04/12/2004
Emergenza lavori socialmente utili. Le responsabilità della Regione sarda.
In merito all'emergenza lavori socialmente utili, ha preso posizione la Cisl di Cagliari, con un intervento del segretario generale Fabrizio Carta:
Nel corso del 2004, poco o niente hanno fatto gli Enti locali e, specificatamente, la nuova Giunta Regionale in merito alla stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili il cui numero, a dicembre, rimane stabile e si attesta sull’ordine dei 1300 lavoratori in regione e circa 400 nel territorio, ai quali ancora una volta non si è riusciti a dare risposte corrette.
Eppure, l’accordo tra la vecchia Giunta regionale e il sindacato e le successive determinazioni del nuovo assessore al lavoro sembravano aver posto le basi per buone iniziative, anche in relazione alla notevole entità degli incentivi messi in campo.
Poi, però, anche in concomitanza con alcune affermazioni apparse sulla stampa, dalla quali traspariva la volontà della Regione di dare una soluzione al problema nel 2005, tutto si è fermato. Il che è del tutto comprensibile: quale può essere l’ente, il sindacato o il lavoratore che, ragionevolmente, mette in campo o accetta stabilizzazioni in società miste o aziende private o nell’auto impiego, a fronte della neanche tanto vaga promessa di un posto pubblico, proveniente dall’assessorato al lavoro ?
Se il populismo arriva dall’alto, stiamo freschi ! Il risultato è che alcune interessanti iniziative di stabilizzazione si sono bloccate. E’ il caso della PROSERVICE, la società mista che cura la manutenzione degli edifici scolastici e che ha assunto 35 lavoratori socialmente utili della provincia e la cui attività va incrementata e ampliata. Si poteva allargare ad altri lavoratori, ma nulla è stato fatto. Colpa della Giunta provinciale, certo, ma anche della Regione impegnata più in enunciazioni teoriche piuttosto che a stimolare interventi concreti.
In realtà, per un fenomeno complesso, quale quello dei LSU, non si possono ipotizzare soluzioni semplicistiche o sanatorie, tra l’altro neanche tanto giuste se si pensa che escluderebbero proprio quei lavoratori che, in questi anni, sono coraggiosamente entrati nelle società miste o nelle aziende private a seguito di esternalizzazioni.
Non servono le promesse miracolistiche. Sono da applicare, invece, soluzioni mirate senza scartarne alcuna. Per questo non siamo d’accordo con quanto affermato dalla CGIL (funzione pubblica ?). Per la CISL, tra le ipotesi di stabilizzazione, si deve mettere in prima fila proprio quella delle società miste, prevedendo affidamenti quinquennali, clausole di salvaguardia per l’occupazione al termine dei 5 anni e favorendo il consorzio tra Enti locali per la messa in comune dei servizi. Insomma strutture di servizio per l’amministrazione che coniughino l’interesse del “pubblico” con quelli dell’occupazione.
Occorre anche che la Regione e il Governo stanzino risorse sufficienti per rafforzare le iniziative già in corso (vedi, per citarne alcune, Quartu e Assemini, la MULTISERVIZI a Cagliari e la PROSERVICE per la provincia ma anche, in regione, per i lavoratori del Parco Geominerario), in modo che si arrivi ad una definitiva stabilizzazione che abbandoni la strada dell’assistenzialismo.
Per questo è necessario che sia riaperto concretamente, non a parole, il canale concertativo con il sindacato e che la regione abbandoni l’atteggiamento del Governo amico che dice: lasciate fare a me. Da soli o cedendo a facili promesse, non si va lontano.

Fabrizio Carta