26/08/2006
Lavoro atipico e call center: una nota della Cisl regionale
Il ministro del lavoro Damiano ha diramato una circolare sulle collaborazioni a progetto nei call center (nei quali il fenomeno è diffusissimo). Circolare peraltro già delineata dal suo predecessore. A seguito di un'ispezione del Ministero presso ATESIA, un grande call center di Roma, dove operano migliaia di collaboratori e dell'intimazione ad assumere fatta dagli ispettori, si è aperto un grande dibattito sul lavoro atipico e precario in genere e sull'abolizione o meno della legge 30. La posizione della Cisl confederale è nota e di seguito riportiamo una nota della USR sull'argomento, riservandoci di svilupparne il contenuto anche a livello territoriale e provinciale.

La segreteria UST/CISL Cagliari


DOCUMENTO DELLA CISL SARDA SUL LAVORO ATIPICO, SU QUELLO PRECARIO E SUI CALL CENTER IN SARDEGNA

Il caso della Società Atesia, dove gli Ispettori del Lavoro hanno chiesto l’assunzione di 3200 collaboratori addetti ai call center, ha riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica e della politica il problema della precarietà nel lavoro e della flessibilità.
A parte le specifiche ragioni del caso Atesia, è importante e urgente vedere in Sardegna come si pone il fenomeno del lavoro precario, del lavoro irregolare e dell’impegno della politica e del sindacato verso una sempre maggiore tutela dei lavoratori.
La Cisl sarda, nell’ambito delle iniziative per promuovere il lavoro e lo sviluppo nell’Isola, ritiene importante la flessibilità nell’organizzazione del lavoro, per garantire maggiore competitività al sistema economico, ma accompagnata da tutele adeguate.
Per questo, anche in Sardegna, è necessario aprire un tavolo di confronto che rafforzi ulteriormente l’azione del sindacato, sia con le parti datoriali sia con la Giunta Regionale.
Si tratta infatti di sviluppare le relazioni sindacali e industriali per sottoscrivere un accordo quadro che riguardi il pubblico impiego e un accordo interconfederale per il settore privato, che favoriscano un processo di diffusa contrattualizzazione, peraltro già in essere in buona parte dei settori privati e nella stessa Pubblica Amministrazione.
E’ necessario cioè rafforzare le tutele dei lavoratori, sia con i contratti standard, sia con i contratti non standard, introdotti prima e dopo la Legge Biagi (n°30/03).
È urgente in questa direzione un più puntuale monitoraggio della situazione riguardante i contratti non standard post Legge Biagi (contratto di apprendistato, contratto di inserimento, lavoro ripartito, lavoro intermittente, lavoro occasionale o accessorio, associazione in partecipazione, appalto, distacco, somministrazione a tempo determinato, somministrazione a tempo indeterminato).
E soprattutto una attenzione marcata alle collaborazioni e al lavoro parasu bordinato per arrivare ad una parificazione con il lavoro subordinato.
Si tratta non di eliminare il lavoro atipico, ma di evitarne un utilizzo strumentale e non connesso alle esigenze organizzative delle società e di rendere la flessibilità funzionale alle trasformazioni economiche e alla innovazione, ma soprattutto alla occupabilità con tutele previdenziali e sociali certe e adeguate.
C’è da sottolineare comunque che la legge di per se non si presta all’accusa di aver aumentato il tasso di precarietà nel lavoro, ma è il mercato stesso che la crea e sul quale bisogna intervenire per una regolamentazione contrattuale e normativa.
Ma quale è la situazione del lavoro atipico in Sardegna?
Come già detto è necessario un monitoraggio più adeguato.
Dai dati in possesso della Cisl, che fanno riferimento a Istituti e Centri di ricerca e analisi nazionali e regionali, la situazione è la seguente:

Le collaborazioni coordinate e continuative che con la Legge Biagi si sono evolute nel lavoro a progetto risultavano essere a giugno 2004 (ultimo monitoraggio) 82.223 (fonte Inps).
Il D.Lgs 276 del 2003 prevede la possibilità di stipulare accordi aziendali per un termine che vada oltre il 24 ottobre 2004, ma non oltre il 2005.
Oppure la trasformazione a lavoro a progetto o in una forma di lavoro subordinato.
I lavoratori interinali con la Legge 30, somministrazione a tempo determinato, secondo una stima della Cisl sarda raggiungono in Sardegna il numero di 4000 unità.
Le postazioni di call center secondo la fonte dell’Osservatorio Contact Center sono 8800; di questi secondo il monitoraggio della Cisl circa la metà operano nella provincia di Cagliari e la gran parte di questi lavoratori è già contrattualizzata.
Da evidenziare infatti la forte e diffusa iniziativa della Cisl territoriale e delle federazioni di riferimento per garantire maggiori tutele e il rispetto dei contratti e delle norme vigenti.
Per la restante parte si pone il problema di un monitoraggio e di relazioni industriali finalizzate a garantire maggiori tutele.
Il fenomeno dei calla center riguarda soprattutto le società e gli addetti al settore delle tecnologie, dell’informazione e della comunicazione.
Secondo alcuni dati forniti da un lavoro del Crenos su fonte “Monitoraggio Interventi” politico-occupazionali del lavoro atipico, il part time in Sardegna raggiunge la percentuale del 9,1% rispetto ai dipendenti totali, contro il 7,2% al sud e il 9,9% su scala nazionale.
Per quanto concerne la tipologia di orario, fonte Istat, nel 2004 i lavoratori a tempo pieno erano 517.000 quelli a tempo parziale 77.000; nel 2005 invece quelli a tempo pieno assommavano a 523.000 e quelli a tempo parziale 74.000.
Un fenomeno importante è quello descritto dal tasso di irregolarità (agricoltura, industria, costruzioni, servizi) fonte Svimez su dati Istat, per il 1995 16,4%, per il 2005 17,8%.

Da questi dati se ne deduce che:

• l’esigenza di iniziative che anche, anche in Sardegna, attraverso accordi con la parte privata e la parte pubblica, rafforzino ulteriormente la contrattualizzazione, le tutele nel lavoro atipico, e la trasformazione delle collaborazioni, quando possibile in lavoro subordinato;

• la gran parte dei contratti non standard introdotti dalla Biagi non sono presenti in Sardegna, salvo il lavoro interinale, che è però precedente alla Legge 30 e che si è evoluto nella somministrazione di lavoro. Anche il contratto di inserimento necessita una più puntuale attenzione;

• Il contratto di apprendistato, così come modificato dalla Legge 30 e dal Decreto Legislativo 276 si è visto normare dalla regione gli aspetti di propria competenza solo nei mesi scorsi e dunque si è in attesa che lo strumento venga utilizzato, soprattutto per quello che concerne quello di tipo professionalizzante per il conseguimento di una qualifica professionale attraverso una formazione sul lavoro.

Dunque il problema del lavoro precario, del lavoro irregolare, del lavoro atipico, consapevoli che si è di fronte quindi a tre fenomeni completamente diversi, necessita di adeguati e ulteriori provvedimenti normativi e contrattuali di livello nazionale, di un rispetto dell’autonomia delle parti sindacali e datoriali nel trattare la questione, di un rafforzamento delle relazioni sindacali e industriali in Sardegna, che porti ad un accordo interconfederale con le parti datoriali per il settore privato e di un accordo che produca una norma quadro per il pubblico impiego, perché anche nel pubblico impiego sono ampiamente diffuse le forme di lavoro atipico e precario.

Dunque, in attesa di uno Statuto dei Lavori, che regolamenti e rafforzi a livello nazionale tutte le nuove forme del lavoro, è fondamentale potenziare la vigilanza e l’iniziativa perché all’occupazione e all’occupabilità si accompagnino le tutele insieme alla flessibilità necessaria e non strumentale, per dare competitività all’intero sistema Sardegna.



La Segreteria Regionale della Cisl sarda