24/03/2007
L'esecutivo della Cisl di Cagliari, riunito a Isili, approva il bilancio.
L'esecutivo della Cisl di Cagliari si è riunito a Isili per dare un segnale di attenzione alle problematiche di un territorio dell'interno della Sardegna che recentemente è entrato a far parte della provincia cagliaritana: ai lavori ha preso parte il sindaco di Isili, Salvatore Pala, che ha messo in evidenza i problemi del territorio. L'occupazione che viene meno, lo spopolamento e la fuga dei residenti verso le città e le zone costiere, l'abbandono della presenza dello Stato e l'accentramento dei servizi verso le città sono tutti elementi che non favoriscono lo sviluppo del territorio. Su questo, a parere del segretario generale della Cisl di Cagliari, il sindacato può essere un alleato dei sindaci e delle comunità locali per difendere la qualità dei servizi socio sanitari, il sistema scolastico e quello formativo e quindi l'occupazione. L'esecutivo della UST ha anche approvato all'unanimità il bilancio finanziario consuntivo e preventivo.
Relazione


L’esecutivo di oggi si colloca subito a ridosso delle manifestazioni unitarie che si sono svolte a Sanluri, per il Medio Campidano, e a Cagliari per la provincia cagliaritana.

Vi è stata una grande partecipazione (200 delegati a Sanluri e 800 a Cagliari) e nelle quali la presenza della Cisl è stata numerosa ed è stata qualificata dallo spessore e dalla qualità degli interventi ( a Sanluri hanno parlato la FNP e il settore industria, a Cagliari l’iuniversità e i bancari).

Ora ci aspettano ulteriori impegni: alcuni discendono dal livello nazionale e riguardano i tavoli con il Governo nazionale: la riforma delle pensioni, lo stato sociale, le politiche sociali, lo sviluppo del Sud, il confronto con gli enti locali per scongiurare o ridurre l’aumento delle aliquote delle addizionali e dell’ICI e l’introduzione delle tasse di scopo, il memorandum del pubblico impiego, i rinnovi dei contratti nazionali di lavoro, la difesa del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni.

C’è un forte aumento del prodotto interno lordo a livello nazionale. Si registra un aumento delle esportazioni, la riduzione del rapporto deficit prodotto interno lordo. C’è un forte incremento delle entrate fiscali per ora rivolte più alla diminuzione del deficit statale, piuttosto che nelle tasche dei lavoratori e ai pensionati. Ma non si vedono i benefici per i redditi delle famiglie, proprio per la composizione dei fattori di aumento del PIL.

Il risanamento è un obiettivo giusto e importante anche perché occorre rientrare nei parametri di Maastricht, tuttavia il sindacato e la Cisl ritengono che bisogna perseguire la redistribuzione della ricchezza.

Ci vuole un tasso di crescita superiore che può essere raggiunto attraverso il sostegno ai consumi delle famiglie.

Dobbiamo partire dal considerare i problemi concreti che oggi affrontiamo nelle nostre realtà:

Valore delle retribuzioni.
Abbiamo salari derivanti dall’applicazione di contratti nazionali di lavoro che, se unico reddito in una famiglia, lasciano il lavoratore al di sotto della soglia di povertà. Lo sviluppo del lavoro a tempo parziale riduce ancora di più il reddito disponibile. C’è quindi un problema di riforma della struttura contrattuale ed è necessario il recupero della contrattazione di secondo livello (aziendale o territoriale). In Sardegna la debolezza e il nanismo delle imprese impediscono ancor di più il dispiegarsi di questa contrattazione, con effetti negativi sul reddito dei lavoratori.

Pensioni
C’è un tavolo aperto per la riforma: tuttavia la prima considerazione da fare riguarda gli importi delle pensioni. Secondo statistiche pubblicate nei giorni scorsi anche nei quotidiani nazionali, il 41% delle pensioni si attesta tra 0 e 500 euro; il 32% tra 500 e 1000. Si tratta di valori da fame, perché la rivalutazione delle pensioni è ferma da anni. Ma vorrei fare una considerazione: si tratta di pensioni ottenute attraverso il calcolo retributivo. Voi pensate a cosa saranno le pensioni dei giovani di oggi tra trent’anni, soprattutto se si ribassano i coefficienti. Si tratta di una iattura da evitare ad ogni costo, se vogliamo recuperare la rappresentanza dei giovani e recuperare il consenso attraverso un patto intergenerazionale, che non può essere però raggiunto aumentando l’età pensionabile, se non in via volontaria, o riducendo il valore delle pensioni già di per sé molto basso. Separazione assistenza da previdenza è l’altro obiettivo storico del sindacato. In questo contesto c’è la riforma del TFR e della nascita di sistemi di previdenza complementare che è importante perseguire per i nostri giovani. Il problema dell’abolizione dello scalone va affrontato in questa logica.

Quindi il tavolo dello stato sociale deve mettere insieme esigenze di giovani e di anziani, deve creare un sistema di ammortizzatori sociali valido per tutti, universale. Su questo ci sarà da lavorare molto perché sono almeno tre legislature che passano senza che vi siano stati passi concreti per mettere l’Italia alla pari con le altre nazioni europee. Questo significa però far funzionare il sistema di formazione continua e professionale e i servizi all’impiego (pubblici ma anche privati) con un ruolo attivo e non soltanto burocratico. Il lavoratore ha necessità di tutela nei momenti di disoccupazione. L’altro tassello è rappresentato dalla costruzione di uno stato sociale equo che vada incontro alle esigenze reali delle fasce più deboli della popolazione. Servizi all’impiego e formazione per dare opportunità di lavoro ai giovani, sistemi di welfare moderno e la creazione del fondo per la non autosufficienza per gli anziani e per coloro che ne hanno la necessità e servizi sociosanitari efficienti, sono i due tasselli sui quali si deve basare il sistema di stato sociale.
Si dice che in Italia si spende troppo rispetto alle altre nazioni europee, ma probabilmente si tratta di un dato non esatto che andrebbe scomposto.

Le statistiche più volte riportate ci dicono che la media delle pensioni, in Sardegna, è molto bassa. Il fatto è dovuto alla precarietà del mondo del lavoro sardo, fatto di lavoratori con pochi contributi pagati. Ma è scarsa anche la diffusione dei sistemi di previdenza complementari. Bisogna quindi insistere perché, nelle pieghe del bilancio regionale, si trovino risorse per dar luogo ad una previdenza integrativa sarda.


Aumento dell’occupazione vera e riduzione della precarietà. Si legge spesso di riduzione dei tassi di disoccupazione ma noi non ce ne siamo accorti.

Call center emersione, sicurezza, stabilizzazione dei precari pubblici e privati

Ci sono spunti interessanti nella finanziaria: emersione dei cocopro nei call center, ma anche applicazione del DURC (dal settore edile a tutti). La battaglia contro il lavoro nero e sommerso e contro l’utilizzo patologico di alcuni istituti quali le cococo e le cocopro è importante Si tratta di idee e conquiste sindacali, è bene ricordarlo. Sono stati aperti tavoli con le imprese del settore con i consulenti del lavoro e con la direzione provinciale del lavoro, con la possibilità di firmare accordi sindacali con le possibilità di sindacalizzare dei terreni fertili ma ancora incolti. Dobbiamo saper sfruttare questa normativa sia per difendere i diritti dei lavoratori e trasformarne il più possibile da lavoratori in grigio a lavoratori subordinati e da questo trarre anche nuova linfa per il tesseramento e per il proselitismo.

• La questione della precarietà anche nel pubblico impiego che va affrontata insieme però alla riforma e al rilancio del ruolo dei dipendenti pubblici, nell’alveo di una pubblica amministrazione efficiente.
Stabilizazione LSU (provincia etc.), stabilizzazione lavoratori precari nel pubblico impiego (lavoratori a tempo determinato, cococo).

L’applicazione del Durc dal settore edile a tutti i settori è un altro aspetto positivo per i lavoratori e il sindacato. Ma su un terreno dobbiamo lavorare di più: è quello della Sicurezza, perché è assurdo che muoiano ancora 15 lavoratori all’anno in provincia di Cagliari. I recenti morti sul lavoro nei cantieri edili e nel settore portuale ci devono essere di monito.

La tassazione fiscale che non può essere la sommatoria a livello nazionale più il livello regionale e comunale.
• Il confronto con i Comuni su tariffe, tasse, addizionali. Si tratta di uno strascico della finanziaria nazionale che il sindacato ha criticato fortemente. Abbiamo attivato dei tavoli di confronto con i comuni e finora, a parte qualche eccezione, si riscontra una certa sensibilità da parte degli enti locali che non intendono aumentare la tassazione, anche se per il futuro, se si continueranno a tagliare le risorse dallo Stato centrale, sarà difficile che possano mantenere questa linea.
Ma ci deve essere un federalismo fiscale vero dove le tassazioni non si sovrappongano.

REGIONE
Sul fronte regionale abbiamo davanti una Regione che ancora non ha approvato il bilancio che nasce all’insegna delle polemiche, perché la Giunta Soru intende conteggiare le future entrate derivanti dalla vertenza per la compartecipazione alle entrate fiscali e che, se fosse vero che contiene molte risorse in più, esse dovrebbero essere investite in occupazione nuova. Ma secondo la Cisl le risorse devono essere spese presto e bene, perché ancora una volta la Regione Sardegna non riesce a spendere.


Si deve constatare il grave ritardo in cui si trova la nostra Regione. Si è ben lontani dai parametri stabiliti da Lisbona, sia in termini di occupazione che di sviluppo. Secondo un recente studio, la variazione del valore aggiunto dell’industria in Sardegna registra un calo preoccupante nell’ultimo biennio, con un tasso ben superiore della media nazionale e del mezzogiorno. C’è una perdita di circa novemila addetti (5000 dipendenti, 4000 autonomi). Il documento sottolinea il ritardo da parte della Regione in termini di politica industriale: nella nostra Isola, le percentuali del contributo dell’industria alla costruzione del prodotto interno lordo regionale e dell’occupazione (sempre dell’industria) sono nettamente inferiori alle percentuali delle altre Regioni e il dato appare appunto ancora in calo. Il settore manifatturiero è invece fondamentale per il rilancio dell’economia e dell’occupazione.

Si deve naturalmente puntare ad uno sviluppo equilibrato che valorizzi i settori del turismo, dei servizi, della tutela dell’ambiente, ma senza un rafforzamento del settore industriale, dell’agricoltura e dell’artigianato, difficilmente la Sardegna potrà uscire dalle condizioni di arretratezza socio economico nelle quali vive.

I tassi di disoccupazione, pur inferiori a quelli del Sud, sono ben lontani dalla media nazionale 10,8 nel 2006 (nel 2004 era 13,9%), ma diminuisce la percentuale di chi cerca occupazione, ma siamo ancora lontani dalle percentuali medie italiane e le famiglie povere rappresentano il 17% del totale.

Proprio per sensibilizzare l’opinuine pubblica su questo aspetto, a Cagliari si terrà una manifestazione regionale contro le povertà, insieme a CGIL, UIL e Pastorale del lavoro; 30 marzo alle ore 10 a Cagliari).

Insomma la Sardegna, anche secondo recenti ricerche del Sole 24 ore, è sempre agli ultimi posti in Italia.

Le proposte del sindacato regionale:
1) Più soldi alle politiche industriali, perché tutte le risorse per tali politiche sono quelle previste dal quadro comunitario di sostegno. Ci vuole un programma di sviluppo industriale.
2) Il riequilibrio territoriale tra zone interne e zone costiere.
3) Un fondo per la non autosufficienza regionale da affiancare a quello nazionale.
4) Reddito di cittadinanza (ci sono già 20 milioni di euro previsti dalla L.R. 20, non spesi.)
5) Piano per il lavoro.


In questo contesto si collocano le due province di nostra competenza.

Abbiamo esaminato la situazione socio economica delle nostre due province nelle riunioni unitarie.

La fase di studio unitaria è avanzata, bisognerà passare ad iniziative di mobilitazione nell’alveo regionale.

Dall’analisi della situazione socio economica della Camera di Commercio di Cagliari emerge che la provincia di Cagliari registra un tasso di disoccupazione superiore alle medie regionali e nazionali (12,9%), ed un tasso di occupazione inferiore. Il tasso di attività (rapporto tra le forze lavoro e il totale della popolazione compresa tra 15 e 64 anni) 59,2 è invece in linea con il dato regionale (59,6), ma inferiore a quello nazionale e a quello della provincia di Sassari. (61,3).

E’ vero che il reddito pro capite è elevato rispetto alla media regionale, ma colloca Cagliari in campo nazionale al 75° posto, nelle posizioni di retroguardia. L’indice delle infrastrutture ha un indicatore di 74 punti contro la media nazionale di 100. A parte i Porti, Cagliari è la peggiore provincia del Sud ( 99 posto) per la rete stradale e 98° per la rete ferroviaria. Buona la posizione per le strutture sociali, ma con grande distacco dalle medie nazionali. Rispetto al livello di qualità della vita, Cagliari è al numero 79 in Italia, secondo Lega Ambiente, al 54° per Italia Oggi, al 79 posto per il Sole 24 ore.


Insomma chi favoleggia del capoluogo e della nostra provincia come il paese del Bengodi in Sardegna, forse dovrebbe ricredersi, perché anzi la condizione di povertà incide in maniera molto più rilevante in un’area ad alta densità abitativa come è quella dell’area metropolitana.


Il sindacato confederale cagliaritano è convinto che esistano tutti i requisiti e le possibilità di rilancio dello sviluppo della provincia di Cagliari, a condizione che siano messe in campo sinergie tra le forze sociali, istituzionali, economiche e produttive della provincia e che la nuova provincia di Cagliari e il capoluogo portino avanti una politica di leadership morale e non egemonica rispetto alle altre aree della Sardegna


Lo sviluppo e la crescita dell’area cagliaritana, se vista in un’ottica regionale possono fungere da traino per l’intera isola. Ma per raggiungere tale risultato occorre intraprendere un’azione culturale per far comprendere che alcuni punti di forza della nostra economia hanno un respiro regionale e superare così la logica localistica e campanilistica che spesso ha caratterizzato le iniziative economiche nella nostra Isola.

L’azione sindacale nel corso degli ultimi anni si è quindi indirizzata per costruire un confronto continuo e dialettico, pur nella distinzione dei ruoli, con le controparti e gli attori sociali della Provincia di Cagliari, nel suo complesso. Si è cercato di attivare un meccanismo di concertazione globale con le Province, quella vecchia e quelle nuove, i Comuni dell’area, l’Autorità portuale, CTM, CICT, SARAS, CONFINDUSTRIA, TEATRO LIRICO, ASL8, ASL 6, Università, Società di gestione dell’aeroporto, nella convinzione che lo sviluppo debba passare attraverso processi di questo genere, concordati e condivisi democraticamente e non da visioni, anche nobili e culturalmente elevate, ma sterili perché isolate.

In particolare è stato istituito nel febbraio del 2005, un tavolo di Governance per rilanciare lo sviluppo dell’area cagliaritana che, con tavoli tematici, sta affrontando le problematiche dello sviluppo economico, proponendo iniziative seminariali e confronti con la parte pubblica: trasporto pubblico, energia, credito, servizi all’impiego, formazione, logistica sono solo alcuni dei temi affrontati.

Il rilancio dell’industria, la difesa e il rilancio di strutture importanti quali il Teatro Lirico, Il Porto Canale, in una logica regionale, il completamento di alcune infrastrutture quali le strade ( 195 in testa) e la viabilità in genere, il rilancio del sistema aeroportuale di Cagliari, la promozione di interventi nel campo della formazione e della valorizzazione delle risorse umane, il rilancio degli in vestimenti sono gli obiettivi prioritari che devono essere perseguiti.

Tutto ciò nella convinzione che ciò sia funzionale al rilancio dell’occupazione e alla difesa dei diritti dei lavoratori, dei disoccupati, dei lavoratori atipici, delle donne e degli immigrati, dei pensionati.

Abbiamo ripreso il confronto con la Giunta provinciale e con il presidente Milia in particolare per un accordo di programma che valorizzi il porto container, e rafforzati i tavoli aperti con i diversi assessori sulle politiche immigrazione, sui lavori socialmente utili, sui servizi per l’impiego, sulle politiche sociali, nell’ambito della realizzazione dei PLUS, sulla stessa progettazione integrata e sulle questioni prioritarie dello sviluppo della provincia porto, aeroporto, industria, agricoltura, sistema turistico locale.

Piano strategico del Comune di Cagliari.

Un ruolo centrale deve essere attribuito al capoluogo regionale. Cagliari, a nostro parere, deve essere il tassello fondamentale per costruire i rapporti sinergici nell’area cagliaritana. Siamo convinti che alcune problematiche non si possono risolvere che in una logica, appunto, di area. In tanto Cagliari potrà avere un ruolo importante, in quanto saprà essere punto di riferimento autorevole dal punto di vista morale e politico. Cagliari e la sua Provincia possono diventare trainanti per l’economia sarda, senza rivendicare egemonie sciocche e presuntuose, ma proponendosi con un ruolo di coordinamento generale dei problemi: dai servizi sociali, ai trasporti, al commercio, al turismo, alla valorizzazione delle infrastrutture.

Una città nella quale ogni giorno entrano ed escono circa duecentomila persone deve porsi il problema di come affrontare, insieme alle altre municipalità e alla provincia, le emergenze abitative, di traffico e dei servizi della città.


In questo senso mi pare importante rilanciare la discussione sul ruolo di Cagliari città metropolitana. La legge nazionale non contempla Cagliari come tale, ma per risolvere i problemi di Cagliari e del suo hinterland bisogna agire come se l’area metropolitana ci sia. E perché non rilanciare questa idea nell’ambito della legge statutaria oggi in discussione.

Cagliari può e deve diventare una città metropolitana. Cagliari ha dei punti di forza:
La centralità nel Mediterraneo.
L’ambiente.
Le tradizioni e la cultura.
La ricchezza di beni ambientali e culturali.
Una zona industriale a pochi chilometri ben attrezzata.
Il clima.
La tolleranza della cittadinanza.

Ma anche punti di debolezza:
La mancanza di aree fabbricabili e di una politica abitativa
Lo spopolamento e l’invecchiamento.
La mentalità bottegaia e la mancanza di iniziative consorziate..
Un mercato del lavoro debole e frammentato.

Obiettivi da raggiungere, attraverso il piano strategico sono:

Il porto canale ha bisogno di grandi investimenti, in parte realizzati ma in varia misura ancora da sviluppare, ma c’è bisogno soprattutto di sviluppare quello che c’è nel retroporto, investendo nell’intermodalità, con collegamenti ferroviari e stradali con gli altri porti sardi e nelle lavorazioni in loco delle merci.
Vi sarebbe poi da portare avanti la battaglia per le autostrade del mare, dalle quali Cagliari è tagliata fuori, insieme alla Sardegna intera. Purtroppo ciò è ribadito anche dall’ultimo decreto approvato pochi giorni fa. Le rotte passano davanti alla Sardegna, ma non si fermano, collegando Spagna e Francia e Nord Africa con tutti i porti italiani. Questo è grave perché va ricordato che i trasportatori che utilizzano le autostrade del mare hanno un notevole contributo economico che permette di risparmiare fino al 33%. Il costo finale delle nostre merci è quindi penalizzato da questo fatto. Ciò rappresenta un grande danno per Cagliari in particolare modo.
Lo sviluppo dell’aeroporto che va inserito nel contesto della città.
Crescita del Turismo; Cagliari come centro commerciale.
Sviluppo dell’università e della ricerca.
Distretto di alta tecnologia sviluppando le iniziative che già esistono
Politica per gli anziani (Cagliari è una città con alto indice di vecchiaia).
Promozione della cultura della legalità e della sicurezza sul lavoro.
Marketing dei prodotti e del turismo cagliaritano
Sviluppo della cultura, attraverso il potenziamento anche del Teatro Lirico, inserito in un percorso integrato turismo/spettacolo/cultura.
Politica creditizia più attenta alle esigenze del territorio e della città di Cagliari (vedi scomparsa banche sarde e locali).
Riappropriazione delle aree militari dismesse e utilizzo aii fini della città, conservando l’ambiente.
Valorizzazione del trasporto pubblico locale, promuovendone l’utilizzo, attraverso divieti di parcheggio in centro e costruendo parcheggi di scambio Metropolitana..
Recupero del centro storico e della sua vivibilità da parte dei cittadini.


La messa a punto di un piano strategico che faccia sviluppare Cagliari, potrebbe essere la premessa per risolvere i problemi dei lavoratori e pensionati e disoccupati cagliaritani:
Uno sviluppo equilibrato che consenta:

Occupazione maggiore in quantità e qualità.
Maggiore sicurezza del lavoro, in termini di stabilità e in termini di modalità dello svolgimento del lavoro.
Servizi sociali di qualità.
Politiche abitative che vadano incontro alle esigenze dei cittadini, specie delle classi meno abbienti.
Mobilità da e verso Cagliari.
Incremento del Turismo e del commercio e della valorizzazione dei beni culturali.

Questioni interne

Sul tesseramento: i dati ci dicono di una sostanziale tenuta nel corso del 2006 ma ci sono opportunità di crescita, in alcuni settori, che bisogna sapere cogliere. Siamo assenti in diversi settori importanti.
I rapporti tra la UST e le Federazioni sono positivi, ma occorre una maggiore sinergia e reciproca condivisione delle diverse vertenze, Come altrettanto impegno occorre mettere nello sviluppo del Medio Campidano che si avvia a diventare autonomo.


L’attività svolta nel 2006 ha cercato di rafforzare la presenza organizzativa della UST (basti pensare alla nascita dell’ETSI, dello sportello di connettività, al rafforzamento dello sportello dell’immigrazione ed al percorso formativo avviato sia con corsi diretti a nuovi quadri sindacali, sia con numerosi seminari sulla portualità, sul mobbing, sulla sicurezza, sulle collaborazioni, sulla flessibilità, sul Medio Campidano.
Nelle prossime settimane, il programma delineato ad inizio d’anno, troverà ulteriore attuazione.

Isili 23/3/2007

Il Segretario Generale
Fabrizio Carta