Il Consiglio Generale della Cisl di Cagliari si è riunito a Cagliari il 7 dicembre 2006, in seduta seminariale, per affrontare il tema “Flessibilità e Sicurezza – le proposte della Cisl”.
Il titolo del seminario è stato “tratto” da quello del libro scritto dal prof. Marco Lai, del centro studi della Cisl di Firenze.
Si è così colta l’occasione di approfondire tre temi di rilevanza e attualità:
•Quello della flessibilità che, è stato rilevato da molti interventi, si trasforma troppo spesso in precarietà.
•Quello della sicurezza perché è assurdo che, negli anni 2000, ancora vi siano centinaia di lavoratori che muoiono sul posto di lavoro.
•Quello della competenza concorrente tra Stato e Regione, sulle problematiche del lavoro.
A discuterne, di fronte ad una platea numerosa e attenta, il segretario confederale territoriale, Mimmo Contu che ha svolto la relazione introduttiva; il responsabile dello sportello 626 della Cisl di Cagliari, Sergio Melis e, naturalmente, l’autore del libro “Flessibilità e Sicurezza” il prof. Marco Lai.
Mimmo Contu, ha posto l’accento sulla fragilità del mercato del lavoro sardo e della provincia di Cagliari, nel quale vi è un alto tasso di disoccupazione, sopra della media nazionale, ma anche di quella regionale, un basso tasso di occupazione e, soprattutto, la presenza di molti lavoratori flessibili, anzi precari. Nelle liste dei lavoratori parasubordinati dell’INPS, sono registrati circa 40000 lavoratori nella sola provincia di Cagliari e 80000 in Sardegna: il che dimostra quanto tale strumento sia usato in modo scorretto e truffaldino. Ciò avviene sia nel settore pubblico, dove spesso le assunzioni dei collaboratori suppliscono al blocco del turn over (a volte in modo clientelare), ma anche in quello privato, specie nel settore delle telecomunicazioni e nel commercio.
Il Sindacato deve impedire che la flessibilità – spesso necessaria e accettabile – si trasformi in precarietà. Il segretario confederale ha proposto una sorta di “bonus” che il lavoratore precario e flessibile dovrebbe poter spendere come dote personale, in un mercato del lavoro nel quale devono funzionare però i servizi per l’impiego e gli ammortizzatori sociali.
Il collegamento tra flessibilità e sicurezza è stato colto da Sergio Melis. Osservando i dati, la problematica degli infortuni dei lavoratori atipici, in termini assoluti, sembrerebbe poco rilevante. In realtà, lo stesso presidente dell’Inail, nel fornire un panorama organico sull’andamento infortunistico del nostro paese, afferma che “nel cosiddetto lavoro atipico, a destare preoccupazione sotto il profilo infortunistico sono i lavoratori interinali piuttosto che i parasubordinati. Infatti, prosegue il dottor Mungari, per i parasubordinati, operate le necessarie parametrazioni sulla base dell’unità di misura di “lavoro annuo” utilizzate dall’Istituto, si è riscontrato un tasso di frequenza pari a circa il 15 infortuni denunciati ogni 1.000 addetti/anno, assolutamente in linea con le attività tecnico-impiegatizie del settore dei servizi alle imprese. Differente invece è la situazione per i lavoratori interinali, la cui percentuale di infortuni si attesta al doppio del settore Industria e servizi.
Certo, a fronte dei numeri assoluti (940000) i numeri relativi agli infortuni dei lavoratori parasubordinati 13000 e a quelli interinali pari a 7000 sono poca cosa, ma l’Inail ammonisce che questi numeri non sono da sottovalutare. In Sardegna nel 2005 gli infortuni dei parasubordinati sono stati 111 di cui a Cagliari 61, mentre quelli dei lavoratori interinali 79 in Sardegna di cui 44 a Cagliari.
Nel 2003 però tra i 63 casi di infortuni denunciati in Sardegna, di cui 34 a Cagliari, uno di questi lavoratori ha avuto un incidente mortale a fronte di 10 a livello nazionale. Questo è il dramma. Non si può andare al lavoro e morire.
La flessibilità, ha osservato Marco Lai, può essere di per sé un fatto positivo, ma non può essere vista solo come risposta agli interessi delle aziende; va vista, invece, anche a favore dei lavoratori. Per questo ci vogliono regole e paletti per delimitare, in senso temporale e contrattuale, la flessibilità, perché gli effetti sul lavoratore della flessibilità selvaggia possono essere gravi.
E’ importante il ruolo del Sindacato che deve puntare sulla contrattazione, ancor più sul tema della sicurezza. Valutazione dei rischi, formazione e informazione dei lavoratori ma anche delle aziende, registro degli infortuni, applicazione della legge 626/94 anche al lavoro somministrato e al lavoro atipico in genere, sono gli snodi dell’intervento sindacale.
Passi in avanti, nella legislazione, devono essere compiuti sul piano degli appalti: mentre per il lavoro somministrato (interinale) vi è un’equiparazione di trattamento economico e normativo, nell’appalto ancora non si è giunti a questo risultato. Per questo ci vuole un codice degli appalti privati e pubblici.
La strada maestra è però sempre quello dell’affermazione della cultura della sicurezza. Sarà importante l’estensione del D.U.R.C., ma anche il controllo degli incentivi che andrebbero subordinati al pagamento dei contributi previdenziali, al rispetto delle norme di sicurezza e all’applicazione dei contratti di lavoro.
Marco Lai ha anche rilevato l’importanza di interventi a livello locale, dato l’intreccio di competenze tra Stato e Regioni in questo campo.
Vi sono poi stati 6 interventi programmati di testimoni privilegiati della realtà:
• Gianni Abis, segretario della FILCA, che ha testimoniato della funzione positiva del D.U.R.C. (documento unico di regolarità contributiva) nei confronti della lotta al lavoro nero e sommerso. Uno strumento che, nato nel settore edile da una felice intuizione del sindacato ed in seguito inserito nella legge “30”, è stato ora esteso dal Governo a tutti i settori.
• Alessandro Gardelli, segretario della FISTEL/CISL, che ha tracciato una breve cronistoria del lavoro nei call center, delle difficoltà del lavoro in un settore, ampiamente diffuso in Regione e nella provincia di Cagliari (sono ben 8000 i lavoratori addetti, dei quali almeno il 50% assunti come collaboratori a progetto). Le recenti ispezioni, stabilite dal Ministero del lavoro, non sempre hanno dato effetti positivi, perché si deve coniugare il rispetto della legge, con le dinamiche occupazionali e con i conti economici delle imprese.
• Il Dr. Antonio Cappai, della direzione provinciale del lavoro, in un intervento molto partecipato anche emotivamente, ha evidenziato l’impegno del Ministero che, solo da poco, a Cagliari può fruire dell’attività di un buon numero di ispettori.
• Iride Manca, segretaria della FISASCAT, ha posto l’accento sulla necessità di conciliare i tempi di vita ed i tempi di lavoro, specie per le donne. Troppo spesso si tende a considerare il lavoro non come un valore ed un esempio è costituito dall’apertura esagerata degli esercizi commerciali, anche nelle giornate festive, avvenuta in Sardegna. Tale fatto accresce il lavoro precario e corrisponde ad un modello consumistico che ingenera sprechi, senza produrre ricchezza aggiuntiva.
• Il Dr. Gianfranco Spanu dell’INAIL ha evidenziato i progressi dell’Istituto nella lotta agli infortuni e alla prevenzione, pur non potendosi certo dichiarare soddisfatto al 100%.
• Il Dr. Marco Santoru della Confindustria cagliaritana ha osservato che il lavoratore deve essere flessibile perché l’organizzazione del lavoro moderna necessità di flessibilità e sarà meno precario quanto più le aziende saranno solide. Ha anche auspicato un rilancio della formazione e della ricerca e che l’accesso all’università e il conseguimento delle lauree devono essere in sintonia con l’andamento del mercato del lavoro.
Infine le conclusioni del segretario generale della Cisl cagliaritana. Il mercato del lavoro moderno richiede la flessibilità, tuttavia essa deve essere contrattata e non può trasformarsi in precarietà. Alcune idee della Cisl oggi sembrano vincenti: abbandonata l’idea dell’abolizione totale della legge “30”, occorre puntare sulla costruzione dello Statuto dei lavori, sull’esistenza di forte sistema di ammortizzatori sociali (promesso da decenni ma mai attuato) per tutti i lavoratori, a partire da quelli delle piccole aziende e dai lavoratori atipici, dall’equiparazione della contribuzione INPS, oggi troppo sbilanciata tra lavoro dipendente e collaborazione ( a progetto o COCOCO), dalla valorizzazione della bilateralità e dal rilancio della formazione e dell’informazione, da un sistema pubblico e privato di servizi per l’impiego efficiente. Ma, senza nuovo sviluppo e senza creazione di ricchezza, non si può pensare di creare nuova occupazione e, soprattutto, occupazione di qualità. Vi è anche in Italia e in Sardegna un problema retributivo, perché le retribuzioni dei lavoratori, in molti casi, sono sotto i livelli della povertà assoluta e relativa. Ci sono tanti lavoratori che vogliono aumentare il loro orario di lavoro proprio perché il salario è assolutamente insufficiente. Non ci può essere, però, sviluppo, senza sicurezza. In questi giorni si discute molto del Porto di Cagliari: Porto storico e Porto Container. Negli ultimi due anni, vi sono stati due morti sul lavoro proprio in quel settore. Si è trattato di due lavoratori interinali e questo la dice lunga su quanto si deve operare per migliorare la cultura della Sicurezza nella nostra provincia.
Il segretario generale ha proposto di rilanciare la questione Sicurezza e Flessibilità proprio nel tavolo di Governance, aperto da due anni tra la CONFINDUSTRIA e CGIL CISL UIL, affrontando la tematica, accanto alle grandi questioni del rilancio dello sviluppo e dell’occupazione del territorio, ma ha anche richiamato le responsabilità della regione Sarda chiamata ad intervenire in modo sussidiario rispetto ai problemi della precarietà e della sicurezza stessa.
Ma, infine, occorre modificare il modello imperante basato solo sul consumo, perché da una società siffatta, il lavoro dell’uomo rischia di essere sempre più precario.
Nota a cura della Cisl di Cagliari
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