RIFLESSIONI SUL SISTEMA PORTUALE
I porti sono sempre stati i primi sensori dell’andamento economico del paese.
Una volta, quando cominciavano a scarseggiare gli sbarchi di materie prime si capiva subito che la nostra industria di trasformazione aveva dei problemi ed infatti poco dopo si riducevano anche gli imbarchi per le ridotte quantità di prodotti finiti destinati all’export.
I portuali erano diventati conoscitori dei con cambi, di quando cioè conveniva far magazzino, ma anche delle ciclicità delle diverse merci.
Oggi non è più cosi; od almeno non c’è più questo diretto rapporto. Le merci, pur con segnali di indebolimento, arrivano anche in presenza di una economia sostanzialmente stagnante come la nostra.
Nei porti ancora si lavora,in certi casi si registra un calo dei traffici e preoccupanti segnali per il futuro,ma in termini di media Paese ,si lavora.
Allora vuol dire che le merci transitano nel nostro Paese ed alimentano i consumi di altri.
Le città portuali scoppiano,scoppiano le strade,l’inquinamento aumenta; diminuisce la capacità di produrre ricchezza,si indebolisce l’imprenditoria nostrana,la stessa occupazione è messa a rischio.
Ma se tutto ciò vale in campo nazionale, vale ancora di più per la Sardegna: per un isola l’importanza di un sistema portuale efficiente è ancora più rilevante.
Il fatto di essere“ isola “ tanto decantata in Italia ma credo altrettanto in Europa,ha la sfortuna di essere considerato un handicap: il mare ci allontana,rende molto più costosi gli spostamenti, rende più difficile viaggiare,ma il mare può diventare anche un’opportunità di sviluppo e di rilancio dell’occupazione.
Quando la Sardegna è uscita dall’obiettivo uno, per pochi decimali di prodotto interno lordo,il sindacato e la CISL hanno cercato di rappresentare all’Europa le difficoltà derivanti dal fatto di essere un isola e si è reclamata,giustamente, la specificità della Sardegna e si è protestato contro la riduzione dei fondi comunitari.
Oggi,già indeboliti da tutto questo,notiamo con amarezza che nella finanziaria approvata dal Governo di centro sinistra, il settore Portuale Nazionale è stato penalizzato per quanto riguarda i finanziamenti pubblici e nella fattispecie il Terminal del Porto Canale di Cagliari.
Cento milioni di euro totali, ma cinquanta destinati al porto di Gioia Tauro e i restanti da dividere tra tutti gli altri. Questo è un vero e proprio muro di contenimento posto dal Governo Prodi all’imboccatura di ogni porto e soprattutto di quelli sardi che non permette a nessun armatore di entrare ne di uscire. Ma questo è il paese delle contraddizioni. Si fanno leggi che prevedono stanziamenti per i porti, per la nostra esperienza ancora pochi e mal distribuiti, e poi con la finanziaria si impedisce di usarli,con un approccio ragionieristico e di cattiva fattura che in una qualsiasi impresa privata sarebbe inimmaginabile.
Basti leggere la finanziaria,all’art.137, il comma 1 cita “ per lo sviluppo delle filiere logistiche dei servizi ed interventi concernenti i porti con annotazioni di hub portuali di interesse nazionale,nonché per il potenziamento dei servizi mediante interventi finalizzati allo sviluppo dell’intermodalità e delle attività di transhipment è autorizzato un contributo di 100 milioni di euro per l’anno 2008…. Il comma 2, le risorse di cui sopra sono finalizzate,fino all’occorrenza del cinquanta per cento,ad assicurare lo sviluppo del porto di Gioia Tauro…..” Nei fatti. Si fa una legge di riordino del sistema portuale che assume la centralità pubblica della regia e poi si tagliano o si negano del tutto fondi destinati a quei porti che ne avrebbero più bisogno perché in fase di sviluppo,perché in crescita, perché favoriscono l’ aumento occupazionale.
Ci sono studi, tanti, e fondi pochi per favorire le autostrade del mare, ma ancora nulla di concreto si vede.
Qualcuno ha saputo che fine ha fatto il consiglio nazionale dei trasporti e della logistica?
Non era quello forse il luogo più adatto per impostare un serio fattivo ragionamento sul tema?
Ci piacerebbe poter far assumere ai decisori,una volta per tutte,la strategicità del trasporto,in quanto primario elemento di capacità competitiva,di riorganizzazione territoriale,di risanamento ambientale ed organizzativo,di eliminazione di sprechi,in buona sostanza di soddisfazione per addetti e fruitori.
A distanza di otto mesi dall’incontro dibattito sul porto promosso nel mese di febbraio u.s. da questa O.S. alla presenza del nostro ex Segretario Nazionale Savino Pezzotta e del Segretario Nazionale del settore Porti, Gianni Ursotti, tiriamo le somme analizzando se tutto quello che ci eravamo proposti di fare è, per usare un eufemismo,andato in porto. Allora si cercò di riunire tutte le forze politiche e sociali quali Regione, Provincia, Comune, Autorità Portuale e Casic insieme ai rappresentanti delle imprese operanti nei porti a trovare un intesa in un tavolo comune per rilanciare il porto sia industriale che storico facendo all’occorrenza ulteriori pressioni sul governo capitale, ma soprattutto ponendo all’attenzione della politica Regionale,il problema del Porto Canale di Cagliari.
Oggi notiamo che di positivo si è fatto ben poco, a parte il dragaggio del fondale portato a 16 mt che consente l’ingresso di navi competitive con gli altri scali del mediterraneo,ma di fatto i problemi principali rimangono irrisolti.
Diatriba su concessioni di aeree ancora irrisolta,piattaforma logistica e interporto ancora fra le nuvole per non parlare del fatto che occorre accompagnare, con azioni e interventi coerenti,gli investimenti del terminalista presente che di numeri positivi in questi ultimi anni ne ha mostrato tanti a partire dalle percentuali di incremento sui traffici all’aumento del personale dipendente,ai volumi di contenitori movimentati.
(Alcuni dati : volumi di traffico per la CICT per il 2005 parlano di 631000 Teus (l’unità di misura dei contenitori lavorati) mentre per il 2006, pur non raggiungendo i traguardi ipotizzati, si raggiungeranno sicuramente i circa 600000 teus, anche grazie ad alcune linee spot (linee aggiuntive) che la Maersk (uno dei maggiori operatori a livello mondiale) ha programmato nei mesi di luglio e Agosto facendo aumentare i volumi sensibilmente.
Inoltre l’arrivo della compagnia MSC nel mese di Agosto ha dato una spinta ulteriore portando il Terminal a livello più che competitivo con quelli del bacino del Mediterraneo e ha dimostrato che il personale della CICT è preparato professionalmente a dare le risposte giuste e l’assistenza corretta a navi di ultima generazione. E’ stato un test positivo per il futuro.
L’organico diretto ha raggiunto le oltre duecento unità ai quali vanno aggiunti i lavoratori
della C.L.P. (compagnia lavoratori portuali) messi a disposizione in occasione dei picchi di lavoro, Mentre le operazioni di rizzaggio e derizzaggio sono garantite dalla I.T.E.R.C. impresa costituita di recente in applicazione dell’art. 16 L.84/94
Si raggiungono quindi le 400 unità, dato positivo ma sicuramente modesto se paragonato con il numero di lavorator impiegati in altri porti in Italia e all’estero e questo ci dà le dimensioni delle possibilità di sviluppo ancora inespresse nel Porto di Cagliari.)
In quella sede si auspicarono diversi impegni da parte delle forze politiche di maggioranza e di opposizione ed oggi è arrivato il momento anche in concomitanza con questa finanziare di chiedere conti. L’impegno della CISL e in particolare della categoria continuerà ad essere continuo e deciso anche con azioni di lotta se sarà necessario perché un bene cosi grande come il Terminal Container di Cagliari non deve essere lasciato allo sbando ma deve essere volano di sviluppo per Cagliari e per la Sardegna.
I tavoli di lavoro promossi dalle istituzioni non devono essere una gara di chi per primo lancia proposte e muove una macchina utile allo sviluppo portuale,ma devono costituire momenti di aggregazione delle forze politiche, sociali e istituzionali per rivendicare il giusto ruolo alla Portualità Sarda e Cagliaritana all’interno della finanziaria Nazionale,della progettazione integrata,dell’intesa istituzionale di programma e nelle politiche complessive della Regione Sarda che devono riconoscerne la strategicità. In questo senso, apprezziamo le mozioni presentate in consiglio regionale da centro destra e dal centro sinistra e l’iniziativa della Provincia di Cagliari che, confermando quanto detto al Convegno della Cisl, si è fatta promotrice di costruire un tavolo comune per un nuovo accordo di programma.
Altrimenti passeranno altri vent’anni di parole che il vento di maestrale spesso presente nei porti spazza via.
Coordinatore Regionale FIT-CISL Settore Porti
Corrado Pani