Nel Consiglio Generale del 4 novembre, su proposta del segretario generale della Cisl di Cagliari, Fabrizio Carta, Edoardo Bizzarro è stato riconfermato alla segreteria della UST. Bizzarro era già componente della segreteria da sette anni, con delega alle politiche sociali, al pubblico impiego, alla formazione. Il Consiglio ha anche approvato il metodo di lavoro di operare d'intesa con i componenti dell'esecutivo, attraverso i coordinamenti dei settori. Si trascrive inoltre il testo del documento approvato:
IL CONGRESSO E LE ELEZIONI DELLE RSU
Il consiglio ritiene che le prossime scadenze, relative ai congressi, al rinnovo delle RSU del pubblico impiego, dell’università, dei vigili del fuoco e al rinnovo del comitato di gestione separata INPS, debbano costituire un momento fondamentale nel rapporto con gli iscritti e con i lavoratori perché saranno la cartina di tornasole per misurare la rappresentatività della CISL e la condivisione della linea politico/sindacale e, per questo, l’intera organizzazione deve fortemente impegnarsi.
SCIOPERO GENERALE Contro la Finanziaria il 30 novembre.
Il Consiglio condivide la scelta di proclamare lo sciopero generale le cui rivendicazioni si innestano con la vertenza dei Pensionati e con le vertenze in corso nel pubblico impiego, nelle banche, nei trasporti, nella scuola. Occorre manifestare contro la politica del Governo che favorisce la crescita dell’inflazione e dei prezzi, abbandona la politica della concertazione, crea povertà e aumenta le disuguaglianze riducendo i trasferimenti agli Enti locali. E’ dunque una Finanziaria ricca di tagli (24 miliardi di EURO) che non incide sullo sviluppo, riduce il livello dello Stato sociale e non favorisce l’occupazione.
Né la proposta di riduzione delle tasse pare una soluzione accettabile perché si è scelto un sistema che elimina la progressività delle imposte e, dopo anni di condoni edilizi, fiscali, previdenziali senza precedenti, si mette in sordina la lotta all’evasione fiscale. Occorre, invece, che aumentino gli investimenti in ricerca e formazione, nelle infrastrutture, nel rinnovo dei CCNL, nello stato sociale, negli ammortizzatori sociali, nei LSU, nell’aiuto agli immigrati, dando una maggiore attenzione ai problemi del Mezzogiorno dove la percentuale dei poveri raggiunge il 15%.
Il rafforzamento del potere d’acquisto delle retribuzioni e delle pensioni va, invece, perseguito attraverso misure di fiscalizzazione e di riduzione dell’imposizione a favore dei lavoratori a più basso reddito, l’unificazione della no tax area tra dipendenti e pensionati, la restituzione del fiscal drag, e misure specifiche per gli anziani e per gli incapienti, la ripetizione della clausola di salvaguardia anche per il TFR.
Va inoltre sottolineato con negatività il fatto che sulla questione pensionistica il Governo ha approvato la delega previdenziale, senza considerare la contrarietà del Sindacato rispetto ad una riforma inutile che crea discriminazioni.
QUESTIONE REGIONALE
Il Consiglio ritiene che la nuova Giunta regionale debba rilanciare la concertazione con le parti sociali. La vertenza della formazione professionale è emblematica ed è stata risolta positivamente con un buon accordo, per l’impegno della nostra organizzazione. Il sistema della formazione necessita sicuramente di riforme, che però devono nascere dal confronto e dalla partecipazione dei lavoratori, per arrivare a soluzioni condivise e rispettose dei posti di lavoro nel settore.
Il Consiglio osserva inoltre che la Finanziaria regionale non indica con chiarezza il modello di sviluppo economico e sociale della nostra Regione, privilegiando per ora piani di settore, allo sviluppo locale aperto alla partecipazione degli attori sociali.
QUESTIONI TERRITORIALI
DISOCCUPAZIONE
I dati statistici mettono la provincia di Cagliari al primo posto in Sardegna per tassi di disoccupazione (19%) e all’ultimo per tassi di occupazione (37,6%), mentre il reddito pro capite di alcune zone interne, quali il Medio Campidano e il Sarrabus Gerrei, è ben al di sotto della media non solo nazionale, ma anche regionale.
A fronte di questi dati, il Consiglio registra la mancata concertazione dei grandi comuni (Cagliari e Quartu S.E.), sulle politiche del lavoro e sull’applicazione dell’articolo 19 della legge 37. I piani straordinari del lavoro di Cagliari e Quartu, non sembrano destinati a produrre ricadute occupazionali perché non attivano iniziative che hanno il miglior rapporto tra investimento e ricaduta occupazionale. Non risultano promossi accordi di programma o costituzione di apposite società miste. Dal canto loro i piccoli comuni, lungi dal consorziarsi, promuovono spesso iniziative che spesso sono fini a se stesse.
LA POVERTA’
E’ ben vero che la Sardegna ha superato la soglia del 75% del reddito pro capite europeo e pertanto uscirà dall’obiettivo 1, ma sono aumentate, nel contempo, le disuguaglianze se è vero che i poveri, cioè coloro che hanno un reddito inferiore a 570 euro mensili, a Cagliari sono diverse decine di migliaia. Le fasce deboli (anziani, disoccupati, disabili, lavoratori atipici, immigrati) hanno spesso difficoltà a soddisfare i bisogni primari: dalla casa, all’assistenza e perfino alla possibilità di avere un’alimentazione adeguata. Anche in questo campo si sottolinea l’esigenza di consorziare le iniziative da parte degli Enti locali e di non limitarsi alla politica dell’annuncio.
L’INDUSTRIA
Preoccupa la questione industriale con la mancata applicazione dell’accordo di programma della chimica e il mancato stanziamento dei previsti 100 milioni di euro che potrebbero rilanciare lo sviluppo del territorio. Su questo aspetto bisogna rivendicare il massimo impegno della Regione Sarda e di tutte le forze politiche per arrivare ad una conclusione positiva entro il prossimo dicembre. Vanno date risposte ai problemi dei lavoratori della SCAINI ( dove i lavoratori sono oltre un anno senza stipendio o ammortizzatore sociale) della SOFTING, KELLER, Zuccherificio di Villasor tassello fondamentale per lo sviluppo del territorio. Il Consiglio sottolinea l’esigenza di porre mano alla soluzione dei problemi infrastrutturali (costi energia, continuità territoriale, sportelli unici, piani urbanistici) che vanno risolti.
Il settore metalmeccanico potrebbe trovare anche altre strade quali quelle, per esempio, della cantieristica navale oggi completamente assente a Cagliari.
Il Consiglio auspica che venga consolidata l’attività del Porto industriale di Cagliari che oggi occupa 160 lavoratori diretti ma che potrebbe sviluppare un forte indotto se si risolvessero gli annosi problemi del dragaggio del fondale, della concessione e della risistemazione della banchina.
Sullo sviluppo del settore edile pesa come fattore di incertezza il recente decreto salvacoste. Il Consiglio della UST ritiene opportuno puntare sulle grandi opere (metropolitana leggera, centro agro alimentare, viabilità), completare il progetto di Monti Nieddu e investire sul recupero dei centri storici del cagliaritano, prevedendo appositi incentivi e promovendo l’applicazione del documento unico di regolarità contributiva per combattere il lavoro nero.
Grande valenza è stata attribuita dal Consiglio all’ipotesi di costruire, attraverso un tavolo di confronto con la CONFINDUSTRIA un patto per il consolidamento dell’apparato produttivo e il rilancio dello sviluppo industriale dell’area cagliaritana, con dei sottotavoli che verranno aperti per i singoli comparti.
La valorizzazione dell’ambiente e la riscoperta del patrimonio di archeologia industriale sardo ormai dismesso, ma che potrebbe costituire attrattiva originale e moderna di flussi turistici può essere favorito dal reale avvio del Parco Geo minerario della Sardegna, che ha portato tre anni fa all’assunzione di 500 lavoratori (ex socialmente utili) e che tarda a decollare, riproponendo il perpetuarsi dell'assistenzialismo.
Il Consiglio ritiene infine determinanti per lo sviluppo del territorio:
-il rilancio del Teatro Lirico di Cagliari, la più importante istituzione culturale della Sardegna, anche attraverso la valorizzazione del coro e dell’orchestra locali.
-Un serio decentramento amministrativo nelle nuove province alle quali vanno trasferiti risorse e uomini.
-Una maggiore attenzione alla questione della formazione e della scuola determinanti per favorire nuove iniziative di qualità in un territorio dove la percentuale dei lavoratori in possesso di una laurea si attesta al 4,5% e dove i disoccupati sono tali per il basso contenuto delle qualifiche ottenute.
-Una soluzione definitiva del problema dei lavoratori socialmente utili (ancora oltre le 500 unità), non aiutati certo dalla mancata applicazione in Sardegna della riforma dei servizi per l’impiego.
-Una lotta seria al lavoro nero e sommerso che raggiunge livelli elevati (il 18% in Sardegna e Cagliari ai primi posti in Italia) e all’irregolarità che si manifesta anche attraverso un utilizzo improprio del lavoro atipico che nasconde in realtà un lavoro dipendente non riconosciuto.