche con riferimento al quadro programmatico di legislatura dello stesso DPEF, gli obiettivi sociali da affrontare prioritariamente, con congrui stanziamenti e non solo razionalizzando l’impiego delle risorse già in campo, riguardano le misure relative
· agli ammortizzatori sociali, decisivi per qualificare il mercato del lavoro flessibile
· alla istituzione del Fondo per i non autosufficienti, una emergenza sempre più grave nella condizione degli anziani,
· alla ripresa di una politica abitativa soprattutto per incentivare le locazioni e calmierare gli affitti,
· alla anticipazione al 2007 dei Fondi integrativi previdenziali, risolvendo anche gli ostacoli per il loro decollo nel pubblico impiego,
· alla restituzione socialmente mirata del drenaggio fiscale,
· alle politiche a favore dei servizi alle famiglie, oltretutto per contrastare il declino demografico e per favorire la crescita del tasso di occupazione delle donne,
· ad una soluzione del problema degli incapienti nell’ambito del riordino degli strumenti di sostegno al reddito.
Nel DPEF vi deve essere un riscontro concreto rispetto all’avvio di una rivalutazione graduale delle pensioni in essere (articolo 11 della legge 335/’95, con riferimento all’andamento del PIL).
Sulla questione della tutela delle pensioni non è più rinviabile da parte del Governo l’apertura di un confronto negoziale con le Confederazioni e con le Federazioni dei Pensionati.