CGIL CISL UIL Cagliari Riunione segreterie di categoria
Cisl Salone Sechi 16 febbraio 2007 sintesi della relazione di Fabrizio Carta
MOTIVAZIONI DELLA RIUNIONE UNITARIA:
• Esaminare ed analizzare la situazione socio economica del territorio cagliaritano.
• Acquisire le elaborazioni della categoria con gli interventi di oggi, ma anche con apporti scritti e documenti di analisi unitari (se è possibile).
• Elaborare insieme una sorta di piattaforma rivendicativa territoriale complessiva che miri a favorire lo sviluppo e l’occupazione, possibilmente una occupazione di qualità.
• Rilanciare la vertenzialità nei confronti del Governo centrale, verso la Regione sarda, ma anche verso il sistema degli enti locali e le controparti pubbliche e private.
Per far questo, occorre però rinsaldare le fila del discorso unitario anche perché ci attendono diverse iniziative e confronti anche con i lavoratori. Bisogna anche rinsaldare il rapporto generazionale tra anziani e giovani, perché stiamo rischiando di diventare solo un sindacato che difende gli anziani e i tutelati, ma che spesso non è compreso dai giovani. Ciò se vogliamo recuperare una rappresentatività reale nella società complessa qual è quella moderna.
Alcuni impegni:
• La campagna sulla riforma del TFR e l’attuazione per la massima parte dei lavoratori della previdenza complementare. Questo è fondamentale specie per i giovani.(quelli danneggiati dalla riforma Dini del 1995). Siamo in forte ritardo.
• La riforma delle pensioni nel suo complesso: qui non ci può essere solo la questione dell’aumento dell’età pensionabile a causa dell’aumento dell’aspettativa di vita. Ma vanno affrontate le questioni dello stato sociale, del potere d’acquisto delle pensioni (decurtate del 30% negli ultimi anni), del sistema di ammortizzatori sociali.
• La battaglia contro il lavoro nero e sommerso e contro l’utilizzo patologico di alcuni istituti quali le cocco e le cocopro. Ci sono spunti interessanti nella finanziaria: emersione dei cocopro nei call center, ma anche applicazione del DURC ((dal settore edile a tutti) Si tratta di idee e conquiste sindacali, è bene ricordarlo.
• La questione della precarietà anche nel pubblico impiego che va affrontata insieme però alla riforma e al rilancio del ruolo dei dipendenti pubblici, nell’alveo di una pubblica amministrazione efficiente.
• Il confronto con i Comuni su tariffe, tasse, addizionali. Si tratta di uno strascico della finanziaria nazionale che il sindacato ha criticato fortemente.
• Il confronto sulle politiche sociali.
• Il piano strategico del Comune di Cagliari.
Su tutti questi aspetti c’è bisogno di forte progettazione e di forte elaborazione unitaria.
Diamo uno sguardo allo scenario regionale e alla situazione socio economica della Regione Sardegna.
Senza voler entrare nel merito delle responsabilità politiche che hanno influenzato la situazione regionale (di questo o quel Governo nazionale o regionale), si deve constatare il grave ritardo in cui si trova la nostra Regione. Si è ben lontani dai parametri stabiliti da Lisbona, sia in termini di occupazione che di sviluppo. Secondo un recente studio, la variazione del valore aggiunto dell’industria in Sardegna registra un calo preoccupante nell’ultimo biennio, con un tasso ben superiore della media nazionale e del mezzogiorno. C’è una perdita di circa novemila addetti (5000 dipendenti, 4000 autonomi). Il documento sottolinea il ritardo da parte della Regione in termini di politica industriale: nella nostra Isola, le percentuali del contributo dell’industria alla costruzione del prodotto interno lordo regionale e dell’occupazione (sempre dell’industria) sono nettamente inferiori alle percentuali delle altre Regioni e il dato appare appunto ancora in calo. Il settore manifatturiero è invece fondamentale per il rilancio dell’economia e dell’occupazione.
Si deve naturalmente puntare ad uno sviluppo equilibrato che valorizzi i settori del turismo, dei servizi, della tutela dell’ambiente, ma senza un rafforzamento del settore industriale, dell’agricoltura e dell’artigianato, difficilmente la Sardegna potrà uscire dalle condizioni di arretratezza socio economico nelle quali vive.
Tutto ciò è aggravato dall’uscita della Sardegna, sia pure per qualche decimale di punto di PIL, dall’obiettivo uno, fatto che fa perdere risorse comunitarie e dal fatto che l’insularità non è stata riconosciuta per ricevere i contributi della Comunità europea.
I tassi di disoccupazione, pur inferiori a quelli del Sud, sono ben lontani dalla media nazionale 11,9% contro il 7,6%, mentre il tasso di occupazione (età 15/64 anni), registra un ritardo di 6 punti sulla media nazionale.
I sardi in condizione di povertà relativa raggiungono, nel 2005, una cifra di oltre 300000 e nell’agosto del 2006 la cifra di 331892 unità. Va considerato in questa fascia (povertà relativa) una famiglia di due persone che ha una spesa media mensile inferiore ad euro 919,98.
Si tratta di una condizione di svantaggio che penalizza i cittadini sardi e che necessita delle sinergie del mondo produttivo che deve influenzare l’azione politica della Regione Sarda.
In questo contesto si colloca la Provincia Cagliaritana.
Dall’analisi della situazione socio economica della Camera di Commercio di Cagliari emerge che la provincia di Cagliari registra un tasso di disoccupazione superiore alle medie regionali e nazionali (12,9%), ed un tasso di occupazione inferiore. Il tasso di attività (rapporto tra le forze lavoro e il totale della popolazione compresa tra 15 e 64 anni) 59,2 è invece in linea con il dato regionale (59,6), ma inferiore a quello nazionale e a quello della provincia di Sassari. (61,3).
E’ vero che il reddito pro capite è elevato rispetto alla media regionale, ma colloca Cagliari in campo nazionale al 75° posto, nelle posizioni di retroguardia. L’indice delle infrastrutture ha un indicatore di 74 punti contro la media nazionale di 100. A parte i Porti, Cagliari è la peggiore provincia del Sud ( 99 posto) per la rete stradale e 98° per la rete ferroviaria. Buona la posizione per le strutture sociali, ma con grande distacco dalle medie nazionali. Rispetto al livello di qualità della vita, Cagliari è al numero 79 in Italia, secondo Lega Ambiente, al 54° per Italia Oggi, al 79 posto per il Sole 24 ore.
Insomma chi favoleggia del capoluogo e della nostra provincia come il paese del Bengodi in Sardegna, forse dovrebbe ricredersi, perché anzi la condizione di povertà incide in maniera molto più rilevante in un’area ad alta densità abitativa come è quella dell’area metropolitana.
Il sindacato confederale cagliaritano è convinto che esistano tutti i requisiti e le possibilità di rilancio dello sviluppo della provincia di Cagliari, a condizione che siano messe in campo sinergie tra le forze sociali, istituzionali, economiche e produttive della provincia e che la nuova provincia di Cagliari e il capoluogo portino avanti una politica di leadership morale e non egemonica rispetto alle altre aree della Sardegna
Lo sviluppo e la crescita dell’area cagliaritana, se vista in un’ottica regionale possono fungere da traino per l’intera isola. Ma per raggiungere tale risultato occorre intraprendere un’azione culturale per far comprendere che alcuni punti di forza della nostra economia hanno un respiro regionale e superare così la logica localistica e campanilistica che spesso ha caratterizzato le iniziative economiche nella nostra Isola.
L’azione sindacale nel corso degli ultimi anni si è quindi indirizzata per costruire un confronto continuo e dialettico, pur nella distinzione dei ruoli, con le controparti e gli attori sociali della Provincia di Cagliari, nel suo complesso. Si è cercato di attivare un meccanismo di concertazione globale con le Province, quella vecchia e quelle nuove, i Comuni dell’area, l’Autorità portuale, CTM, CICT, SARAS, CONFINDUSTRIA, TEATRO LIRICO, ASL8, ASL 6, Università, Società di gestione dell’aeroporto, nella convinzione che lo sviluppo debba passare attraverso processi di questo genere, concordati e condivisi democraticamente e non da visioni, anche nobili e culturalmente elevate, ma sterili perché isolate.
In particolare è stato istituito nel febbraio del 2005, un tavolo di Governance per rilanciare lo sviluppo dell’area cagliaritana che, con tavoli tematici, sta affrontando le problematiche dello sviluppo economico, proponendo iniziative seminariali e confronti con la parte pubblica: trasporto pubblico, energia, credito, servizi all’impiego, formazione, logistica sono solo alcuni dei temi affrontati.
Il rilancio dell’industria, la difesa e il rilancio di strutture importanti quali il Teatro Lirico, Il Porto Canale, in una logica regionale, il completamento di alcune infrastrutture quali le strade ( 195 in testa) e la viabilità in genere, il rilancio del sistema aeroportuale di Cagliari, la promozione di interventi nel campo della formazione e della valorizzazione delle risorse umane, il rilancio degli in vestimenti sono gli obiettivi prioritari che devono essere perseguiti.
Tutto ciò nella convinzione che ciò sia funzionale al rilancio dell’occupazione e alla difesa dei diritti dei lavoratori, dei disoccupati, dei lavoratori atipici, delle donne e degli immigrati, dei pensionati.
Abbiamo ripreso il confronto con la Giunta provinciale e con il presidente Milia in particolare per un accordo di programma che valorizzi il porto container, e rafforzati i tavoli aperti con i diversi assessori sulle politiche immigrazione, sui lavori socialmente utili, sui servizi per l’impiego, sulle politiche sociali, nell’ambito della realizzazione dei PLUS, sulla stessa progettazione integrata e sulle questioni prioritarie dello sviluppo della provincia porto, aeroporto, industria, agricoltura, sistema turistico locale.
Un ruolo centrale deve essere attribuito al capoluogo regionale. Cagliari, a mio parere, deve essere il tassello fondamentale per costruire i rapporti sinergici nell’area cagliaritana. Sono convinto che alcune problematiche non si possono risolvere che in una logica, appunto, di area. In tanto Cagliari potrà avere un ruolo importante, in quanto saprà essere punto di riferimento autorevole dal punto di vista morale e politico. Sono convinto che Cagliari e la sua Provincia possano diventare trainanti per l’economia sarda, senza rivendicare egemonie sciocche e presuntuose, ma proponendosi con un ruolo di coordinamento generale dei problemi: dai servizi sociali, ai trasporti, al commercio, al turismo, alla valorizzazione delle infrastrutture.
Una città nella quale ogni giorno entrano ed escono circa duecentomila persone deve porsi il problema di come affrontare, insieme alle altre municipalità e alla provincia, le emergenze abitative, di traffico e dei servizi della città.
In questo senso mi pare importante rilanciare la discussione sul ruolo di Cagliari città metropolitana. La legge nazionale non contempla Cagliari come tale, ma per risolvere i problemi di Cagliari e del suo hinterland bisogna agire come se l’area metropolitana ci sia. E perché non rilanciare questa idea nell’ambito della legge statutaria oggi in discussione.
Alcune proposte di lavoro:
• Un’integrazione degli esercizi commerciali di Cagliari con quelli dell’hinterland e la costruzione di un modello di società che preveda la conciliazione dei tempi di vita con quelli di lavoro, (orari degli esercizi commerciali compresi) con una rete di servizi pubblici efficienti (dai trasporti agli asili nido ai centri di aggregazione) che deve vedere però il Sindaco capofila e coordinatore del pubblico e dei privati.
• Il problema delle infrastrutture (da costruire o da riqualificare): dall’Ospedale marino, a Tuvixeddu, dal sottopasso di Via Roma alla sorte delle zone militari della Sella del Diavolo e di Monte Urpinu, dal museo del mare alla metropolitana leggera, dai rioni storici (tapis roulant) alla destinazione della ex Manifattura tabacchi, per arrivare al Porto e all’Aeroporto.
• La valorizzazione del tessuto produttivo del cagliaritano.
• La valorizzazione del porto Container, con la costruzione di una piattaforma logistica e di una rete di trasporti intermodale che valorizzi il ruolo delle ferrovie per i collegamenti interni, in modo da integrare i traffici del terminalista con l’economia sarda.
• La valorizzazione del Porto storico ed il rilancio dei collegamenti marittimi.
• La funzionalità dell’aeroporto cagliaritano, messa a dura prova dal sistema della continuità territoriale: promozione internazionale, sviluppo dei voli low coast, collegamenti ferroviari con il capoluogo.
• Turismo e legge sul commercio (aperture domenicali, orari)
• Problemi del credito: ruolo banche locali, influenza Basilea 2 sul sistema delle imprese, fusioni bancarie.
• Formazione: costruzione di un osservatorio per la costruzione di una banca dati sul fabbisogno formativo delle aziende, con particolare riferimento alla valorizzazione delle risorse umane impiegate nei call center (si parla di oltre quattromila persone impegnate nel settore)
• Rapporti con il mondo della ricerca e dell’università.
Naturalmente poi porre le vertenze in corso all’ordine del giorno.
Per tutto ciò si è pensato di organizzare l’assemblea del 16 marzo 2007 al T Hotel con la partecipazione di almeno 350 quadri sindacali. L’introduzione sarà affidata ad Enzo Costa, l’intervento di mezzo alla Uil, le conclusioni alla Cisl (Mario Medde). In mezzo ci saranno 6 interventi di rappresentanti delle categorie (2 per sigla), ripartiti così. 1 Scuola, 1 Pubblico Impiego, 1 Industria, 1 Servizi, 1 Pensionati 1 Agricoltura.