24/04/2007
Consiglio generale della Cisl di Cagliari: la relazione della segreteria
Consiglio Generale Cisl Cagliari 24 aprile 2007

Relazione della Segreteria


Quando ho scritto questa relazione, pensavo di essere breve, anche perché la Presenza di Pierpaolo Baretta e della segreteria regionale mi consente di non approfondire alcune tematiche, Tuttavia, mi sono venuti alla mente tanti argomenti… Non so se risciurò ad essere conciso….

Dopo l’approvazione della legge finanziaria nazionale, oggetto di discussione per diversi mesi, sono emersi due fatti importanti.

Il primo è quello che si è passati da una fase di recessione durante la quale l’aumento del prodotto interno era rimasto a quota zero per diversi anni, ad una fase di espansione dell’economia durante la quale l’aumento del PIL raggiunge percentuali di quasi il due per cento.

Il secondo è che si è scoperto un boom delle entrate tributarie. Lo Stato incassa molto di più. Merito del Governo Berlusconi e dei sui provvedimenti, o merito del Governo Prodi che ha spaventato i contribuenti ? A noi poco interessa. Resta il fatto, positivo.

La Finanziaria aveva promesso di ridurre il carico fiscale sui lavoratori dipendenti e sui pensionati, ma i risultati non sono stati entusiasmanti. La diminuzione della tassazione nazionale è stata assorbita in parte dall’aumento dello 0,30 dei contributi previdenziali e dall’aumento della tassazione locale, che il sistema degli enti locali può mettere in atto, anche in considerazione della riduzione dei trasferimenti dal centro.

Su questo fronte, occorre, invece, dare risposte concrete ai lavoratori, ai disoccupati, ai pensionati.

E’ giusto sicuramente perseguire i risultati di rientro dal debito pubblico, non bisogna abbassare la guardia, perché sappiamo che un deficit alto danneggia per primi i lavoratori e i pensionati.

Tuttavia, se vogliamo recuperare un pò d’entusiasmo tra la nostra gente, dobbiamo puntare su un riequilibrio salariale e sociale.

E’ importante puntare sullo sviluppo, perché senza sviluppo non c’è buona occupazione, ma in Italia e in Sardegna e quindi nelle nostre province esiste un problema retributivo e di tenuta dei salari e delle pensioni rispetto al costo della vita, sia per i lavoratori dipendenti che per i pensionati.

Oggi i salari e le pensioni non reggono il passo con l’aumento del costo della vita, con l’inflazione reale e con il valore dell’euro. E’ una constatazione che possiamo fare per il nostro Paese in generale, ma che dobbiamo fare ancora di più per la Sardegna.

Abbiamo contratti nazionali che, nonostante i recenti rinnovi, non coprono l’aumento del costo della vita.

In Sardegna, il problema è ancora più grave: abbiamo una struttura produttiva fatta di aziende molto piccole, nelle quali la contrattazione aziendale o territoriale stenta a decollare e il solo contratto nazionale non regge, specie se in una famiglia, come spesso accade, entra un solo stipendio.

Abbiamo una specificità del sistema pensionistico. Se è vero che oltre il 72% delle pensioni è al di sotto dei mille euro mensili, in Sardegna il dato è ancora più drammatico. Le famiglie povere sono moltissime. Si stimano intorno ai 330000 i sardi che vivono sotto la soglia di povertà.

Leggevo sul dossier della cisl confederale che le famiglie povere, in campo nazionale, si attestano all’11%, in Sardegna raggiungono il 20%. Quasi tutte le famiglie in Sardegna hanno un solo reddito e se questo reddito è sotto i mille euro siamo sotto la soglia di povertà.
O, a volte, quando ne entrano due, si tratta di due lavoratori part time.

Nella nostra provincia le maggiori opportunità di lavoro si trovano nei call center e nei supermercati che sono anche il regno del lavoro atipico, precario. I contratti a tempo parziale non si contano e le collaborazioni hanno raggiunto livelli patologici. Da queste considerazioni si può capire il livello del reddito complessivo.

A Cagliari, per quanto ne possano dire altri, il povero è ancora più povero. Con 500 euro si vive molto peggio in una città metropolitana, piuttosto che in un piccolo paese, dove il sistema familiare e la cultura dell’orticello sorreggono il reddito delle famiglie, senza dimenticare che nelle città, si è persa quella manualità che consente di effettuare per proprio conto i piccoli lavori di manutenzione domestica, con i conseguenti risparmi.

In questi giorni, in Sardegna, si leva alta la voce della Chiesa e dei vescovi che sottolineano l’urgenza di affrontare la problematica della povertà. La Cisl regionale, insieme ad altre organizzazioni sindacali e di volontariato, organizza una marcia per combattere la povertà.
Qualcuno dice che la questione deve essere lasciata solo al clero e non deve interessare il sindacato.

Premesso che ritengo che i vescovi devono fare i vescovi e i sindacalisti devono fare i sindacalisti (a ognuno il suo mestiere), tuttavia permettetemi di citare un breve brano di un libro che mi hanno regalato.

E’ scritto da Muhammad Yunus, il banchiere dei poveri, il fondatore della Grameen Bank, la banca etica che è nata in Bagladesh e prestando soldi ai poveri è una delle banche con il minore tasso di insolvenza al mondo.

Scrive:”Alcuni brillanti teorici di economia non ritengono utile dedicare tempo a studiare fenomeni come la fame e la povertà. Credono che questi problemi possano essere risolti dall’onda del benessere economico. Economisti che approfondiscono e analizzano, compiutamente, i processi della prosperità e dello sviluppo, non gettano neanche uno sguardo distratto sulla fame e la povertà, perché li giudicano processi secondari., Io sono convinto che se il mondo ponesse tra le sue priorità la lotta contro l’indigenza, potremmo costruire una realtà di cui saremmo giustamente orgogliosi, mentre oggi proviamo solo vergogna.”

Naturalmente facciamo le debite proporzioni tra Bangladesh e l’Italia, ma il problema della disuguaglianza e delle ridistribuzione della ricchezza rimane attuale anche nei paesi ricchi, a partire dagli Stati Uniti.

Mi sembra che queste brevi frasi possano sintetizzare bene quel che accade in Italia e nel Mondo e anche in Sardegna.

Ci sono le ragioni dello sviluppo, ma esiste anche un progresso senza occupazione e che crea diseredati e poveri. Noi, come sindacato, se vogliamo rappresentare veramente i più deboli, abbiamo il dovere di impegnarci a correggere queste storture del capitalismo, reclamando una politica sociale degna di questo nome.

Bisogna modificare la struttura contrattuale e sfoltire i contratti nazionali di lavoro, spesso firmati in peius, in perdita (spesso a causa di un’insana concorrenza tra categorie), bisogna rispolverare la contrattazione integrativa aziendale.

Insomma, dove è finito il dibattito sulla riforma della contrattazione tanto caro alla Cisl?

C’è naturalmente anche un problema d’occupazione. I tassi di disoccupazione in Sardegna e nella nostra provincia sono piuttosto bassi, mentre i tassi d’occupazione sono sotto la media nazionale.

In più qualità dell’occupazione. Secondo alcuni calcoli, in Sardegna, i lavoratori atipici sarebbero circa centomila su una massa di forza lavoro pari a circa 600000: il 20%. E i tassi d’occupazione, vagheggiati dall’agenzia di Lisbona, sono veramente di là da venire.

Il numero dei collaboratori, iscritti al fondo lavoratori parasubordinati, aumenta esponenzialmente, nonostante le leggi di riforma. La legge 30, in effetti, non ha ridotto il numero dei collaboratori.
Le amministrazioni pubbliche e i privati, utilizzano lo strumento a piene mani.

E qui è importante parlare della riforma degli ammortizzatori sociali, attualmente in discussione a livello nazionale.

Il problema della riforma pensionistica è un altro argomento che dobbiamo affrontare con molta serietà e attenzione. Lo scalone, i coefficienti, gli importi delle pensioni (abbiamo già visto che le pensioni in Italia e in Sardegna oggi sono molto basse) sono punti cruciali dell’azione sindacale.

Alcune osservazioni.

Dobbiamo saper coniugare bene gli interessi dei giovani e degli anziani.

Quando abbiamo fatto le assemblee per la riforma Dini nel 1995 e, d’accordo con il Governo di allora, è stato introdotto il metodo contributivo, al posto di quello retributivo, che penalizzava le nuove generazioni, abbiamo anche fatto una promessa. I giovani, le pensioni dei giovani avrebbero goduto della seconda gamba della previdenza, cioè quella complementare. Dopo più di dieci anni, solo ora si sta veramente parlando di riforma del TFR e dell’estensione della previdenza complementare a tutti, compreso il pubblico impiego. Siamo maledettamente in ritardo.

E’ invece importante recuperare i consensi tra i giovani. Se c’è poca sindacalizzazione tra i giovani, lo dobbiamo anche al fatto che la nostra politica sindacale non è stata abbastanza attenta alle esigenze dei giovani, sia in campo pensionistico, sia nelle politiche contrattuali, sia nella parte che riguarda gli ammortizzatori sociali e la formazione, sia nelle politiche familiari, nelle quali manca il sostegno ai giovani e alle donne che non riescono a formarsi una famiglia.

E’ importante rinsaldare il rapporto tra i giovani e gli anziani. E’ importante costruire un sistema di previdenza integrativa per tutti, ma senza penalizzare gli anziani, come qualcuno vorrebbe.

Poi sicuramente Baretta entrerà nello specifico e ci spiegherà meglio la ricetta che il sindacato, la Cisl sta elaborando, a fronte di un Governo troppo spesso indeciso e diviso, stretto tra un massimalismo senza prospettive e una politica basata solo sulla supremazia dell’economia.

E’ una strada stretta ma che bisogna avere il coraggio di percorrere.

Altro problema che voglio toccare è quello della sicurezza.

Il problema sicurezza va rilanciato con forza. Le due morti recenti sul lavoro nella nostra provincia ci devono essere di monito perché in questo campo non si fa mai abbastanza.

La nostra vita sindacale è scandita da troppi lutti. Cito a memoria, sicuramente per difetto. Registriamo, negli ultimi anni, due morti al porto di Cagliari, uno su una nave sul mare, uno nel settore edile, uno addirittura dentro il perimetro della SARAS. In più, si sono verificati altri incidenti nei settori più a rischio (Agricoltura, Ediliza, Trasporti).

Questi dati ci dicono che facciamo troppo poco.

Formazione, sensibilizzazione, impegno, attività del RLS: evidentemente manca qualcosa. I servizi ispettivi non funzionano bene, manca la cultura della sicurezza, mancano forse le pressioni sulle aziende, manca una campagna di sensibilizzazione dei lavoratori. Se tutto ciò succede non possiamo solo buttare la colpa sugli altri.

La morte di un lavoratore deve rappresentare una sconfitta per tutti: aziende, società civile. sindacato. Evidentemente, quando accadono questi incidenti, vi sono state omissioni e siamo tutti responsabili.

Occorre riprendere un tavolo con le aziende interessate e, in particolare, con quelle che operano nella zona industriale di Sarroch per pretendere da tutti (lavoratori compresi) maggiore attenzione al tema della sicurezza, spesso sottovalutato. Revisione delle norme sugli appalti, rispetto degli orari e dei contratti, prevenzione, formazione, tavoli bilaterali, promozione della cultura della sicurezza, ma anche uno sforzo comune per puntare sul miglioramento dell'efficienza dei servizi pubblici ispettivi, dell'INAIL e dell'INPS, devono essere i passaggi che occorre sviluppare.

I dati in Sardegna ci dicono che gli infortuni aumentano, al contrario di quanto accade in altre regioni, e il sindacato non può accettare uno sviluppo che tagli sui costi della sicurezza.

Ci siamo attivati unitariamente: lo sciopero di solidarietà, l’incontro in Confindustria per rilanciare un impegno comune e un tavolo permanente con le aziende, un vertice in prefettura, alla presenza di INAIL, INPS, Direzione provinciale del lavoro.

Fare sicurezza, è stato ribadito nel comunicato stampa diramato al termine dell'incontro, non significa solo rivitalizzare gli strumenti tecnici e di controllo previsti, ma è soprattutto un problema di "cultura della sicurezza" che deve coinvolgere in una logica di reciproca collaborazione imprese, lavoratori, istituzioni pubbliche.


Con la Confindustria abbiamo concordato di istituire, nell'ambito di quanto già previsto dal progetto di Governance e dal protocollo di intesa costitutivo dell'organismo bilaterale per lo sviluppo della competitività e per la diffusione della cultura della sicurezza nella provincia di Cagliari, un tavolo paritetico permanente composto dalle OO.SS. dei lavoratori e dei datori di lavoro che elabori opportuni interventi in materia di prevenzione e sicurezza nei diversi luoghi di lavoro, con particolare riferimento al sistema degli appalti e ne verifichi la corretta applicazione nel mondo delle imprese.


La sicurezza non è mai sufficiente, le procedure vanno applicate sempre, anche a svantaggio della produttività e della redditività a tutti i costi.

Infondere la cultura della sicurezza non deve essere uno slogan periodico, deve rappresentare un’azione continua da osservare nel fare quotidiano nei posti di lavoro.

Il problema sicurezza diventa ancora più importante e delicato nel lavoro sommerso, nel lavoro nero, in quello delle piccole aziende, dove il sindacato non riesce ad intervenire. Nel settore artigiano. Bisogna rilanciare per esempio il ruolo del rappresentante della sicurezza territoriale, all’interno degli enti bilaterali, EBAS in testa.

Lotta al lavoro precario si deve accompagnare alla lotta per la sicurezza nei luoghi di lavoro, perché spesso è un binomio diabolico.

Dobbiamo interrogarci su che cosa abbiamo fatto. Sicuramente troppo poco.

Noi abbiamo fatto alcune cose: un seminario su flessibilità e sicurezza, dei corsi serali, ma ci vuole di più, dobbiamo promuovere un’iniziativa costante, non episodica se vogliamo essere un sindacato serio, perché la vita dei lavoratori deve essere il primo valore da difendere e preservare.

Per esempio in un comunicato stampa, diffuso dalla nostra segreteria, ci si domanda:

1) Quante sono le aziende che non hanno ancora eletto i rappresentati alla sicurezza?

2) Dove esistono gli RLS, quanta formazione continua viene fatta?

3) Sul piano delle certificazioni dei mezzi e dei materiali esiste abbastanza attenzione?

4) Con particolare riferimento alle piccole e medie imprese: indirizzare, anche attraverso il sistema della bilateralità, nei confronti di tutti i soggetti del sistema di prevenzione aziendale, finanziati dall’Inail quali proprie spese istituzionali”.

5) da annotare ad esempio sul libretto formativo del lavoratore, garantito dal servizio pubblico, al fine di una verifica e controllo sulla qualità della formazione erogata, evitando che l’obbligo formativo scada in un mero adempimento burocratico. Di particolare rilevanza è la definizione di un sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi, da rapportare all’esperienza, alla competenza professionale ed alla formazione in materia di sicurezza.

Far decollare la formazione congiunta, imprese e lavoratori, e promuovere una vera e propria offensiva di controlli e verifiche nei luoghi di lavoro, da parte degli organi ispettivi, potrebbe essere una prima risposta del sistema locale.

Noi pensiamo che dobbiamo dare una risposta forte, magari simbolica. Proporre per esempio una giornata unica nella quale in tutte le aziende si eleggano gli RSLS.

Ecco: abbiamo dei terreni da arare. Dobbiamo sfruttare, anche ai fini organizzativi, quanto di buono ci ha offerto la finanziaria nazionale e in genere la normativa nazionale.

Con la consapevolezza che quasi tutte le cose buone proposte dal Governo, sono frutto della rivendicazione sindacale e della Cisl in particolare. (DURC, ammortizzatori sociali, provvedimenti sui COCOCO)

Il processo di emersione nei call center ma non solo nei call center dei collaboratori a progetto, sui quali ci stiamo impegnando. E’ un grosso impegno, perché in provincia di Cagliari i collaboratori sono circa 50000.

La generalizzazione dell’applicazione del documento unico di regolarità contributiva, esteso dal settore edile a tutti i settori può essere uno strumento forte da utilizzare per far emergere la piaga del nero e dare risposte positive ai lavoratori.

La lotta al precariato nel settore pubblico e la stabilizzazione dei L.S.U. sono altri filoni nei quali occorre probabilmente maggiore impegno.

Noi cerchiamo di promuovere lo sviluppo e l’occupazione, ma deve essere uno sviluppo di qualità, che non deve nascere dal sacrificio dei lavoratori.

VERTENZE DEL TERRITORIO (SCAINI, UNILEVER, CASE DI CURA PRIVATE, APPALTI DELLE PULIZIE, GEOPARCO, ZUCCHERIFICIO, MINERARIA SILIUS).

In questo quadro non certo esaltante, dobbiamo inquadrare le tante vertenze delle nostre due province. Ci sono tanti lavoratori in crisi, tanti che stanno perdendo o rischiano di perdere il loro posto di lavoro, tante realtà industriali che stanno scomparendo.

Si va dal dramma della Scaini, con i lavoratori da anni in mobilità in deroga e senza tante possibilità di ricollocazione; al caso di Unilever, un’azienda alimentare produttiva, efficiente, che la multinazionale decide di chiudere, mandando a casa duecento persone; la chiusura della SADAM, lo zuccherificio di Villasor, avvenuta quasi senza colpo ferire, sulla quale ci sono tante promesse di riconversione, arenate nelle dispute tra Cagliari e Oristano sulla dislocazione territoriale dell’impianto per l’utilizzo delle biomasse. O ancora la Mineraria Silius, per il rilancio della quale proprio in queste ore ci sono manifestazioni dei lavoratori.
Non è solo il settore industriale ad essere colpito. Licenziamenti nelle Case di cura private, dovuti alla riforma voluta dalla regione sarda, ma dovuta anche ad imprenditori che si erano adagiati in una posizione di rendita, venuta meno, con l’aggravante che i lavoratori sono privi di un sistema di ammortizzatori sociali. Assistiamo, purtroppo, a licenziamenti e riduzione di personale nella Formazione professionale, con accordi spesso disattesi, e nelle mense dei distaccamenti militari cagliaritani, o nel GEOPARCO o, ancora, nelle imprese di pulizia.

Le responsabilità di queste e di altre crisi sono a volte della globalizzazione, a volte delle multinazionali, a volte delle politiche dell’Unione europea, a volte della Regione Sarda, a volte dei “padroni.

Ecco, da tutte queste sofferenze ( se ne potrebbero aggiungere altre), si potrebbe forse imbastire anche una vertenza territoriale, sommare le scontentezze e manifestare. Lo abbiamo fatto, sia pure con spirito propositivo, nelle assemblee del Medio Campidano e di Cagliari. Forse questa sarebbe solo una protesta parziale e incompleta.

Non possiamo parlare solo delle cose che vanno male. Ci sono anche cose che funzionano: Il porto canale, il sistema della Saras che darà duemila occupati nei prossimi mesi. Il territorio di Cagliari e del Medio Campidano hanno anche grandi possibilità
Con le vertenze territoriali, abbiamo dato il là alla Regione sarda di incunearsi nelle diverse province, con accordi parziali dai dubbi risultati.

Noi vogliamo invece che si costruisca un momento più generale e complessivo di iniziativa, perché riteniamo che le vertenze locali, che è giusto portare avanti, si devono integrare in un momento regionale. Senza una risposta complessiva, sarà difficile dare risposte concrete ai lavoratori, ai disoccupati e ai pensionati.

INDUSTRIA QUESTIONE REGIONALE, INTEGRATA CON LA VERTENZA TERRITORIALE DI CAGLIARI E DEL MEDIO CAMPIDANO.

SCIOPERO INDUSTRIA

E’ da tempo che la Cisl sarda ritiene fondamentale un rilancio del settore industria in Regione.

Il motivo è semplice. I dati statistici ci dicono che, rispetto al resto del Paese, la media del P.I.L. della Sardegna e il numero degli occupati nel settore è nettamente inferiore, in termini percentuali, a quello delle altre Regioni italiane. Soprattutto quelle più ricche.

L’economia deve essere equilibrata, ci devono essere servizi efficienti, una pubblica amministrazione che funziona, non ripiegata su se stessa, che dia risposte al sistema produttivo in tempi non biblici. E’ importante lo sviluppo del turismo, specie se di qualità e rispettoso dell’ambiente. Ma, senza un sistema industriale che si rispetti, senza una serie di investimenti seri nelle infrastrutture, senza ridurre i costi dell’energia e dei trasporti, senza inserire la Sardegna nelle rotte delle autostrade del mare, per il trasporto merci, senza adeguare le ferrovie agli standard medi nazionali e senza completare alcune strade (quali la 195 e la i131), difficilmente sarà possibile accedere ad uno sviluppo decente e quindi al rilancio dell’occupazione.

Qui le uniche cose che aumentano sono gli utili delle banche sarde (o meglio pseudo sarde visto che il cuore e il cervello delle banche è ormai fuori dell’Isola con qualche eccezione). In una Regione ( e in una provincia) che si colloca agli ultimi posti nelle infrastrutture viarie e nei sistemi di comunicazione, essa si pone agli ultimi posti anche nei rapporti impieghi depositi delle banche e nella quale si aggrava il divario con le altre regioni italiane per quanto attiene al costo del denaro.

In questo campo le province sarde si collocano agli ultimi posti. Cagliari è 60° per i tassi di interesse sui prestiti (6,62% contro il 5,82% nazionale).

Rispetto all’industria è da tempo che la Cisl (non da sola peraltro) accusa la Giunta regionale di mancanza di una politica industriale. La diminuzione ulteriore degli occupati nell’industria e le crisi delle fabbriche storiche della nostra Regione dimostrano che si inseguono i problemi, quasi chiedendo solo gli ammortizzatori sociali, anzichè percorrere una via seria di rilancio della politica industriale.

Le manifestazioni e gli scioperi territoriali sono stati fatti. Non c’è una logica generale.

Basti pensare allo zuccherificio di Villasor: chiuso con vaghe promesse di riconversione per l’energia derivante dalle biomasse. Il dibattito è se rilanciare la fabbrica a cagliari o ad Oristano.

Sicuramente occorre portare avanti le vertenze territoriali, ma non è sufficiente.

La recente riunione unitaria (???) di Oristano ha dimostrato però che, quando si passa dalle analisi all’identificazione delle responsabilità, vi è divergenza tra di noi e la CGIL, in particolare.

Se siamo convinti della bontà della nostra impostazione, dobbiamo essere conseguenti. Lo sciopero unitario sembra tramontato ed ora si parla di sciopero Cisl, ipotizzato anche dal coordinamento industria regionale (UST più categorie) per la fine di maggio.

Io credo che, anche qui, dobbiamo partire dal basso.

Costruire e diffondere una piattaforma, discuterla negli organismi, a partire dal settore industria per poi estenderla a tutti i settori, proporla ai lavoratori nelle fabbriche, con assemblee e far partire la mobilitazione dal basso.

Se non facciamo questo, potremmo fare sicuramente la sommatoria della scontentezza, delle vertenze, ma non portiamo a casa una politica seria.

Insomma, prima di andare da soli occorre costruire un movimento per poi fare una manifestazione con contenuti precisi, in assenza di risposte, subito dopo le elezioni amministrative.

RAPPORTI CON IL COMUNE DI CAGLIARI PIANO STRATEGICO

Nelle settimane scorse si è iniziata una discussione con il Comune di Cagliari, sul piano strategico.

Un ruolo centrale deve essere attribuito al capoluogo regionale. Cagliari, a nostro parere, deve essere il tassello fondamentale per costruire i rapporti sinergici nell’area cagliaritana. Siamo convinti che alcune problematiche non si possono risolvere che in una logica, appunto, di area. In tanto Cagliari potrà avere un ruolo importante, in quanto saprà essere punto di riferimento autorevole dal punto di vista morale e politico. Cagliari e la sua Provincia possono diventare trainanti per l’economia sarda, senza rivendicare egemonie sciocche e presuntuose, ma proponendosi con un ruolo di coordinamento generale dei problemi: dai servizi sociali, ai trasporti, al commercio, al turismo, alla valorizzazione delle infrastrutture.

Una città nella quale ogni giorno entrano ed escono circa duecentomila persone deve porsi il problema di come affrontare, insieme alle altre municipalità e alla provincia, le emergenze abitative, di traffico e dei servizi della città.

In questo senso mi pare importante rilanciare la discussione sul ruolo di Cagliari città metropolitana. La legge nazionale non contempla Cagliari come tale, ma per risolvere i problemi di Cagliari e del suo hinterland bisogna agire come se l’area metropolitana ci sia. E perché non rilanciare questa idea nell’ambito della legge statutaria oggi in discussione ?

Cagliari ha dei punti di forza e di debolezza

Il porto canale ha bisogno di grandi investimenti, in parte realizzati ma in varia misura ancora da sviluppare, ma c’è bisogno soprattutto di sviluppare quello che c’è nel retroporto, investendo nell’intermodalità, con collegamenti ferroviari e stradali con gli altri porti sardi e nelle lavorazioni in loco delle merci.
Vi sarebbe poi da portare avanti la battaglia per le autostrade del mare, dalle quali Cagliari è tagliata fuori, insieme alla Sardegna intera. Purtroppo ciò è ribadito anche dall’ultimo decreto approvato pochi giorni fa. Le rotte passano davanti alla Sardegna, ma non si fermano, collegando Spagna e Francia e Nord Africa con tutti i porti italiani. Questo è grave perché va ricordato che i trasportatori che utilizzano le autostrade del mare hanno un notevole contributo economico che permette di risparmiare fino al 33%. Il costo finale delle nostre merci è quindi penalizzato da questo fatto. Ciò rappresenta un grande danno per Cagliari in particolare modo.

Lo sviluppo dell’aeroporto che va inserito nel contesto della città, la crescita del Turismo, lo Sviluppo dell’università e della ricerca., una politica per gli anziani (Cagliari è una città con alto indice di vecchiaia), la promozione della cultura della legalità e della sicurezza sul lavoro e lo sviluppo della cultura, attraverso il potenziamento anche del Teatro Lirico, inserito in un percorso integrato turismo/spettacolo/cultura, nonché una politica creditizia più attenta alle esigenze del territorio e della città di Cagliari (vedi scomparsa banche sarde e locali). La riappropriazione delle aree militari dismesse e utilizzo ai fini della città, conservando l’ambiente.

Valorizzazione del trasporto pubblico locale, promuovendone l’utilizzo, attraverso divieti di parcheggio in centro e costruendo parcheggi di scambio.

Recupero del centro storico e della sua vivibilità da parte dei cittadini.


La messa a punto di un piano strategico che faccia sviluppare Cagliari, potrebbe essere la premessa per risolvere i problemi dei lavoratori e pensionati e disoccupati cagliaritani: E’ un terreno dove dobbiamo avanzare proposte concrete.


FISCO E TARIFFE:
CONFRONTO CON I COMUNI E IN PARTICOLARE CON IL COMUNE DI CAGLIARI

Nelle settimane scorse CGIL CISL UIL cagliaritane e del Medio Campidano hanno inviato ai diversi comuni una lettera nella quale chiedevano incontri per discutere delle tariffe, dell’ICI e, in generale, della tassazione comunale.
La maggior parte dei comuni ha assunto una posizione attendistica in molti di essi non vi saranno aumenti.
Fa eccezione il Comune di Cagliari.
Solo di recente abbiamo avuto un confronto con il Sindaco, peraltro avvenuto in una riunione convocata per altri problemi.

Ebbene, si profilano fortissimi aumenti per un totale di undicimilioni e ottocentomila euro. Aumento della TARSU (oltre il 20%), aumento dell’ICI, sia pure con riduzione dell’aliquota della prima casa, ma senza alcun provvedimento destinato a ridurre l’area di evasione per i canoni concordati per gli studenti. E’ previsto un aumento delle addizionali IRPEF, che va allo 0,7 contro l’attuale 0,5. Probabilmente siamo fuori tempo massimo, ma dobbiamo chiedere che in Consiglio comunale si modifichi questo provvedimento, introducendo correttivi per le fasce deboli, escludendo queste ultime dagli aumenti.

In futuro dovremo comunque attivarci e attrezzarti meglio per fare concertazione anche a livello periferico, se vogliamo essere realmente incisivi e andare incontro alle esigenze dei pensionati e dei lavoratori.

VORREI CONCLUDERE RICORDANDO UNA SERIE DI IMPEGNI IMPORTANTI CHE CI ASPETTANO NELLE PROSSIME SETTIMANE:


CISL INCONTRA: 25 26 MAGGIO MAXISCHERMO CON CONCERTO A CAGLIARI E GAZEBO CON DISTRIBUZIONE DI MATERIALE ORGANIZZATIVO.

“25 APRILE: CORTEO IMPORTANTE PER NON DIMENTICARE

ASSEMBLEA ORGANIZZATIVA: A MAGGIO TERREMO L’ASSEMBLEA ORGANIZZATIVA TERRITTORIALE

SPORTELLO INFORMATICO: PUBBLICIZZARE

SERATE FORMATIVE: PATRONATO, VERTENZE, SICUREZZA, MOBBING

CORSO DI FORMAZIONE

CARNE AL FUOCO MOLTA, E LA CISL SE VUOLE ESSERE RAPPRESENTATIVA NEL TERRITORIO E NELLE AZIENDE, NON PUÒ MANCARE QUESTI APPUNTAMENTI DETERMINANTI



Cagliari 24 aprile 2007

Il Segretario generale
Fabrizio Carta